Articolo a cura di Alessia Pelonzi

 
Non c’è dubbio sul fatto che Her di Spike Jonze, presentato oggi alla stampa, sia uno dei titoli di punta di questa edizione del Festival del Cinema di Roma. Abbiamo assistito alla conferenza, a cui hanno partecipato il regista e due degli interpreti: il protagonista Joaquin Phoenix e la bella Rooney Mara.
 
Interrogato sulla scelta di narrare una storia particolare come questa (un uomo che finisce per invaghirsi della voce del proprio sistema operativo), Jonze ha risposto:
 
Penso che volessi raccontare questa storia perché c’erano cose, nel mondo contemporaneo, che mi confondevano: le relazioni, il modo in cui ci connettiamo e disconnettiamo in un mondo ormai invaso dalla tecnologia in tutto e per tutto.
 
Sul coinvolgimento di Phoenix, ha detto:
 
Ho mandato lo script alla sorella di Joaquin, che è la sua agente, e lui se ne è innamorato.
 
Rooney Mara, che è subentrata al ruolo dopo l'abbandono del progettoo, per motivi di agenda, da parte di Carey Mulligan, ha aggiunto:
 
A me lo script non l’ha mandato mia sorella, ma l’ho davvero adorato. Spike pensava fossi troppo giovane, ma sono andata da lui lo stesso. Lui ha impersonato Theo per darmi le battute, e dal vivo si è reso conto di come la mia forza interiore fosse senza età. Dovevo convincerlo e ce l’ho fatta.
 
Il tema del film è assolutamente contemporaneo, ma il design è piuttosto vintage, come mai? Jonze chiarisce le sue scelte stilistiche:
 
Le scenografie del film raccontano un mondo allegro e vivace, in cui è facile vivere, che è più o meno il mondo in cui viviamo. A Roma avete un’ottima cucina, nel resto del mondo stiamo pian piano imparando a mangiare. Con la tecnologia, ogni cosa è facilitata, ma in quest’ambientazione c’è anche una grande solitudine, molto più grave rispetto al passato. 
 
Il regista ha poi spiegato che i dialoghi tra Scarlett Johansson (che intepreta la voce del sistema operativo, Samantha) e Phoenix sono stati girati separatamente, dato che l’attrice ha registrato la propria voce successivamente e, al suo posto, era presente un’altra attrice sul set.
 
Interrogato sul proprio metodo recitativo, Joaquin Phoenix ha confessato al pubblico di non seguire una regola particolare:
 
Non ho un approccio preciso, il mio è un processo costante di evoluzione. Ci sono casi in cui mi rendo conto di aver compreso pienamente la situazione del film solo all’ultimo giorno di riprese, è un lavoro costante. Io ed il regista ci confrontiamo continuamente su cosa fare. Vorrei avere un approccio specifico, sarebbe molto più facile per me, ma il mio processo lavorativo è diverso a seconda del regista con cui mi trovo a lavorare.
 
Phoenix ha rivelato qualche dettaglio in più sul background del suo personaggio, lo scrittore Theodore: 
 
Credo che Theo fosse un uomo molto comunicativo prima del divorzio da Catherine (il personaggio interpretato da Rooney Mara), ma dopo la separazione dalla moglie è diventato chiuso e introverso.
 
Il personaggio di Samantha non ha corpo, è solo una voce, una fonte pura di emozione. È dunque questa la condizione dell’amore nel prossimo futuro secondo Jonze? Il regista dice la sua:
 
Non ho una risposta a riguardo, non mi sento abbastanza intelligente per rispondere. Quello che posso dire è che nel film vogliamo parlare dell’amore e le relazioni sono molto mentali, cervellotiche, sono battaglie che spesso si svolgono soprattutto nella mente umana. Ma non so se significhi che il futuro dell’amore sarà questo. L’intero film pone delle domande, ma io sono ancora confuso sulle risposte da dare. 
 
Infine, stuzzicato sul quanto possa il mezzo tecnologico trasmettere emozioni autentiche, Jonze ha concluso con una dichiarazione decisa, che potrebbe quasi diventare l’epigrafe del film:
 
Non ho voluto denigrare la realtà virtuale o nulla di tutto ciò. È praticamente impossibile esprimere un giudizio. Però resto convinto di una cosa: ogni mezzo è appropriato alla comunicazione di emozioni, se le intenzioni sono genuine.