Cannes 71 – Un affare di famiglia, la recensione

Un affare di famiglia è così tranquillo e a suo agio nelle proprie contraddizioni, che si ha l’impressione ci sia stata una furiosa litigata in fase di produzione tra regia e sceneggiatura. Sembra cioè che lo sceneggiatore avesse una certa idea riguardo i personaggi e abbia scritto un film che li condanna per le loro azioni, i loro furti e le loro bugie, mentre il regista, per nulla d’accordo, non potendo toccare la sceneggiatura l’abbia girata con sguardo opposto.

In realtà sceneggiatore e regista coincidono, è sempre Hirokazu Kore-Eda, che non riesce a non guardare i suoi protagonisti con un amore che pare di poter toccare, mentre fanno qualcosa di sbagliato provando i sentimenti più puri. Sono gli ultimi e avremmo disprezzo per loro in qualunque film ma non in Shoplifters, nel regno di Kore-Eda viene imposta una comprensione degli altri che invece di suonare forzata è subito naturale.

Non appena il padre e il figlio che aprono i...