In una lunga intervista rilasciata ad Empire e presente sul numero di novembre della rivista, il team creativo dietro l'atteso Le avventure di Tintin: Il segreto dell'unicorno ha rilasciato una serie di interessanti dichiarazioni sul progetto, che contribuiscono a fare ulteriormente luce su quali siano gli obiettivi della produzione e su quali possono essere ad oggi le aspettative tanto dei fan del fumetto originale quanto dei seguaci di Steven Spielberg.

Di immediata importanza è la questione dell'adattamento del materiale originale, un argomento sul quale però, nonostante la presenza di ben tre diversi sceneggiatori a bordo (Steven Moffatt, Edgar Wright e Joe Cornish), Spielberg non sembra avere dubbi:

Tutti quanti hanno adottato lo stile di Hergè e in particolare hanno cercato di non utilizzare una forma contemporanea di humour. Non c'è dell'umorismo infantile in Tintin. Abbiamo voluto ricreate il tipo di humour del periodo di Hergè, più simile allo slapstick dei film muti che alle freddure o la satira verbale.

In un anno come questo ricco di pellicole che, più o meno, hanno omaggiato l'immaginario cinematografico degli anni '80 (Attack the block, Super 8), di cui Spielberg è uno dei maestri indiscussi, lo stesso regista ha affermato di aver ripreso quello stile per questa sua nuova avventura:

Avventura non significa solamente azione per 90 minuti. Avventura vuol dire anche scoprire segreti, trovare la verità riguardante persone a noi vicine. Si ha la possibilità di dare al pubblico quelle piccole sorprese che aprono una finestra su una grande rivelazione. Questo è il tipo di stile e di struttura che io amo. Questo film è molto simile a quelli che realizzavo negli anni '80. E' più vicino alla mia sensibilità degli anni '80 di altri film che ho realizzato recentemente.

Suscitava perplessità nelle scorse settimane la possibilità per la Academy di non considerare Tintin, e altri film realizzati in performance capture, come veri e propri film di animazione, e quindi di escluderli dalla corsa per la statuetta. A tal proposito questo è quanto Spielberg pensa a proposito del rapporto tra live action e componente animata nel proprio film:

Ho davvero cercato di modificare le dinamiche del processo. Questa tecnologia mi permette di realizzare il mio primo film d'animazione e di sfruttare anche alcuni dei miei mezzi tradizionali di processi analoghi all'interno di un'esperienza completamente digitale. Si tratta di una combinazione molto interessante di un approccio simile ma con cui si ottiene un risultato digitale. Il film è 85% animazione e 15% live action.

Al contrario di registi come Robert Zemeckis, abituato a sfruttare questa tecnica, che di solito riprendono degli attori all'interno di uno spazio e poi scelgono le riprese e le angolature in post-produzione, Spielberg si è comportato diversamente:

Non volevo aspettare 31 giorni per mettere la telecamera a servizio delle riprese, non so lavorare in questo modo. Quindi ho fatto qualcosa che nessuno aveva mai fatto prima: ho portato una cinepresa dentro The Volume (sala di riprese della WETA), e ho costruito la mia ripresa perfetta di volta in volta.

In Italia e in diversi paesi Europei il film uscirà il 28 ottobre, negli USA a Natale.