Presentato oggi in conferenza stampa alla 70esima edizione del Festival di Venezia il film di apertura, Gravity (leggi la recensione). In sala il regista Alfonso Cuaron e lo sceneggiatore, suo fratello Jonas; il produttore David Heyman e i protagonisti George Clooney e Sandra Bullock.

Vi riportiamo tradotti i passaggi più interessanti della conferenza:

 

 

Quanto è stato difficile realizzare questo film?

Cuaron: Molto difficile. Vi dico solo che in un primo momento ci stavamo preparando a girare il film, è arrivata la crisi economica ed è saltato tutto. Quello che sapevamo è che volevamo una storia con due personaggi in un luogo totalmente isolato che, attraverso un lungo viaggio, scoprivano qualcosa di importante su se stessi. Ci sarebbero state delle grandi metafore: i detriti per esempio simboleggiano le avversità della vita. Ma volevamo anche un film in cui il pubblico potesse empatizzare e immedesimarsi confrontando le proprie difficoltà di tutti i giorni con quello che stavano affrontando i protagonisti. Non solo: la nostra protagonista ha subito dei duri colpi nella sua vita, e in questa storia vediamo come ha reagito in un primo momento a esse.

Come vi siete allenati per la parte?

Clooney: Io mi sono fatto strada bevendo.

Bullock: Un film come questo è una esperienza inedita, qualcosa che non hai mai fatto prima. Ho lavorato innanzitutto sul personaggio, sulla sua personalità, su come poteva reagire a una situazione oltre i limiti come questa. Ho deciso quindi che doveva parlare molto con se stessa, era il suo primo viaggio nello spazio dopotutto. Inoltre volevo anche che avesse un aspetto particolare che rispecchiasse il grande trauma che aveva subito, non doveva essere propriamente adrogina ma volevo che non avesse quasi più nulla di umano: doveva essere magra, agire come una macchina, eseguire e basta. Non ho delle qualità fisiche particolari, ma so ballare piuttosto bene, quindi questo mi è servito per le complesse coreografie con le quali ci movevamo sul set per simulare i movimenti nel vuoto. Alfonso poi mi ha dato un mucchio di cd con suoni: abbiamo creato una vera e propria colonna sonora che mi avrebbe trasportato in un certo luogo mentale per le riprese. Mi sono dovuta abituare a movimenti lentissimi, cosa assai complicata visto che tendo a muovermi molto velocemente.

Clooney: Anche se può sembrare una esperienza estraniante, in realtà lavoravamo in teatro di posa, ci avevano piazzati dentro a dei Light Box per simulare l'illuminazione e ciò che ci circondava, e fuori da essi c'erano centinaia di persone tra tecnici e troupe. Una macchina gigantesca si occupava delle riprese in digitale 3D, aveva un che di inquietante.

E dal punto di vista tecnico come si sono svolte le riprese?

Cuaron: La vera sfida è stata simulare l'ambiente nello spazio. E' lo scenario peggiore sia per un film live action che per un film di animazione. Dovevamo capire come lavorare simulando l'assenza di gravità e di peso. C'è moltissima animazione in questo film, ma la difficoltà era nel fatto che la maggior parte degli animatori sono esperti nel disegno, si basano su concetti quali orizzonte e peso, e dovevamo sovvertire tutto questo per creare qualcosa che fosse credibile. La fisica, in questo film, è stata davvero complicata da gestire. Abbiamo studiato seminari di fisica incentrati su come si muovono le cose nello spazio, come reagiscono a spinte, cadute e colpi in assenza di gravità. Dovevamo essere realistici, ma avere comunque un approccio da fiction, non da documentario. E un altro aspetto davvero difficile è stato far assorbire agli attori tutta quella mole di informazioni sullo scenario del film: l'ambiente spaziale, il perdersi nel nulla. Sandra ha lavorato sul piano delle coreografie, ma era tutto su un livello astratto, niente affatto semplice da girare e interpretare. Gli attori provavano e riprovavano interi passaggi del film fissati da punti prestabiliti.

George, trovi che il tuo personaggio rispecchi il tuo carattere? E' per questo che hai accettato la parte?

Sostanzialmente io cerco di trovare delle buone sceneggiature. C'erano solo due parti, e non potevo certo ottenere quella di Sandra. Se si è fortunati abbastanza da poter scegliere i film da fare, si deve trovare un progetto che includa tre elementi principali: un bello script, un bravo regista e un bel cast. E' la formula perfetta per fare un grande film. In questo caso mi è andata davvero benissimo: un grande produttore, un grande regista, un grande sceneggiatore e una grande attrice che è anche mia amica.

E come è avvenuta la preparazione per le riprese?

Bullock: Ho chiesto tantissime cose ai consulenti che abbiamo coinvolto. Io gli facevo domande molto stupide (Come andavate in bagno nello spazio?), ma la cosa interessante è che parlando con loro ho scoperto il motivo per cui hanno scelto quel lavoro, ovvero l'amore per la vita sulla Terra e l'amore per il nostro pianeta. Questo mi ha dato una grande prospettiva per il film.

Cuaron: Abbiamo coinvolto molti consulenti: astronauti, esperti di tecnologia ma soprattutto fisici che ci hanno aiutato a rendere realistico il nostro film. Lo scopo era ricreare tutto al meglio, e penso che ce l'abbiamo fatta.

Alfonso, questo film ci racconta un viaggio nel quale il grande rischio è quello di perdere il contatto col mondo. E' una metafora della nostra vita odierna?

Cuaron: Fin dall'inizio abbiamo deciso che la metafora del film sarebbe stata un personaggio che galleggia nello spazio e che da un lato ha il vuoto, dall'altra la vita, la Terra. E' una metafora delle avversità, dell'arrendersi, della rinascita: una rinascita che porta con sè una nuova conoscenza della propria persona. Ovviamente parte di questa rinascita sarà l'accettazione della morte, la più grande esperienza di crescita interiore che esista. Nello script la protagonista è avvolta in una sua bolla: dovrà uscire da quella bolla per trovare una nuova speranza, qualcosa che la riporti a Terra. Inoltre abbiamo voluto inserire diversi elementi simbolici dell'evoluzione, li noterete vedendo il film.

L'ironia che troviamo nel film era già presente nella sceneggiatura o è nata dal confronto dei due attori sul set?

J. Cuaron: Lo script era necessariamente molto dettagliato perché ci serviva per programmare ogni dettaglio, avendo ricostruzioni e animazioni da sviluppare per ogni scena. Avevamo una idea dei personaggi, ma poi alcune delle scene migliori sono nate grazie agli attori che abbiamo coinvolto.

Qual è stato l'aspetto più difficile della vostra interpretazione: l'aspetto fisico o quello mentale?

Bullock – Entrambe. Girare questo film è stato complicatissimo. Dovevamo fingere tutto, e nel contempo dovevamo cercare di muoverci in maniera adeguata. Fisicamente e mentalmente è stato il film più bizzarro che abbia mai fatto. Ma devi capire come farcela o distruggerai una splendida storia. Ogni minimo contatto umano, sul set, mi rallegrava e questo mi ha aiutato a farcela mentre mi calavo nella parte.

Clooney – Una cosa curiosa è che sul set dovevamo muoverci pianissimo, ma parlare veloce. E' la cosa più difficile del mondo. All'inizio ci muovevamo normalmente, e poi mano a mano siamo migliorati. Sono arrivato che loro giravano da un pezzo ed ero allibito da quello che erano riusciti a fare.