Nel nuovo numero dell'edizione cartacea di Empire, a breve nelle edicole inglesi, sarà presente una corposa intervista ad Andrew Stanton, il regista di WALL-E e Alla Ricerca di Nemo, focalizzata sulla sua ultima fatica, l'esordio nel cinema live action col fantasy John Carter.

Grazie agli amici di Comic Book Movie, vi possiamo proporre i passaggi più interessanti del pezzo:

Stai lavorando per un pubblico Specifico?

Questo è il modo peggiore per fare un film. Non ascolto i Beatles perché sapevano già cosa volevo sentire. Non è costruito da fuori. Mi hanno fatto questa domanda per 20 anni mentre lavoravo alla Pixar e ho sempre dato la stessa risposta: no, non pensiamo a un pubblico specifico. E' il modo peggiore per fare un film!

Come hai reso più originale la storia di John Carter considerato che i romanzi di Burroughs hanno fornito l'ispirazione a pellicole come Star Wars e Avatar? Come hai evitato il già visto?

Non avrei fatto il film se fossi stato preoccupato da ciò. La questione era "Come faccio a trasmettere le sensazioni che ho provato leggendo il romanzo?". E' un elemento su cui non hai controllo, non puoi determinare in anticipo cosa avvertirà il pubblico. Volevo solo essere fedele alla purezza del materiale. Fino al 2006, m'importava più che qualcuno facesse il film e che lo facesse bene. [Dopo l'abbandono del progetto da parte di Jon Favreau, ndr.] Ho chiamato la Disney e ho domandato loro "Se WALL-E non floppa, potete tenermi in considerazione? So come farlo bene!". Mi hanno risposto che avrebbero vagliato la cosa e in due mesi hanno acquistato i diritti e mi hanno affidato la regia. E' stata una di quelle occasioni all'insegna dello "stai attento a cosa desideri"; ho pensato "Wow, adesso devo farlo davvero!".

Avete lavorato per quattro anni allo script, prima di cominciare a girare a gennaio del 2010 per sei mesi fino a giugno del 2010. Lo script è stato curato da Mark Andrews, regista del prossimo film Pixar Brave Coraggiosa e Ribelle, e Michael Chabon.

E' la cosa più ovvia. Michael è uno scrittore grandioso. Io e Mark abbiamo fatto di tutto per adattare i dialoghi a questo stile strano e antiquato, ma per Michael…è proprio nelle sue corde. Ha dato forma a qualcosa di poetico (…) Abbiamo messo da parte il libro per un anno e abbiamo lavorato come se si fosse trattato di una storia originale.

Hai voluto metterti alla prova con l'utilizzo della pellicola piuttosto che usare il digitale oggi così in voga.

Quando ho letto i libri da ragazzi, li ho percepiti come qualcosa di autentico. Vedevo un uomo vero che stava in un vero deserto di fronte a vere creature alte 3 metri. Voglio che si possa avvertire questa sensazione mentre si guarda il film.

Hai mostrato il film a un cerchio ristretto di creativi Pixar come John Lasseter, Pete Docter e Lee Unkrich. Che consigli ti hanno dato?

Mi sono beccato un bel colpo in faccia. Ero così preoccupato che la gente dovesse capire le regole di Marte da presentarle quasi tutte all'inizio e si trattava di un vero e proprio sovraccarico d'informazioni. Mi hanno consigliato di resettare tutto e di trovare una maniera più intelligente per introdurre queste questioni (…) Ho dovuto fare un sacco di lavoro extra rigirando intere scene, ma ne è valsa la pena.

E per quanto riguarda i sequel?

Io sono il tizio che, alla Pixar, ha sempre detto no ai sequel, ma quando ho conosciuto questi libri si trattava effettivamente di una serie. Ma non sono così sicuro riguardo al sequel (…) Mi andrebbe bene ugualmente se questo fosse il solo film; non voglio commettere un atto di hybris e pensarci così in anticipo. Ma se andrà bene e vorranno farne un altro scapperà fuori che volevano realizzarlo già ieri.