Fonte: Varie

Ha iniziato Patrick Goldstein, con un pezzo intitolato enfaticamente "Alice in Wonderland darà vita a una rivoluzione della window dei dvd?". Come si può intuire, il giornalista è assolutamente convinto della necessità di accorciare il periodo che passa tra arrivo nei cinema e quello dell'home entertainment e a suo avviso la pellicola di Burton rappresenta la dimostrazione perfetta che limitare questa durata non crea nessun problema agli incassi degli esercenti.

Ha risposto immediatamente David Poland, sostenendo (a ragione) che determinare la bontà di un modello economico basandosi su un singolo caso è assolutamente fuorviante. Se, insomma, questo sistema funzionerebbe bene per il prossimo Harry Potter, non è detto che avverrebbe lo stesso per Sex and the City 2. Il problema è: la gente è disposta a spendere di più per avere a disposizione un film immediatamente in dvd o pay per view?

Personalmente, sono convinto che le window abbiano ancora un senso e parlare di uscite simultanee su tutti i formati sia un'esagerazione (e che comunque, come giustamente dice Poland, può funzionare solo per pochi titoli). Tuttavia, ritengo che le attuali window per certi titoli siano assolutamente troppo lunghe. Patrick Goldstein cita una statistica per cui un film medio (e non mi citate quindi Avatar, grazie) ottiene l'80% dei suoi incassi nelle prime tre settimane di sfruttamento. Io mi ricordo di aver letto un altro dato in cui si parlava di un 96% degli incassi ottenuti nelle prime otto settimane. Insomma, è assolutamente chiaro che, con questi dati, c'è una fase di almeno 4-5 settimane in cui un film sostanzialmente non guadagna nulla in sala (ammesso e non concesso che sia riuscito a rimanerci) e d'altra parte non può iniziare a sfruttare i mercati collaterali. Restringendo i tempi, si possono anche limitare le spese di marketing senza doverle necessariamente impegnare per due periodi distinti e magari si possono tranquillamente offrire percentuali migliori agli esercenti. D'altra parte, è anche vero che, almeno per i titoli più amati, questa attesa aumenta il passaparola, con buoni effetti una volta che il dvd è disponibile.

Va detto che non sono tra quelli che ritiene che delle window più corte aiuterebbero a limitare la pirateria. Questo perché, fino a quando una pellicola non esce in dvd, è impossibile trovare una copia di ottimo livello su Internet (a parte il caso degli screener nella stagione degli Oscar, di cui abbiamo parlato in passato). E se invece qualcuno si accontenta di una copia ripresa con una videocamera, beh evidentemente lo fa subito (e non aspetta certo 8-10 settimane di sfruttamento) e probabilmente è così poco interessato alla qualità che non aprirebbe il suo portafoglio in nessun caso. Certo però che l'idea di Goldstein di proporre un film come Shutter Island in contemporanea mi pare un'idiozia assoluta, visto che è un titolo che perde moltissimo in televisione (e lo dice una persona che non lo ha amato) e che può reggere diverse settimane importanti in sala con vantaggio anche delle vendite in home video.

E' anche vero che, a differenza di quanto si dice spesso, non sempre la window standard di 15-16 settimane vengono rispettate, anzi per diversi titoli si fanno delle eccezioni senza assolutamente le polemiche che hanno circondato Alice (penso per esempio, come faceva notare Michele Anselmi, al cinepanettone arrivato in home video dopo sole 10 settimane). Insomma, mi sembra sufficientemente chiaro che il day-and-date prospettato da qualche rivoluzionario idealista sia un'ipotesi che non vedremo nel prossimo futuro (e probabilmente mai in maniera standard). Ma il fatto che gli esercenti abbiano accettato window più brevi per alcuni titoli (soprattutto quando questo permette di uscire in home video a Natale o in un periodo ottimo dell'estate), fa pensare che vedremo ulteriori 'restringimenti' nei prossimi anni…

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