E’ uno dei giovani attori più interessanti e versatili del momento. A soli 28 anni Sam Claflin è già entrato in saghe dominanti (Pirati dei Caraibi, Hunger Games) e produzioni sofisticate (Posh, Le origini del male). E’ sulla cresta dell’onda ormai da 4 anni eppure… può ancora prendere la metropolitana a Londra senza che nessuno lo riconosca. Lo abbiamo incontrato in esclusiva BadTaste al Festival di Roma 2014 in occasione della presentazione di #Scrivimi ancora nella sezione Gala (leggi la recensione). Nella commedia romantica con Lily Collins Claflin interpreta l’aspirante medico Alex Stewart.

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Chi è Alex?

Sono io.

In che senso?

Ogni decisione che prende lungo il cammino è una decisone che avrei potuto prendere io stesso.

Come lo definiresti?

Un sognatore, leale, amichevole… perfetto. Proprio come me. No… sto scherzando! Alex è qualcuno di estremamente reale, normale e spero amabile. Una sorta di eroe romantico senza essere un cavaliere in armatura scintillante.

Possiamo definirlo un bravo ragazzo qualsiasi?

Assolutamente. E’ uno come noi che può commettere errori lungo la via, come facciamo tutti. Nel momento in cui vuoi creare l’uomo perfetto dentro il film, è il momento in cui perdi la stima dello spettatore.

Confermi che è il personaggio che ti somiglia di più di tutta la tua filmografia?

Confermo. Tra tutti i film che ho fatto è il personaggio che più si avvicina alla mia persona. E di gran lunga. Peraltro è un film dove posso sfoggiare quasi sempre i miei capelli perché anche in Posh avevo delle estensioni così come in Hunger Games e Pirati dei Caraibi. L’accento è mio, il modo in cui parla è mio. I vestiti non sono i miei ma posso dire… che avrei potuto tranquillamente comprarli e sfoggiarli io stesso!

E’ ormai molto difficile distinguerti da film a film. E’ una qualità o si può trasformare in problema? E soprattutto… ne sei pienamente consapevole?

È una qualità. Almeno penso.  E’ il mio obiettivo dichiarato. Certamente. Sono cresciuto studiando e ammirando Daniel Day-Lewis e Christian Bale. Loro due sono molto più intensi di me e quando entrano in un personaggio lo fanno con una certa ossessione. Sono attori del metodo mentre io non lo sono. Loro amano perdersi nei personaggi. Devo ammettere che io non lavoro, ancora, in questo modo. C’è certamente una mia attenzione specifica al corpo dei miei personaggi e al fatto che cerco una trasformazione fisica da film a film e anche dentro il film stesso.

Che cosa ammiri di più in Day-Lewis e Bale?

Si sono spinti verso personaggi molto duri da rappresentare fisicamente. Hanno forzato e superato dei limiti corporei che io ancora non ho minimamente sfiorato. Ma è qualcosa a cui sicuramente ambisco per il futuro della mia carriera. Perdere peso, guadagnare peso, essere ancora più diverso da film a film.

Quello di cui sono molto curioso è: quando stai facendo un nuovo film ti ricordi precisamente come eri nel film precedente e lavori per presentare al pubblico un’immagine diversa?

Sì. Lo faccio. Per esempio ho una piccola fissazione: per me è essenziale distinguere i miei personaggi dal modo in cui camminano. Magari voi non lo notate nemmeno alla fine di un film ma io ho una memoria precisa di tutte le camminate diverse dei miei personaggi e come esercizio personale questo piccolo trucco mi aiuta molto a concentrarmi nella preparazione o durante le riprese di un film.

Con Alex come hai deciso di camminare?

In principio in modo un po’ scomposto. La testa ciondola di più e tutto il corpo sembra un po’ andare dove vuole in modo disordinato come fosse una marionetta i cui film vengono mossi a caso (a questo punto Claflin si produce in un’imitazione convincente di un burrattino disarticolato, N.d.R.). Poi, più invecchia, più la schiena gli diventa dritta e stabile. Anche la testa è meno snodabile e anarchica. E’ diventato un dottore. Diventerà un chirurgo il quale ha imparato l’autocontrollo proprio per poter operare in un regime di maggiore sicurezza. Deve aprire e ricucire le persone il nostro Alex.

Tu metti sempre prima il corpo rispetto alla psicologia dei tuoi personaggi?

Sì. Parto sempre dal corpo. Li scolpisco dall’esterno e poi vado all’interno. Cerco anche di cambiare tono di voce piuttosto che l’accento. Il che è più difficile. Quello che mi fa più piacere è quando un mio parente mi dice che si è perso completamente nel film non pensando mai al mio personaggio come: “Quello lì è il mio Sam che recita!”. Questo è sempre il complimento più bello.

Buffo sentirti dire “How posh is that?” durante una scena del film. E’ un leggero ammiccamento al film della Scherfig?

Mi piacerebbe dire di sì ma abbiamo girato #Scrivimi ancora prima di Posh, quindi la risposta è no. Poi certo… avrebbero potuto tagliarla al montaggio. Ho finito #Scrivimi ancora un venerdì e ho cominciato Posh di domenica. Ho spedito a Lily Collins una mia foto completamente stravolto dal set di Posh e con un’aria veramente cattiva. Lei mi ha risposto: “Dov’è finito il mio amato Alex?”. Era svanito via.

Una cosa su Hunger Games te la devo chiedere…

Cosa vuoi sapere?

Tutto…

Usciamo questo novembre e poi il prossimo del 2015.

Questo è facile…

Il canto della rivolta – Parte I è molto più psicologico rispetto al precedente capitolo. Aspettatevi qualcosa di più dark e drammatico. Il mio personaggio è molto traumatizzato e lo vedremo cercare di rimettersi in sesto in qualche modo. Di più non posso dire.

Puoi prendere la metropolitana a Londra?

Sì. Lo faccio sempre. Ogni giorno.

Ma nessuno ti riconosce?

Forse è successo una volta. Qualcuno mi si è avvicinato, mi ha squadrato per bene, ci ha pensato, ha preso il telefonino, ha controllato sul web una mia foto, mi ha riguardato e poi ha detto: “No… è impossibile. Mi scusi, per un attimo l’ho scambiata per quell’attore famoso!”.