Fonte: RottenTomatoes

Oggi esce finalmente nei cinema italiani WALL•E, il film della Pixar che in USA è uscito a fine giugno.

RottenTomatoes ha pubblicato una interessante intervista ai realizzatori del film, i quali condividono con i lettori le loro esperienze nella lavorazione iniziata durante il famoso pranzo del 1994 dove venne fuori, per la prima volta, l'idea di una storia con protagonista un robottino… 

Andrew Stanton, regista e sceneggiatore del film, spiega di aver fatto molta fatica a ottenere che il film venisse fatto.

Ho dovuto imbrogliare i ragazzi per far sì che iniziasse la lavorazione del film. Quando finimmo Finding Nemo, io tornai dalla mia vacanza – a quel punto nessuno mi prestava molta attenzione, e quindi presi tre storyboardisti e segretamente disegnammo il primo atto di Wall•E, perché pensavo che senza questo materiale non sarei riuscito a convincere nassuno che il film avrebbe funzionato. Sentivo che dovevo dimostrargli qualcosa, e che solo in quel modo avrebbero detto "ok puoi farlo" o "no non puoi farlo" senza perdere troppo tempo. Ecco come questo film ha ottenuto l'approvazione.

Ed ecco invece cosa racconta Derek Thompson, unitosi alla Pixar nel 2005 come artista degli storyboard: 
 

Per Wall•E abbiamo dovuto affrontare una serie di sfide completamente nuove rispetto ai progetti precedenti. Una delle più grandi era il fatto che parte del film era priva di dialoghi. Come storyboardisti, un mucchio di responsabilità cadeva sulle nostre spalle: dovevamo veicolare emozioni e personalità e addirittura parte della narrazione senza beneficiare di dialoghi.

David DeVan, animatore alla Pixar, ha lavorato a molti film prima di Wall•E, e spiega quali sono state le sue ispirazioni per animare i protagonisti:

 
Guardammo a Buster Keaton e Charlie Chaplin – i vecchi film muti. Alla fin fine, noi dovevamo fare proprio un film semi-muto. A pranzo vedevamo Il Generale di Keaton, è un film che ha avuto un fortissimo impatto: guardando Wall•E ne scoprirete i riferimenti.
Andrew Stanton spiega che le altre ispirazioni sono state film come 2001 Odissea nello Spazio, Mai Gridare Al Lupo e Black Stallion – film dove i dialoghi non sono così necessari. La rivoluzione di Wall•E sta proprio qui: la maggior parte dei film animati si basa sui dialoghi, la vera sfida è stata abbandonare questo strumento di comunicazione per concentrarsi su altro – "Wall•E deve funzionare così bene da farvi innamorare di lui senza che parli".

Non è stata comunque l'unica sfida del film, come spiega Rodrigo Blaas, animatore della Pixar che ha lavorato anche all'Era Glaciale dei Blu Sky Studios.

L'altra sfida con Wall•E e Eve era che non hanno dei volti, non puoi fargli esprimere emozioni muovendogli le espressioni del viso. Il design di questi robot è molto semplificato – EVE ha due punti blu al posto degli occhi, e puoi usare solo quelli per esplorare l'intero raggio di emozioni che un viso umano può esprimere. Ecco che i dettagli diventano importanti: essi lavorano assieme. Non bisogna prendere la scorciatoia di mimare le espressioni umane. Utilizzando questi pochi dettagli, costruisci qualcosa che rimane molto legato ai personaggi stessi. Wall•E è un robot che ha vissuto sul pianeta per molto tempo, ed è arrugginito eccetera. EVE è completamente nuova. Animandoli, devi mantenere coerenza con questi aspetti.

Ed è proprio l'aspetto che caratterizza i personaggi e li rende espressivi, come spiega il direttore delle animazioni Angus MacLane

Wall•E sta tutto nel suo stesso involucro: è una specie di vecchio bulldozer. E' fatto di metallo, con lamelle gialle dipinte e raschiate via. La sensazione che dà è molto tattile. EVE è il contrario: contiene un sacco di parti in movimento, al suo interno, si capisce quando si guardano le sue spalle e le sue braccia. Quando si guarda un suo braccio scoperto, si capisce che al suo interno è piena di meccanismi.

Derek Thompson spiega poi un aspetto molto interessante del film: per la prima volta sono stati inseriti elementi girati dal vivo, un anticipo di quanto farà il regista Andrew Stanton nel suo prossimo film – l'adattamento di John Carter di Marte che sarà un vero mix di animazione e live action.

WALL-E è stato molto interessante anche perché è stata la cosa più vicina, per la Pixar, a una via di mezzo tra film girato da vivo e film di animazione. Scene girate dal vivo sono state integrate nel film e questo ha smosso la produzione a un certo punto. Sono state scelte che hanno creato un nuovo sfondo per il mondo che stavamo creando, un mondo molto più ancorato alla realtà: quando inserimmo le scene in live action, inserimmo un legame con il Mondo. Fortunatamente questa integrazione funziona bene e non stona, è stato eccitante inserire questo aspetto.
Infine, una curiosità: gli umani che vediamo nel film, in un primo momento dovevano essere molto più fantascientifici – delle vere creature gelatinose, come spiega Derek Thompson:
 
Per darvi una idea di come il film si è evoluto durante la produzione, i tizi gelatinosi che vedete in Lifted – il cortometraggio in apertura di Ratatouille – derivavano in parte dal Wall•E, perché originariamente gli umani del film erano alieni che parlavano un linguaggio alieno, e dovevano succedere altre cose. A metà produzione ci siamo resi conto che le cose dovevano cambiare, e che i protagonisti eravamo noi umani nel futuro. Il concetto dell'Uomo estraniato, alla deriva su una astronave e tutto il resto, arrivò tutto a un tratto e ci sembrò fosse perfetto. Dal punto i vista dei disegni, ogni sei o sette mesi dovevamo rifare gli storyboard per valutare la situazione. Quando decidemmo di apportare questo cambiamento, rifacemmo una valanga di disegni. All'inizio era molto simile a Spartacus, con Wall•E che aiutava i robot a ribellarsi alla schiavitù aliena. Il film è cambiato parecchio da allora!

Potete leggere il resto dell'intervista, in inglese, su RottenTomatoes.

Diretto da Andrew Stanton (Alla Ricerca di Nemo), Wall•E uscirà da noi il 17 ottobre: informazioni sul cast, curiosità, tutti i trailer, i video e i poster nella nostra scheda. 

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