A cura di Simone e Valentina

Biografia dell'autore

Dan Brown nasce nel 1964 a Exter, nel New Hempshire (USA). Laureatosi nel 1986, insegna inglese a livello universitario per alcuni anni prima di dedicarsi completamente alla professione di scrittore. Nel 1998 viene pubblicato il suo primo romanzo, Digital Fortress, seguito nel 2000 da Angels and Demons (Angeli e Demoni) e nel 2001 da Deception Point. Angeli e Demoni è il primo romanzo di Dan Brown in cui compare il personaggio di Robert Langdon, ed è il romanzo che fa conoscere questo scrittore al pubblico americano. Il successo planetario arriva però nel 2003 con The Da Vinci Code (Il Codice Da Vinci).

Trama e origini

Brevemente riassunta dall’autore stesso, la storia è questa: “Un celebre esperto di simboli di Harvard è chiamato al Louvre per esaminare una serie di simboli cifrati relativi all´opera di Leonardo da Vinci. Decifrando il codice, trova la chiave per uno dei più grandi misteri di tutti i tempi. E diventa un uomo in fuga”.
Combinando thriller, giallo e teorie cospiratorie, il romanzo ha contribuito a generare l'interesse popolare in alcune teorie riguardanti il Sacro Graal e il ruolo di Maria Maddalena nella storia della Cristianità, teorie tipicamente considerate eretiche dai cristiani e che sono state accusate di inaccuratezza storiografica.

Il romanzo fa parte del risveglio d'interesse di fine '900 nei confronti del gnosticismo. La fonte principale utilizzata da Dan Brown è il libro Holy Blood, Holy Grail (citato anche esplicitamente nel romanzo insieme a molti altri, a pagina 253 della versione originale). Si è detto che Il Codice da Vinci sia una versione romanzata di questo lavoro, che era a sua volta tratto da una serie di corti andati in onda sulla BBC negli anni 70. Le somiglianze includono Maria Maddalena come Sacro Graal vivente, l'origine divina della dinastia reale francese, la cospirazione papale, la steganografia. Nel libro, il pittore francese Poussin con il dipinto "Et in Arcadia ego" ricopre lo stesso ruolo assegnato in seguito da Brown a Leonardo da Vinci. Dan Brown ha dato come cognome al cattivo del suo romanzo l'anagramma del cognome di uno degli autori di Holy Blood, Holy Grail (Teabing è un anagramma di Baigent).

Il Codice da Vinci afferma che la Chiesa Cattolica è coinvolta in una cospirazione per nascondere la vera storia di Cristo. Questo implica che il Vaticano sia consapevole della menzogna, ma continui a sostenerla per mantenere il potere. I fan hanno lodato il libro per la creatività, l'azione e la provocazione, mentre gli oppositori lo hanno accusato di inaccuratezza e povertà formale condannando nel contempo la controversa presa di posizione nei confronti della Chiesa Cristiana.

IL ROMANZO NEGLI USA

1-Dati Tecnici

Il Codice da Vinci è stato pubblicato nel marzo 2003 dalla Doubleday Fiction, una divisione della Random House. La prima edizione del libro è in formato 11 x 18 centimetri, ha la copertina rigida con sovraccoperta, ed è composta da 464 pagine. Il prezzo originale è di 24.95 dollari. Sulla copertina, le lettere dorate del titolo si stagliano su uno sfondo rosso, che lascia intravedere dietro ad uno squarcio gli occhi della Gioconda di Leonardo da Vinci, emblema del romanzo.
A questa edizione se ne sono aggiunte molte altre: audiobook in audiocassetta e cd, ebook, libro per ipovedenti, ma l’edizione più interessante del libro è però quella illustrata per collezionisti, pubblicata nell’ottobre 2004 a seguito del grande successo editoriale, correlata da più di 160 immagini ($35.00).

Si è però dovuto aspettare marzo di quest'anno per avere un'edizione economica e una supereconomica in brossura. la cui copertina richiama la locandina del film tratto dal romanzo. La Anchor House, una divisione della Random House, ne ha distribuite 5 milioni di copie, si tratta della tiratura iniziale più alta della storia per un'edizione in brossura. Contemporaneamente la Broadway Books ha distribuito altre 200 mila copie della nuova edizione illustrata in brossura.

Il romanzo è stato tradotto in 44 lingue e ha venduto nel mondo più di 40 milioni di copie, di cui solo negli Stati Uniti circa 10 milioni nell’edizione tradizionale e 576 mila nell’edizione per collezionisti.

2-Storia Editoriale

Fra le ragioni di questo enorme successo vi è sicuramente l’ottima campagna pubblicitaria realizzata dalla Doubleday, la casa editrice che ha distribuito il libro negli USA. Il team addetto al marketing è riuscito a creare un passaparola tale da spingere sia i privati che le grandi catene di librerie a comprarlo. La cosa fondamentale, a detta del presidente della Doubleday Stephen Rubin, è stata capire fin da subito le potenzialità del romanzo. Sono state stampate da principio 10.000 copie, quando di solito la media è di 3000 copie, da inviare in anteprima ai librai, ai giornali e agli altri media (le cosiddette “staffette”). In poco tempo, tutti loro hanno letto il romanzo.

Molto dipende anche da come il libro si presenta nelle librerie: Barnes & Nobles ne ha comprate inizialmente 7.000 copie, poi aumentate a 14.000 e finalmente a 70.000. Borders lo ha saputo e ha dovuto fare lo stesso. La gente entrando da Barnes & Nobles si trovava di fronte ovunque questo libro, Il Codice da Vinci, di un autore che non avevano mai sentito. Per far sì che il libro vendesse molto già dalla prima settimana, la distribuzione è stata supportata da ogni tipo di poster e materiale di supporto; sul New York Times sono comparse pubblicità accattivanti e provocatorie con l’immagine della Gioconda e la scritta: “Perché quest’uomo sorride? Trovate la risposta nel Codice Da Vinci.”

Rubin e il suo team hanno infine avuto la fortuna che il giorno prima della pubblicazione del libro, il New York Times pubblicasse una fervida recensione di Janet Maslin, che inizia con un “WOW” e definisce il libro un’opera “allegramente erudita”, “che conduce i lettori in un inseguimento senza respiro”, un “thriller ricco di enigmi, esilarante, ingegnoso, che rompe molti schemi”.
Altre recensioni hanno seguito questa linea. Il Library Journal: “Questo capolavoro dovrebbe essere una lettura obbligatoria”; il Chicago Tribune: “affascinante storia e dotte dissertazioni: l'equivalente di parecchi dottorati”; il Salon magazine: “un ingegnoso misto di thriller, storia dell’arte, inseguimento, simbologia religiosa”; il Washinton Post: “Affascinante e divertente insieme… Un risultato considerevole.”

Nella sua prima settimana, il Codice da Vinci ha venduto più di tutti gli altri romanzi di Dan Brown messi insieme, e due settimane dopo la sua pubblicazione il libro ha debuttato al primo posto della classifica best-seller del New York Times (un risultato eccezionale per un autore sconosciuto), nella quale è rimasto per due anni e mezzo (di cui 56 settimane al numero 1). Durante i primi tre mesi dopo la sua uscita, il romanzo è rimasto al primo posto nelle classifiche di vendite, sia nelle librerie che online, nonostante il prezzo sostenuto. La creazione di e-book ha inoltre incrementato le vendite del 28%.

Le prime recensioni sono state però troppo affrettate e la polemica si è scatenata ben presto: ciò che hanno trovato appassionante, divertente e romanzesco quei primi recensori è diventato l’oggetto di una metodica e indignata confutazione da parte di una serie di esperti di varia formazione, che se la sono presa con Dan Brown per molte cose, ma soprattutto per l’affermazione che “quasi tutto quello che i nostri genitori ci hanno insegnato sul Cristianesimo è falso”. Le polemiche non hanno fatto altro però che aumentare il già grande successo del Codice da Vinci.
L’enorme quantità di copie vendute in un arco di tempo così lungo ha reso Il Codice da Vinci, oltre che un innegabile best-seller, anche un long-seller. E’ per questo che un America la versione economica è uscita solo dopo 3 anni.

3-L'evoluzione del Codice

Il libro comincia con la pretesa che “tutte le descrizioni di opere d'arte e architettoniche, di documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà". La conseguenza è stata un responso fortemente negativo da parte delle comunità cattoliche, così come da parte degli storici, che hanno accusato Brown di aver distorto ed in certi casi anche fabbricato la storia sulla base di ricerche inaccurate. Altre obiezioni all’interno dei circoli letterari riguardano la mancanza di meriti artistici e letterari; l’acclamato autore americano Salman Rushdie ha definito Il Codice da Vinci “un libro così brutto da far apparire belli i libri brutti”. Perfino gli albini d´America si sono scatenati contro lo scrittore perché con il personaggio del monaco Silas ha legato l´immagine degli albini alla ferocia e alla crudeltà.

Una delle reazioni più negative è stata sicuramente quella dell’Opus Dei, una prelatura interna alla Chiesa Cattolica istituita nel 1928, che viene esplicitamente criticata da Dan Brown nel suo libro a causa di pratiche quali la mortificazione corporale o la segregazione delle donne ed a causa dei rapporti economici con il Vaticano. Sul sito web dell’Opus Dei è stato pubblicato un comunicato stampa estremamente critico nei confronti dell’opera, in cui si condanna la pretesa di “verità storica” e si confutano molte delle accuse lanciate dal romanzo alla prelatura: i crimini, le punizioni corporali, il ruolo della donna, la canonizzazione del suo fondatore, i soldi. Sul sito è presente anche una corposa rassegna stampa, e vi sono oggi raccolti numerosissimi articoli riguardanti il romanzo: molti sostengono che l’Opus Dei abbia anzi tratto vantaggi da tutte le polemiche insorte dopo il grande successo del romanzo.

Moltissimi articoli sono apparsi sulle più importanti testate giornalistiche (anche su quelle che inizialmente lo avevano elogiato) e sui giornali specialistici (Christianity Today, Crisis Magazine, The Catholic Herald, Legionari Facts) per criticare l’opera e portare alla luce tutti gli errori storici commessi dall’autore. Chicago Sun Times: “Il romanzo fa parte di un genere che presenta il ripugnante stereotipo di un cattolicesimo plebeo”; New York Daily News: “I suoi grossolani errori possono sorprendere solo un lettore poco istruito”; Our Sunday Visitor: “Ripete acriticamente falsità e distorsioni”; Weekly Standard: “Sono davvero audaci l’autore e i suoi editori nel pretendere di raccontare una storia vera limitandosi semplicemente a citare qua e là personaggi storici e reali”.

Tutti quanti si sono presi la briga di smontare pezzo a pezzo le verità "storiche" e documentali del libro di Brown, contestando quindi le sue affermazioni circa la natura umana di Cristo, il di lui amore per Maria Maddalena, il concilio di Nicea, le pratiche dell´Opus Dei e così via. Tutte cose che il lettore medio prenderebbe con le pinze romanzesche, così come vengono presi con le pinze le ville di campagna di Agatha Christie, ma che, per via dell’argomento “intoccabile” e della maggior gloria economica del libro di Dan Brown, hanno sollecitato anche la stesura di altri libri, tutti lì a parlare di «eresia» e di falsificazioni, anziché di suspense e di divertimento. “Breaking the Da Vinci Code” di Darrell Bock e Francis Moloney, “Cracking da Vinci’s Code” di James Garlow, “The Truth behind the Da Vinci Code” di Richard Abanes, “The Da Vinci Code Decoded” di Martin Lunn, “The da Vinci Deception” di Erwin Lutzer, “The da Vinci Hoax” di Sandra Miesel, “The Gospel Code” di Ben Witherington III; queste sono solo alcune delle più note fra le decine di guide non autorizzate ai “misteri” del Codice da Vinci.

Accanto a questa industria parallela di libri che cercano di screditare la cosiddetta pseudo-storia del Codice, il romanzo ha anche generato una lunga serie di imitatori, che tentano di sbancare approfittando della sete del pubblico per i romanzi a tema storico, artistico e religioso. Anche gli altri romanzi di Dan Brown, a seguito del grande successo, sono stati ristampati e sono diventati immediatamente dei best-seller.
Ci sono state anche accuse di plagio: lo scrittore Lewis Perdue ha accusato Dan Brown di aver copiato parte dei contenuti dei suoi racconti "Daughter of God" e "The Da Vinci Legacy", e in seguito anche gli scrittori di "The Holy Blood, and the Holy Grail", Richard Leigh e Michael Baigent (è eslcuso invece Henry Lincoln), hanno intrapreso le azioni legali contro l’autore del Codice da Vinci, colpevole di aver scritto parte del suo best seller copiando quanto già detto dai due storici nel 1982, ma soprattutto colpevole di aver degradato il loro libro, ora visto dalla gente come un “cumulo di sciocchezze”. La causa di plagio si è però da poco conclusa con la vittoria di Dan Brown.

Il Codice da Vinci è diventato ora anche un film. La Columbia Pictures si è infatti accaparrata nel 2004 i diritti sul romanzo, la cui trasposizione sul grande schermo è realizzata dal regista Ron Howard ed è uscita nelle sale il 19 maggio 2006.