Se c’è una certezza a Hollywood è che il grande cinema d’animazione è complesso e costoso. Il passaggio alla computer grafica può aver reso certa animazione meno costosa e più semplice da realizzare, soprattutto per quanto riguarda le serie tv per bambini, ma i grandi film per il cinema hanno budget sempre molto alti. L’insuccesso di Lightyear un anno fa e il mancato successo d’esordio di Elemental hanno fatto molto discutere sul futuro dei Pixar Animation Studios, i cui film hanno un budget di circa 200 milioni di dollari: cifre insostenibili (che includono lo stipendiare molti dipendenti che non vengono direttamente impiegati per realizzare un film, ma si occupano di ricerca e brainstorming) se poi non vi è un riscontro diretto negli incassi.

Ci sono studi che hanno ovviato al problema del budget subappaltando l’animazione all’estero: uno dei motivi per cui i film Illumination costano meno di 100 milioni di dollari è che vengono realizzati in Francia.

Uno dei grandi successi animati di questa prima parte dell’anno è Spider-Man: Across the Spider-Verse, primo dei due sequel annunciati del film vincitore dell’Oscar Spider-Man: Un nuovo universo. Costato circa 150 milioni di dollari e prodotto da Sony Pictures Animation, ha da poco superato il mezzo miliardo di dollari in incassi globali, and counting, superando di gran lunga il suo predecessore. La critica lo ha elogiato, e anche gli spettatori ne hanno tessuto le lodi rendendolo uno dei prodotti d’animazione mainstream più innovativi e interessanti degli ultimi anni. Nelle settimane successive all’uscita, i produttori Phil Lord e Chris Miller hanno incoraggiato gli artisti che hanno lavorato al film a diffondere curiosità, retroscena sulla lavorazione, sketch e artwork realizzati da loro, contribuendo ad amplificare la percezione di un progetto realizzato da una comunità di artisti che hanno unito le forze per realizzare qualcosa di speciale.

Tuttavia, oggi Vulture pubblica un’inchiesta in cui parla con diverse persone avvolte dall’anonimato, che svelano come in realtà il processo produttivo sia stato tutt’altro che idilliaco. In particolare, viene evidenziato come una certa tendenza al revisionismo abbia causato un enorme sovraccarico nel lavoro degli animatori, spingendo circa 100 artisti a lasciare il progetto prima della sua fine.

L’articolo parla con quattro artisti che lamentano, tra le altre cose, l’incapacità di Phil Lord nel pianificare alcune sequenze in 3D, preferendo intervenire sulle scene solo dopo che erano state renderizzate (e quindi praticamente ultimate). Molti i cambiamenti dell’ultimo minuto a scene che erano già state approvate: questo approccio ha causato un backlog di lavoro in numerosi reparti:

Per un film d’animazione, la maggior parte del processo di tentativi e rifacimenti avviene durante la scrittura e gli storyboard. Non quando l’animazione è completa. Ma la mentalità di Phil è: questo cambiamento migliora il film, perché non lo stiamo facendo?

[…] Un centinaio di persone hanno lasciato il progetto perché non ce la facevano più. Ma molti sono rimasti, anche perché volevano essere certi che il loro lavoro sopravvivesse fino alla fine. Quando viene cambiato, non è più il tuo lavoro. So che ci sono state delle persone che hanno lavorato al film per più di un anno e poi se ne sono andate, e ora hanno poco da mostrare in portfolio, perché è stato cambiato tutto. Hanno lavorato a una produzione infernale e ora non hanno nessun materiale da mostrare.

Sarebbero anche queste problematiche ad aver causato lo slittamento del film da aprile a ottobre 2022 e infine a giugno 2023.

La gestione di Lord sarebbe stata particolarmente accentratrice (Miller, dal canto suo, secondo questi animatori non si sarebbe quasi mai visto), tanto da pretendere di approvare ogni sequenza adombrando le responsabilità creative dei registi Joaquim Dos Santos, Justin K. Thompson e Kemp Powers.

Uno degli artisti spiega che dopo che è stato deciso di dividere il film in due c’è stata una pausa di tre mesi:

Qualcosa come il 90 delle inquadrature che vedete nel trailer non sono nel film. Le abbiamo riprogettate o rianimate, abbiamo cambiato i personaggi… Era una sequenza di belle idee che ci hanno fatto mettere insieme mentre la produzione rallentava. Eravamo in sospeso, cosa che ha demotivato molti: alcuni artisti sono stati spediti a Vancouver, messi in un appartamento per lavorare a questo film e sono stati fermi per tre mesi. La cosa peggiore è assumere un artista e tenerlo fermo. Ogni settimana che passava, senza fare niente, rendeva la deadline ancora più assurda. Ci attendeva una valanga di lavoro.

Il sito ha chiesto un commento alla Sony e alla produttrice Amy Pascal, che hanno rigettato al mittente le accuse. Pascal ha sottolineato che l’animazione è “un processo iterativo”, e che circa un migliaio di persone tra artisti e tecnici hanno lavorato ad Across the Spider-Verse, non stupendosi quindi del fatto che circa un decimo di essi abbia deciso di lasciare la produzione. Pascal ha confermato peraltro che nel corso della lavorazione sono stati fatti molti cambiamenti, anche narrativi. Aggiunge Michelle Grady di Sony Pictures Imageworks, che definisce Lord il classico capro espiatorio degli animatori adirati:

Succede in ogni film. Davvero, onestamente, può essere un po’ frustrante, ma cerchiamo sempre di spiegare che questo processo è normale.

E continua Pascal:

Una delle cose belle dell’animazione è che si deve insistere finché la storia non è perfetta. Se la storia non è giusta, devi insistere finché non diventa giusta.

E agli animatori che hanno dovuto rifare dei render cinque volte di fila la produttrice dice:

Beh… Benvenuti, così si fa un film.

Difficile contestare un film che ha avuto un simile successo di pubblico e di critica, ma gli artisti che hanno parlato con Vulture sembrano lamentare più una tendenza di Hollywood che tende a sottovalutare il ruolo degli animatori, i quali non sono ancora organizzati con un sindacato tutto loro e si fanno rappresentare da IATSE e altre organizzazioni.

Spiega uno degli intervistati:

Penso davvero sia un buon film. Ma detto questo, è stato veramente sfiancante per molti degli artisti coinvolti. Il morale era molto basso, e molti si sono chiesti se questo fosse realmente il tipo di progetto al quale avrebbero voluto lavorare. Questa cosa ha un impatto sulle vite delle persone: il sonno che manca, i livelli di energia, i burnout. La cosa frustrante è che alla fine il lavoro finale è eccellente! Hanno fatto tantissimi complimenti. Quindi è un ottovolante di emozioni, passare le pene dell’inferno ma renderti conto che rendi tante persone felici. E sei felice di aver reso felici le persone, e vuoi farlo di nuovo.

Lo stesso artista è convinto che il terzo film della saga, Beyond the Spider-Verse, non uscirà a marzo dell’anno prossimo:

Non c’è alcuna possibilità che il film esca a marzo. So che sono andati avanti con la pre-produzione. Ma sul piano della produzione, l’unico progresso che hanno fatto sul terzo film sono state delle indagini o dei test, fatti prima ancora che il film fosse diviso in due parti. Tutti erano concentrati sul secondo film, perché è stato concluso appena in tempo. E ora stanno iniziando a pensare a quello successivo.

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti!

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