Qualche giorno fa abbiamo appreso che la Village Roadshow, casa di produzione dietro Matrix Resurrections, ha deciso di citare la Warner Bros. Pictures in giudizio accusandola di violazione contrattuale per aver dirottato l’uscita del film su HBO Max e facendo perdere l’esclusività al cinema.

Nella causa lo studio chiedeva un quantitativo indefinito di danni in base ai ricavi complessivi del film, inclusi quelli derivanti dagli abbonamenti alla piattaforma HBO Max, chiedendo al contempo l’imposizione alla major di consultarsi con le case di produzione prima di cambiare i propri piani distributivi in futuro.

La risposta della Warner, come riporta Deadline, non si è fatta attendere:

Le azioni della Village Roadshow sono state sleali e questa disputa lo è altrettanto. Village è stata felice di avere il proprio nome associato ai titoli di testa e di coda del film, è stata alla prima mondiale a San Francisco e ha parlato con la stampa in quanto casa di produzione dietro il film. Adesso però si è tirata indietro dagli obblighi contrattuali per non pagare la sua quota dei costi.

Come dichiarato dalla legale rappresentante Diana Torres della VR:

Le dichiarazioni della Warner Bros. non sono solo false, ma sviano dai problemi principali. La Village Roadshow ha pagato alla WB la somma di 4,5 miliardi di dollari per produrre e distribuire 91 film, e la causa entra nel dettaglio di un modello calcolato per sventrare i diritti della Village Roadshow dalle opere derivate di quegli stessi film. […] La Village Roadshow intende assicurarsi che la WB presti fede agli obblighi contrattuali e non causi ulteriori danni ai diritti della Village Roadshow.

Lo studio intanto ha chiesto un’udienza proprio per oggi pomeriggio a Los Angeles davanti alla giudice Ana Maria Luna. La speranza è di ottenere il via libera a un’ingiunzione preliminare entro il 7 marzo 2022.

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