La prima lezione che si può ricevere da uno studio del programma della Mostra del cinema di Venezia di quest’anno è che Venezia è sempre Venezia. Cambia la gestione eppure rimangono gli affezionati autori, i nomi incrollabili e le certezze immancabili. Esiste cioè un margine di programma (che poi vuol dire di film, attori o registi) che è ormai indissolubilmente legato al Festival a prescindere dalla gestione o dai cambiamenti nella percezione comune apportati da 8 anni di gestione Mueller.

Fatta eccezione per questa parte il programma di quest’anno, oltre a essere evidentemente succoso, in grado sulla carta di rivaleggiare se non battere molte ma non tutte le edizioni muelleriane, si distingue anche per un’innegabile polarizzazione. Da una parte i grandi autori (e ce ne sono), dall’altra esordienti o meno noti. Mancano insomma i nomi di medio livello (fatta eccezione per Mira Nair forse).

Di cosa sia segno tutto ciò è impossibile dirlo senza aver visto i film e, nemmeno a dirlo, la partita la giocheranno tutta i meno noti che, lo stesso direttore in un video divulgato pochi giorni fa, ha garantito essere tutti di grandissimo interesse. Sembra il classico parere sul vino dato dall’oste ma in realtà raramente i direttori si sbilanciano in maniera così generica su titoli più difficili.

Ma andiamo per ordine. Innanzitutto l’Asia, grande pallino di Mueller e bacino di grandissima innovazione cinematografica tra la fine degli anni ‘90 e i primi anni 2000 (in diverse ondate che hanno riguardato prima Giappone e Cina, poi la Corea del Sud). Quest’anno il concorso ha 3 film asiatici, quelli di Takeshi Kitano, Kim Ki Duk e Brillante Mendoza, i primi due sono vecchie conoscenze di Venezia la cui scoperta è anteriore all’era Mueller, il terzo è un beniamino dei festival di tutto il mondo. Fuori concorso invece c’è Kyoshi Kurosawa, non un affezionato di Venezia ma anche lui un cineasta dalla fama più che consolidata che di certo non scopre il Lido. Insomma come previsto manca lo scavo muelleriano nel cinema asiatico meno noto e (non sempre) sorprendente.

Come anche c’è meno Italia in concorso e fuori concorso, anche perchè manca la sezione Controcampo italiano, dedicata alle opere nostrane. Nella selezione principale solo 3 film (Comencini, Ciprì e Bellocchio) e 4 documentari nella sezione speciale (Cavani, Mazzacurati, Vicari e quello di Girallucci e Ricciardi). Questa però non può che essere una buona notizia, uno dei difetti (ad essere sinceri uno dei pochi) della gestione Mueller era un eccesso di cinema italiano non sempre di livello. Selezionare di più e (si spera) selezionare verso l’alto sarebbe una boccata d’aria fresca. Per il resto sia in concorso che fuori concorso, sempre sulla carta, sembra che si sia selezionato andando sul sicuro. Pochi rischi e molte certezze.

Eppure quest’anno i più accorti sanno che la sezione da guardare è Orizzonti. Per 8 anni si è parlato e si è polemizzato su come questa parte della Mostra fosse penalizzata nella gestione Mueller, affossata da film di ricerca molto arditi, priva di pubblico e resa così difficile da essere inguardabile. Ricordate un film passato nella sezione Orizzonti in questi 8 anni che abbia riscosso successo? Ecco.

Il cambio di selezionatori e di direzione ha portato questa sezione a quel che originariamente era, ovvero una finestra sul meno noto o sull’esordiente che tenga più conto della forza vitale della novità che della sperimentazione.

Qui compaiono ben 3 italiani, tra cui si distinguono il grandissimo Mereu (all’attesa seconda prova dopo Sonetaula) e Ivano De Matteo (con un film che vanta Mastandrea e Barbora Bobulova), e una scoperta muelleriana ovvero Wang Bing (già passato in concorso con La Fossa e ora selezionato con un documentario), oltre ovviamente all’eterno Koji Wakamatsu (chissà se gli hanno preso una stanza vicino a Manoel de Oliveira… Il quale se ve lo chiedeste c’è con un film fuori concorso).

Ma per Orizzonti non sono tanto nomi o attori ad incuriosire quanto le trame. Tirate, sottili, affilate, che spesso sembrano strizzare l’occhio al cinema di genere, ovviamente con taglio autoriale. Potrebbe davvero essere la sorpresa che la nuova gestione si merita di mostrare.

L'intero programma è disponibile in questa pagina.