Fonte:Repubblica.it

A differenza di tante morti illustri di quest'anno, quella di Paul Newman non arriva certo inaspettata. Da tempo si sapeva dello stato di salute disperato dell'attore e dell'assoluta mancanza di speranze. Tuttavia, come capita solo per i grandissimi, risulta veramente difficile accettare l'idea che non sia più tra noi. L'annuncio è stato dato da Vincenzo Manes, presidente della fondazione Dynamo Camp, collegata all'associazione di beneficenza fondata dall'attore, che ha rivelato di aver ricevuto una mail questa mattina con la triste notizia. Anche la fondazione che era stata creata da Newman ha pubblicato una dichiarazione ufficiale, che dopo un po' di incertezza conferma purtroppo il decesso.

Nonostante fosse impegnato sullo schermo da più di mezzo secolo, Newman è stato coinvolto in poco più di un'ottantina di progetti, segno che alla quantità ha spesso preferito la qualità.
Il suo primo ruolo importante lo interpreta nel 1956, quando incarna il celebre pugile Rocky Graziano, in uno dei migliori film pugilistici di sempre, Lassù qualcuno mi ama. Nel 1958, collabora per la prima volta con la seconda moglie Joanne Woodword ne La lunga estata calda. Si tratta di un anno d'oro per l'attore, che è anche il protagonista di Furia selvaggia, Missili in giardino e La gatta sul tetto che scotta, uno dei migliori adattamenti di Tennessee Williams, assieme a La dolce ala della giovinezza (1962), anche questo interpretato da Newman.

Nel 1961, ecco arrivare uno dei suoi ruoli simboli, l'Eddie Felson de Lo spaccone, che ritroverà 26 anni più tardi nella pellicola di Martin Scorsese Il colore dei soldi. E' per quest'ultimo film, peraltro, che vincerà il suo unico Oscar (l'altro, alla carriera, gli era stato assegnato nel 1986), dopo una sfortunata rincorsa fatta di sette nomination (di cui una come produttore).

Negli anni sessanta, sarà coinvolto in diversi thriller e polizieschi, come Intrigo a Stoccolma, Detective's Story e Il sipario strappato (purtroppo, non il miglior Hitchcock). Il ruolo del carcerato in Nick mano fredda rappresenterà un po' un paradigma della sua carriera di anticonformista e ribelle e in un certo senso sarà una sorta di prova generale della sua prova più famosa.

Infatti, nel 1969 nasce una delle coppie cinematografiche più famose e (giustamente) acclamate della storia del cinema, quella formata da Robert Redford e appunto Paul Newman. Per la verità, i due sono stati impegnati soltanto in un paio di pellicole, ma considerando che si tratta di Butch Cassidy e de La stangata (1973), titoli che hanno ispirato decine di film e registi, si può tranquillamente dire che basta ed avanza.

Nel 1974 partecipa al film catastrofico, con cast d'eccezione, L'inferno di cristallo, ma è proprio intorno a quel periodo che comincia a diradare i suoi impegni professionali. Tra i successivi ruoli importanti, ricordiamo Il verdetto di Sidney Lumet, Mister Hula Hoop dei fratelli Coen (come capitato anche con Hitchcock, purtroppo non uno dei film migliori dei realizzatori), Era mio padre di Sam Mendes (per cui ha ricevuto un'altra nomination agli Oscar) e il ruolo di Doc Hudson nel cartone della Pixar Cars – motori ruggenti, una parte perfetta per lui, appassionato di macchine e corse automobilistiche.

E anche se pochi sembrano ricordarselo, Newman ha anche diretto film importanti, come La prima volta di Jennifer (quattro candidature agli Oscar), Gli effetti dei raggi gamma sui fiori di Matilde, Harry & Son e Zoo di vetro (trasposizione dello spettacolo teatrale di Tennessee Williams).

E' anche stato molto attivo nel campo della beneficenza, tanto che i profitti della sua fortunatissima azienda di prodotti alimentari vanno tutti a chi ne ha più bisogno. A chi scrive, piace pensare a Newman avendo in mente il fermo immagine finale di Butch Cassidy, magari con il sottofondo del celebre motivetto de La stangata. Ma forse, dovunque sia adesso, sta già giocando a biliardo…

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