Vuoi o non vuoi, il cinema degli ultimi 35, 40 anni è stato influenzato in maniera drastica da tutte quelle opere radicali, low budget, estreme, visionarie, fuori dagli schemi provenienti dall'Australia prima e dalla Nuova Zelanda poi.

Artisti come George Miller, Peter Wier, Rusell Mulcahy (padre padrone dell'estetica videoclippara anni '80 e di un certo Highlander), Fred Schepisi (che le Muse tutte ti abbiano in gloria per quel gioiello noto come 6 Gradi di Separazione), Jane Champion prima, fino ad arrivare al più recenti casi di Peter Jackson, Alex Proyas o Baz Luhrmann hanno conquistato il pubblico, il box-office e la critica con pellicole che, molto probabilmente, sarebbero state del tutto inconcepibili, tanto concettualmente quanto produttivamente, in un contesto geografico più controllato, urbanizzato, meno radicale e borderline.

Perché anche nelle più patinate immagini di un'opera luhrmanniana o nelle gotiche sequenze del Proyas pre-Io,Robot, si riconosce un guizzo, una follia del tutto aliene a cineasti di altri paesi e culture.

La terra d'origine è un elemento che riesce a penetrare e permeare la poetica di un autore anche più della formazione cultural-cinematografica del medesimo.

Cinema degli antipodi? Una domanda retorica che fa tanto cinefilo radical chic da cineforum di paese, ma, forse, la verità si nasconde proprio nella banalità di questo quesito di cui, in cuor nostro, sappiamo già la risposta.

Di certo, quando nel 1979 George Miller è riuscito a confezionare con la risibile cifra di 400.000 dollari australiani Mad Max, poi ribattezzato Interceptor in Italia, e a incassare più di 100 milioni di dollari in anni in cui non esistevano twittate, mi piace e bizzarre – o patetiche – iniziative virali elaborate a tavolino, il mondo ha avuto modo di assistere a un vero e proprio miracolo venuto, almeno per noi italiani, dall'altro capo del mondo.

Straripante è stata l'influenza culturale avuta dal film sull'immaginario collettivo del pubblico e degli stessi colleghi dei neofita australiano. Senza stare qua a fare la versione scritta di un momento “à-la-Paola Maugeri”, senza Mad Max e i due film seguenti, Interceptor – Il Guerriero della Strada e Mad Max Oltre la Sfera del Tuono, l'immaginario post-atomico, post-apocalittico, post-tuttoquellochevipare di film come Terminator, 1997 – Fuga da New York, di gemme del cinema popolare italiano che fu come I Guerrieri del Bronx, di video musicali come Wild Boys dei Duran Duran o California Love di 2pac fino ad arrivare a videogame come Borderlands non sarebbero stati gli stessi. Ma – esempio più grande e importante di tutti specie per una certa fetta di appasionati che comprende anche il sottoscritto – la saga di Ken il Guerriero non sarebbe stata la stessa senza la società crollata e barbara e le strade interminabili, polverose e colme di violenza attraversate dal Max Rockatanasky reso immortale da Mel Gibson.

Con qualche mese di distanza rispetto alla release statunitense, la divisione home video della Warner Bros. propone ora ai cinefili ed appassionati italiani la Mad Max Collection in un imperdibile cofanetto metallico che riprende la forma di una tanichetta di benzina.

Il livello qualitativo del restauro dei tre film è davvero apprezzabile e va via via incrementando, anche per un discorso di età delle varie pellicole. Eppure, anche Interceptor, primo film australiano ad essere girato con lenti anamorfiche e probabilmente anche in conseguenza di ciò, ha una chiarezza, un livello di dettaglio, una solidità della palette cromatica di altissimo livello. Il tutto è poi condito dalla percezione della granulosità della pellicola.

Per quanto riguarda Il Guerriero della Strada è stato riusato il transfer dell'edizione risalente al 2007 sottoponendolo a un differente procedimento di authoring in cui il Codec AVC ha sostituito il precedente VC-1. I dati sono opi stati immagazzinati in un disco da 50 Giga, contrariamente al precedente, racchiuso in “soli” 25.

L'audio italiano, in 1.0 per quanto riguarda Interceptor, in 2.0 per Il Guerriero della Strada e Oltre la Sfera del tuono fa il suo dovere anche se, naturalmente, è preferibile optare per la traccia inglese in 5.1 per tutti e tre i lungometraggi (è presente anche il Master Audio per il secondo e terzo capitolo).

Gli extra dell'edizione sono collocati tutti sul disco di Oltre la Sfera del Tuono e comprendono il commento al film del regista George Miller e del direttore della fotografia Dean Sempler nonché un'introduzione dello storico del cinema americano Leonard Maltin.

 

Conclusioni

C'è davvero poco da dire in questo paragrafo di “conclusioni”. La saga di Mad Max è uno di quei casi in cui potremmo star qua a scrivere un fiume di aggettivi in piena e tutti sarebbero pienamente giustificati dall'importanza che questi film hanno avuto e hanno tutt'ora.

Se a questo aggiungiamo un ghiotto packaging e un livello davvero molto buono del restauro, il gioco è davvero fatto.