L'importanza di Schindler's List è duplice.

Il film di Steven Spielberg, che quest'anno compie 20 anni – in America è infatti uscito nel novembre del 1993, mentre in Italia è arrivato nel marzo dell'anno successivo – ha, innanzitutto, segnato la piena appropriazione di un tema, quello dell'Olocausto, della Shoah, da parte di una cinematografia, quella americana, che fino a quei giorni aveva toccato l'argomento in maniera importante, ma marginale.

La barbarie nazista, il diabolico piano di sterminio del popolo ebreo e della sua cultura, nonché di tutti quelli che – dissidenti, omosessuali, Testimoni di Geova, Rom – poco si adattavano ai deliri della dottrina nazionalsocialista – erano finiti nei film statunitensi in contesti melodrammatici, spionistici e chi più ne ha più ne metta. Pensiamo a pellicole come Il Maratoneta, la Scelta di Sophie, L'Uomo del Banco dei Pegni, I Ragazzi venuti dal Brasile.

Sopravvissuti il più delle volte.

Mai racconti “diretti” di quanto successo.

Spielberg, dal canto suo, l'eterno Peter Pan che, secondo la maggior parte dei critici, al tempo era solo il re Mida di Hollywood capace di fare faville al box-office, ma incapace di elevarsi al rango di “autore” – il virgolettato è voluto – aveva trattato il tema coi nazisti da fumetto dei Predatori dell'Arca Perduta, di 1941 – Allarme a Hollywood e d'Indiana Jones e l'Ultima Crociata. Aveva raccontato i campi di concentramento giapponesi dell'Impero del Sole (qua la nostra recensione) lasciando spazio alla magniloquenza in stile David Lean infarcita dalla fascinazione per il volo del giovane Jim interpretato dal giovanissimo Christian Bale.

Ma, soprattutto, era ancora l''uomo che, prima di fare i conti con la storia e la Storia, non si era ancora riconciliato con le sue radici di ebreo vittima di antisemitismo quando frequentava le superiori in un sobborgo di Phoenix in cui lui e la la sua famiglia erano praticamente gli unici ebrei in circolazione. Non si era riappacificato con il giovane che dichiarava al prossimo “il mio cognome è tedesco” per evitare eventuali incidenti.

Con Schindler's List è accaduto tutto questo.

E' davvero difficile riuscire a sintetizzare qua l'importanza di una pellicola come questa, e, a tal proposito, ringrazio vivamente tutti coloro che sono intervenuti presso la libreria IBS di Ferrara lo scorso 15 aprile, durante la presentazione del Blu-Ray curata dal sottoscritto, in cui le tematiche e gli stilemi artistici e tecnici dell'opera sono stati enucleati con dovizia ben maggiore.

In quanto al Blu-Ray, il prodotto proposto dalla Universal Home Video si pone su dei livelli di assoluta eccellenza. E non poteva essere altrimenti, considerato il fatto che la lavorazione del transfer è stata curata dallo stesso Steven Spielberg.

Il quadro video è semplicemente perfetto con una magnifica riproposizione del bianco e nero scelto dal regista e dal direttore della fotografia Janusz Kamiski. Pregevole la corposità del nero, le sue varie sfumature, che contribuiscono a mettere ben in evidenza i vari intenti drammatici dei vari passaggi del film.

Altrettanto valido l'audio in DTS 5.1 che, pur non potendo contare sulla medesima spazialità del Master Audio inglese, resta comunque di grande pregio.

Gli extra presenti nel disco – tolta la copia digitale – sono i medesimi dell'edizione Dvd uscita nel 2004.

  • Voci dalla lista: documentario contenente le testiimonianze dei sopravvissuti della Lista di Schindler's.
  • La Storia della USC Shoah Foundation Institute: Spielberh racconta come l'esperienza di lavorazione della pellicola lo abbia portato a fondare la USC Shoah Foundation Institute.

Conclusioni

Il Blu-Ray di Schindler's List è una presenza immancabile nella collezione di ogni amanti del cinema e della cinematografia di Steven Spielberg. Una pellicola la cui importanza deve essere afferrata su più livelli: quelli personali del filmmaker, quelli cinematografici e, soprattutto, quelli storici.

Fortunatamente il transfer effettuato dalla Universal non tradisce le aspettative.