Mentre le console casalinghe si godono, per ora, una pace armata in cui nessun produttore ha intenzione di rischiare innovazioni eccessive, nel mondo (fino a pochi anni fa, decisamente marginale) del mobile si sta combattendo una delle battaglie più sanguinolente che la storia dei videogiochi ricordi. L’ingresso di Apple nel settore, con i suoi iDevice e l’ecosistema dell’AppStore, ha scosso dalle fondamenta il modello di business consolidato delle aziende tradizionali. In meno di cinque anni, da un prezzo medio per titolo di 30 euro/dollari si è passati a prodotti divertenti e di qualità che costano meno di un espresso in centro a Milano, 0.79 centesimi in media, con punte di quattro euro quando si tratta di titoli costosi.

Nintendo si è già scontrata – ma sarebbe meglio dire scornata – con la nuova realtà, correndo ai ripari prima con un inatteso pricedrop del suo 3DS, poi lanciando una periferica per aggiungere un secondo stick analogico alla console. Sony, dal canto suo, s’è mostrata più zen; il gigante di Tokio non ha fatto trapelare alcuna impazienza e ha lanciato la sua PSVita in Giappone lo scorso dicembre e, come da tradizione, ha costretto noi occidentali ad aspettare più di due mesi prima di poter mettere le mani sulla versione PAL del nuovo portatile marchiato PlayStation.
 
Ieri era il day one e, naturalmente, BadGames ha avuto la possibilità di testare approfonditamente l’hardware e buona parte del software più importante in uscita sulla console, a partire dalla nuova avventura di Nate Drake e dalle folli corse fantascientifiche di Wipeout 2048, di cui troverete le recensioni complete su queste pagine nei prossimi giorni. Questo articolo si concentrerà sul primo contatto con la console e sulle nostre impressioni d’uso, tenendo sempre conto che noi della stampa specializzata, avendo seguito il progetto fin da quando si chiamava ancora NGP, possiamo permetterci uno sguardo leggermente più critico rispetto ai nuovi acquirenti, estasiati (in maniera più che legittima) dal loro ultimo gadget.
 
Nota metodologica: come noterete leggendo l'articolo ci siamo astenuti dal commentare in ogni modo la durata della batteria. Questo è avvenuto per due ordini di ragioni, la prima è che non è possibile in mancanza di strumenti tecnici precisi e affidabili valutare in maniera precisa la qualità di una batteria al litio e, di norma, questo genere di strumenti non fanno parte della dotazione standard di una redazione giornalistica. Secondariamente i vari fattori da prendere in causa (intensità d'uso, opzioni attive, tipo di applicazione, condizioni esterne) rendono di fatto poco utili, quando non fuorvianti, anche le indicazioni più precise, per questo motivo ci atteniamo alle informazioni ufficiali di Sony che dichiarano Vita in grado di reggere un uso intenso per circa quattro ore consecutive.
 

– Hardware –

Una volta presa in mano la confezione ci si rende subito conto di come Sony consideri Vita molto più di una semplice console. La scatola, infatti, è interamente colorata con quell’executive blue che caratterizza i prodotti Sony top di gamma e non lascia intendere per nulla la vocazione ludica della macchina, proponendola invece come una piattaforma multimediale portatile capace di gestire, fra le altre cose, anche il gaming. Appena aperta la confezione, ci troviamo davanti la console, le cui dimensioni non differiscono troppo da quelle della sua antenata. La cosa che più colpisce sono le generosissime dimensioni dello schermo, veramente enormi e imparagonabili a quelle di qualsiasi altro prodotto della stessa fascia. Per quanto riguarda le finiture, purtroppo Sony ha preferito optare per soluzioni progettuali che privilegiano le plastiche all’acciaio satinato, limitando quest’ultimo materiale solo al tasto d’avvio e ai cursori per il volume. Il resto della scossa, per quanto di ottima qualità, è composto da vari tipi di plastica e, complessivamente, nonostante l’effetto sia piuttosto buono, la sensazione generale è di trovarsi davanti a un prodotto meno raffinato rispetto a quanto ci si aspetterebbe.
All’accensione di PSVita, tutte queste considerazioni però spariscono e lasciano lo spazio alla meraviglia più pura: non appena il classico logo PlayStation sparisce, infatti, siamo investiti da un turbinio di colori, luci e suoni, inimmaginabile su qualsiasi altro schermo portatile. Il cinque pollici OLED che Sony ha implementato nella console è lo stato dell’arte tecnologico disponibile al giorno d’oggi: né il retina display di iPhone 4 né iPad e neppure i terminali Android di più alta gamma sono in grado di competere con la brillantezza, la profondità delle immagini e i colori di questo gioiellino uscito dagli impianti di Yokohama. Oltre alle caratteristiche passive, lo schermo mostra anche un’ottima risposta alle sollecitazioni tattili, con nessuna latenza e una gestione molto sicura anche delle gesture multitouch più complesse. Lo stesso discorso vale anche per il touchpad posteriore il cui peso ludico e l’effettiva utilità tuttavia saranno soppesati solo con l’arrivo dei primi titoli che facciano ampio uso di queste caratteristiche.
Concludendo questo breve tour dell’hardware, impossibile non segnalare i due analogici, posizionati come nello stile Sony storico, allo stesso livello sotto al D – Pad e ai tasti principali. Le levette sono piuttosto funzionali e non fanno rimpiangere troppo gli equivalenti da console casalinghe, soprattutto se ricordiamo il terrificante analogico di PSP, tuttavia due o tre millimetri in più di area su cui appoggiare i pollici non ci sarebbero dispiaciuti. Ottima, infine, la dotazione di sensori e sistemi di input che, speriamo, saprà essere usata al meglio dagli sviluppatori: oltre al doppio touch screen, agli analogici e ai tasti classici, PSVita propone anche due telecamere (una fontale e una posteriore) di buona qualità, un GPS e un accellerometro del tutto simile al SixAxis che troviamo nei Pad di qualsiasi Playstation 3.
Chiudiamo segnalando il solo vero difetto della console dal punto di vista prettamente componentistico, la scelta, incomprensibile, di costringere gli acquirenti ad acquistare (separatamente) una memory card esterna per poter installare i giochi e salvare dati, applicazioni e quant’altro. Avrebbe avuto senso fare come nel caso di PSP e rendere la piattaforma compatibile con le classiche Memory Stick. Sony, tuttavia, forse per paura della pirateria, ha deciso di optare per schede proprietarie molto costose (una da 8 GB si trova, quando va bene, a non meno di 29/30 euro) che, appaiono al giorno d’oggi come una richiesta anacronistica e decisamente impopolare.
 

–  Software –

 
Al primo avvio di PSVita, i fedelissimi di Sony si troveranno decisamente disorientati: i progettisti hanno infatti deciso di sperimentare sulla nuova console un’interfaccia utente totalmente rinnovata, la quale, nonostante il grande apprezzamento di critica e pubblico, abbandona del tutto la X – Media bar, per proporre un approccio opposto, basato sulla customizzazione e sull’esperienza d’uso che abbiamo imparato a conoscere sugli smartphone moderni. PSVita ci presenta infatti una homepage in cui tutte le nostre applicazioni sono rappresentate come bolle tondeggianti, organizzate su più schermi, esattamente come ci aspetteremmo di trovarle sulla springboard di un iPhone o di un Samsung Galaxy. Saremo, ovviamente, liberi di riorganizzare come preferiamo la disposizione delle icone semplicemente tenendo il dito premuto su una di esse per “sbloccarle” e renderle trascinabili in altri spazi. Fra le applicazioni preinstallate segnaliamo i classici browser per internet, un simpatico programma per scattere ed editare fotografie, l’interfaccia per la gestione dei trofei sul nostro account PSN e Near, un nuovo software social che ci permetterà di vedere quali PSVita ci sono nelle vicinanze e, eventualmente, giocare o scambiare dati con altre persone. Infine un apposito software chiamato “tutorial di benvenuto” introdurrà i nuovi acquirenti alle molteplici funzionalità di Vita, con minigiochi dedicati alle varie modalità di input e alcuni video esplicativi sulla connessione a Playstation 3 e al computer. Per quanto riguarda i giochi, Vita ci richiederà di installare ogni singolo titolo non’appena inseriremo la cartuccia e, per ognuno, avremo un’apposita icona da cui gestire tutto quanto ruota intorno al gioco. Dal punto di vista dell’integrazione questa scelta appare molto comoda dato che, con semplici notifiche, sapremo subito se sono disponibili aggiornamenti, se ci sono amici connessi che stanno giocando quel titolo e molte altre informazioni; dal lato pratico invece ci chiediamo cosa accadrà quanto sul sistema ci saranno installati una decina (o più titoli), dovremo dedicarci a uno scrolling infinito delle app prima di raggiungere l’icona giusta? Non sarebbe stato più semplice – oltre alle app dedicate – immaginare un canale dedicato solo ed esclusivamente al gaming?
 
Al di là di queste piccole incongruenze, che con tutta probabilità saranno rifinite con i futuri aggiornamenti firmware, il VitaOS rappresenta una sostanziale evoluzione rispetto ai suoi predecessori e lancia in modo deciso Sony nel mondo della portabilità moderna, integrando fin da subito caratteristiche fondamentali come il multitasking, la gestione dei processi, la possibilità di installare nuove app e la perfetta integrazione fra console domestiche, computer e device portatili.
 
In definitiva, il primo approccio con PSVita rivela un prodotto progettato, sviluppato e messo in vendita con cura, che punta senza fingere di nasconderlo a diventare il nuovo leader del settore portatile. Sony ha profuso in questa nuova console buona parte delle sue tecnologie migliori (a partire dall’incredibile schermo OLED) e offre agli sviluppatori più di un modo per esprire il proprio talento, sia tramite titoli “tripla A” – che certamente renderanno benissimo grazie alla potenza bruta di processore e GPU – sia nel gaming più casual, grazie alla moltitudine di sensori e interfacce che gli ingegneri giapponesi hanno inserito.
 
Benvenuta Vita, dunque e, come disse qualcuno di molto più geniale di noi:
 
“Incipit vita nova”
[Dante Alighieri, prime tre parole de La vita nuova]
 
Video Credits: IGN entertaiment – 2011/2012 ign.com