Le riprese sono finite da solo due settimane, ma il Darren Aronofsky che si presenta al Festival del cinema di Marrakech per questa esclusiva intervista sfoggia già il merchandising di quella che si prospetta essere una delle pellicole più attese del 2014, ovvero sia Noè. L’uscita italiana è prevista per il 17 Aprile 2014.

 

A che punto siete con il montaggio?

Dobbiamo ancora iniziare e per questo non ho troppa voglia di parlare di questo lavoro. Siamo ancora lontani dal traguardo. Ammetto però che il montaggio è la parte che preferisco di un film

Durante le riprese avete dovuto subire anche l’arrivo dell’uragano Sandy….

E’ stato un vero dramma, ma non tanto per il set o per i ritardi che la produzione ha dovuto subire, ma per l’aspetto umana della vicenda. Tanti della nostra crew sono di New York o del New Jersey, alcuni hanno subito la distruzione della propria casa, il film in questo caso passa in secondo piano.

Come mai ha scelto di realizzare un film su Noè?

La Bibbia gli dedica solo due pagine eppure è uno dei personaggi più importanti dell'ebraismo e della cristianità. Penso che ci sia molto da scavare sul suo personaggio, tanti aspetti della sua vicenda possono essere letti come metafora dei nostri giorni.

Come si è trovato a lavorare con Russell Crowe?

Splendidamente. E’ quando vedi attori del suo calibro che ti rendi conto di quanto sia importante un grande attore. Con un semplice, impercettibile movimento della testa riesce a comunicare direttamente con il pubblico, a portarsi con sé un insieme di significati che altri attori non potrebbero mai lasciare intuire.

Per la quinta volta su cinque lavora con il compositore di colonne sonore Clint Mansell. Siete grandi amici?

Per niente. Mi ha chiamato solo qualche ora fa e ci siamo sbattuti il telefono in faccia. Ci detestiamo, ma davvero non riesco a fare a meno di lui. In The Wrestler ci sono solo 5 minuti di musica, pochi, ma sono fondamentali e nessuno avrebbe potuto fare meglio di lui.

E su Matthew Libatique? Anche con questo direttore della fotografia lei ha una collaborazione di lunga data. Non avete fatto assieme solo The Fountain…

Sono tanto contento di avere una persona così in gamba nel mio team, quanto sono contento di non doverlo rivedere fino al prossimo film. E’ un simpatico stronzo, pensavo di poterlo tenere lontano da me, ma dopo The Fountain siamo torrnati assieme

Ha paura che Noah si possa bissare il flop di The Fountain?

The Fountain non è un flop, non è andato malissimo né commercialmente né di critica. Alcuni non lo hanno capito, tutto qui. In quel periodo i miei genitori erano entrambi malati di cancro, è per questo che ho avuto il desiderio di raccontare una storia sull’immortalità.