Fonte: Biennale, TVI24

Sarà Il Fossato del regista cinese Wang Bing il film sorpresa in concorso alla 67esima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

Quando vennero annunciati i titoli dei film in concorso al Festival, il direttore Marco Müller segnalò che una pellicola sarebbe stata resa pubblica solamente lunedì 6 settembre. In realtà il nome è già sul sito della Biennale: si tratta dell'ultimo film del noto regista cinese, dedicato ai deportati cinesi degli anni cinquanta del secolo scorso e co-prodotto da Cina-Hong Kong, Francia e Belgio.

Tratto dal romanzo Goodbye, Jiabianhou e dai racconti di decine di testimoni, il film verrà proiettato domani al Festival. In una recente intervista, il produttore portoghese Francisco Villa-Lobos ha spiegato di aver conosciuto Wang Bing a Torino sette anni fa, e da lì è nata l'idea del film, che è una storia di fiction basata però su fatti realmente accaduti. 

Completato solo di recente, Il Fossato dovrebbe uscire l'anno prossimo, e verrà mostrato anche negli USA al Toronto Film Festival più tardi questo mese.

Villa-Lobo ha spiegato che il film è stato girato nel desertico altipiano del Gobi, in Cina occidentale, senza alcuna interferenza da parte del governo Cinese – non perché abbia approvato il progetto, ma perché ne ignorava l'esistenza. Questo spiega anche il motivo per cui è stato presentato all'ultimo minuto come "film sorpresa" a Venezia: "Non volevamo alcuna fuga di informazioni. Il film è stato annunciato solo ora, e solo ora che parteciperermo al Festival la stampa e il governo cinese scopriranno la sua esistenza."

Qui sotto la sinossi:

wangAlla fine degli anni cinquanta, il governo cinese condanna ai campi di lavoro forzato migliaia di cittadini considerati “dissidenti di destra” a causa delle loro attività passate, di critiche contro il Partito Comunista o semplicemente a causa della loro provenienza sociale e famigliare. Deportati per essere rieducati nel campo di Jiabiangou nella Cina Occidentale, nel cuore del Deserto del Gobi, lontani migliaia di chilometri dalle loro famiglie e dai propri cari, circa tremila “intellettuali” di estrazione basso o medio borghese dalla provincia di Gansu furono costretti a sopportare condizioni di assoluta povertà. A causa delle fatiche disumane a cui venivano sottoposti, delle condizioni climatiche estreme e incessanti e delle terribili penurie di cibo, molti morirono ogni notte nei fossi dove dormivano.
Il fossato racconta il loro destino: un resoconto coraggioso di un’umanità spinta ai limiti più estremi.  

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