Fonte: Badtaste.it

A meno che ultimamente non siate stati in viaggio sulla luna, avrete sicuramente sentito parlare del processo ai responsabili del sito Pirate Bay, che nella sentenza in primo grado sono stati giudicati colpevoli e condannati a un anno di reclusione e a 905.000 dollari di multa. Giusto? Sbagliato? Per dirlo con precisione bisognerebbe essere esperti di giurisprudenza svedese e francamente non sono io la persona adatta (ma invidio molto chi parla di "giudici corrotti" dall'alto della propria conoscenza 'perfetta' della materia).

pirateAlcune considerazioni però sulle conseguenze che avrà (o meglio, che potrebbe avere) questa sentenza nel futuro vanno fatte. Da una parte, continuo a pensare che un certo atteggiamento dei responsabili di Pirate Bay sia utilissimo per renderli dei martiri, molto meno per cercare di trovare una soluzione seria. Che significa continuare a parlare delle major come se fossero l'Anticristo? Se hanno così tanti problemi con loro, perché hanno creato un sito che contribuisce alla diffusione del loro materiale? E poi, che c'entrano i paragoni con Google? Vero, anche Pirate Bay è un motore di ricerca. Ma un conto è gestire il maggior motore di ricerca per qualsiasi argomento, che poi può produrre anche risultati illegali; un conto è creare un motore che poi verrà utilizzato solo e soltanto per scaricare materiale, tra cui ovviamente soprattutto quello coperto da copyright. E poi, un conto sono i motori che accettano di eliminare risultati che portano a contenuti illegali, cosa che Pirate Bay si guarda bene dal fare. Peraltro, la stima portata dai responsabili (ossia che oltre l'80% dei contenuti sia comunque legale) è doppiamente insensata. Intanto, perché francamente ricorda certe cifre assurde di danni dell'industria e che sembrano fatte apposta solo per ottenere dei vantaggi a livello di comunicazione. Ma, soprattutto, che scusa è? Se io avessi un supermercato e in un piccolo scaffale vendessi materiale illegale (qualsiasi tipo sia), non me la caverei certo col principio della modica quantità. Peraltro, se la lotta è contro il copyright, tanto vale fare una battaglia aperta e non trincerarsi dietro queste scuse.

Chiarita la mia posizione di non enorme simpatia verso queste persone, è abbastanza evidente che per l'industria si sia trattato della solita vittoria di Pirro. Non solo si tratta di una sentenza di primo grado (tutta da confermare in appello), ma sostanzialmente non presenta novità di rilievo nella 'guerra' alla pirateria. Intanto, il sito (i cui server sono sparsi in giro per il mondo, cosa che rende difficilissimo/impossibile bloccarli) continua tranquillamente la sua esistenza e così sarà anche dopo un'ulteriore condanna definitiva, visto che le pene sono personali e non riguardano il sito. Ma dove tutta la vicenda diventa un clamoroso autogol è proprio nell'obiettivo da colpire. Infatti, se a essere penalizzati sono i gestori del sito, gli utenti continueranno a scaricare (su Pirate Bay o altrove poco importa) e anzi si sentiranno ancora più tranquilli nel farlo. E se è vero che diversi siti del genere in Svezia stanno chiudendo, va detto che alcuni gestori affermano semplicemente di voler spostare i loro server in nazioni più 'tranquille'.

Ma dove i rappresentanti dell'industria sembrano molto fiduciosi è nella nuova legislazione svedese, tanto che nei documenti ufficiali della conferenza antipirateria che si è tenuta la settimana scorsa si sosteneva testualmente "in Svezia, subito dopo l'entrata in vigore della legge antipirateria, la maggior parte dei pirati ha rinunciato a comportamenti illeciti". Intanto, va precisato che sono dati prematuri e legati ai primi giorni di applicazione della legge, quando tutti si 'calmano' un attimo per vedere cosa succede. Una situazione del genere è avvenuta anche in Finlandia: temporaneo crollo del traffico Internet, per poi tornare in breve tempo ai livelli 'normali'.

Ma ci sono delle falle della nuova legge svedese, che prevede l'obbligo per i provider di fornire informazioni personali su propri utenti ai gestori dei diritti quando una corte trova delle prove sufficienti di attività illecite. La cosa buffa, tuttavia, è che i provider svedesi hanno già trovato un escamotage perfetto. Infatti, Bahnhof, il maggior provider indipendente della nazione, ha affermato che distruggerà i dati personali degli utenti, considerando che la legge non li obbliga assolutamente a conservarli. E' molto probabile che il loro esempio verrà seguito anche dagli altri provider, per il timore di perdere clienti, almeno fino a quando la legge non verrà rivista e 'sistemata' in questo senso.

Ora, è probabile che le organizzazioni italiane magari faranno tesoro degli sbagli svedesi e presteranno maggiore attenzione a questo aspetto. Tuttavia, la domanda semplice che ci si pone è cosa fare dopo. E' probabile che si ottenga una legge forte dal parlamento, ma questo bloccherà i circa 15 milioni di pirati (stima personale basata sulle indagini della Fapav e francamente credibile)? Pensate cosa significherebbe (in termini di tempo, lavoro e denaro) anche solo sanzionare (in un modo o nell'altro) diecimila persone all'anno. E anche se ci si riuscisse, questo significherebbe che ogni pirata avrebbe una possibilità su 1.500 di essere beccato in un anno. E alla fine ci ritroveremmo con una situazione simile a quella del mercato della droga: illegale sì, ma poi chiunque voglia la trova facilmente e senza problemi. Ergo, difficile capire di cosa stiano brindando le organizzazioni antipirateria italiane ed estere…

 

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