Dopo la cotta avuta da Hollywood con Superman grazie al leggendario film di Richard Donner, l’amore dell’industria del cinema verso i fumetti e le loro possibilità di sfruttamento artistico e commerciale sul grande schermo si è riacceso grazie al primo Batman diretto da Tim Burton arrivato nei cinema nel 1989.

Convenzionalmente, anche se poi il trend si è iniziato a stabilire definitivamente a inizio degli anni duemila con il film di X-Men di Bryan Singer e Spider-Man di Sam Raimi, si riconosce proprio a Tim Burton il fatto di essere stato un vero e proprio apripista con Batman.

Una cosa, questa, su cui ha potuto riflettere in occasione di una masterclass tenutasi al Lumière Festival di Lione nella giornata di ieri.

Il leggendario regista spiega:

Quando ho fatto Batman per la prima volta, non avevo neanche mai sentito la parola franchise. Dopo quel film è diventata qualcos’altro.

Quando gli viene chiesto come si senta per il fatto di aver in una qualche maniera inaugurato l’era del cinecomic moderno con Batman e Batman – il ritorno, che venne anche osteggiato dalla Warner per i toni troppo dark, aggiunge:

È stato davvero molto emozionante essere all’inizio di questa cosa. E è anche straordinario constatare come per certi versi non sia cambiato molto – il supereroe tormentato, i costumi strani – ma per me al tempo è stato emozionante. Una novità, diciamo. L’aspetto divertente oggi è che le persone mi domandano “Cosa ne pensi del nuovo Batman?” e io mi metto a ridere e a piangere perché è come finire in una capsula del tempo in cui tutti gli studios dicevano “È troppo dark, è troppo dark!”. Ora sembra un gioco spensierato.

Tim Burton Batman (1989)

Tim Burton ha avuto anche modo di discutere anche in senso più generale sulla sua carriera e sullo stato di salute del cinema, ammettendo di rappresentare un’anomalia:

Ho iniziato come animatore alla Disney, ho fatto un paio di corti e poi dal mio primo film, Pee-Wee’s Big Adventure, in poi ho sempre lavorato con le major. Sono stato uno strano fenomeno per certi versi. Godevo d’indipendenza fondamentalmente perché non capivano cosa stessi facendo, eppure sono sempre riuscito a manovrare la mia carriera non con delle produzioni indipendenti, ma con gli studios. Negli anni settanta però c’era più libertà, anche espressiva. Era un periodo in cui gente come Scorsese poteva fare più film di carattere indipendente. Quando il concetto di blockbuster ha iniziato a fare breccia è tutto diventato maggiormente improntato al business.

Oggi, prosegue Tim Burton:

È diventata più dura. Bazzico il settore da un bel pezzo. Prima le major erano guidate da gente che aveva fatto i film o che, quantomeno, aveva qualche connessione all’attività, ma poi Hollywood è stata conquistata da affaristi e avvocati che non capiscono davvero e non hanno neanche la percezione di cosa significhi fare un film. Anche se sto notando che stanno tornando presso le major delle persone che conoscono il settore, quindi, se non altro, ci sono segnali incoraggianti.

Tim Burton, che sta per tornare con la serie di Mercoledì Addams prodotta da Netflix da lui ideata insieme a Alfred Gough e Miles Millar (e di cui ha diretto quattro episodi), spiega anche di aver fatto “un passo indietro” durante la pandemia, di aver lavorato “su pensieri e idee” in un periodo in cui “le major e le persone erano come congelate” ma di essere pronto a tornare al lavoro. L’ultimo film di Tim Burton arrivato in sala è stato il live action di Dumbo.

Vi ricordiamo che Tim Burton sarà uno degli ospiti dell’Area Movie di Lucca Comics & Games. In questo articolo trovate tutti i dettagli.

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FONTE: Deadline

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