La recensione di The Christmas Show, in uscita in sala il 17 novembre

Il dettaglio che non mente mai è la musica. Non tanto la composizione e l’esecuzione, ma l’utilizzo. Una fotografia densa e barocca, una scenografia ambiziosa e la più standard e incolore delle recitazioni possono confondere le acque ma poi l’uso della musica è la vera cartina tornasole del cinema più deprecabile. Perché non c’è niente, nemmeno la perizia tecnica, che possa giustificare la maniera in cui nelle produzioni più turpi la musica è usata per anticipare, introdurre e servire su un piatto d’argento l’arrivo di un’emozione. L’unione tra la minor fiducia possibile nei propri mezzi e il disprezzo maggiore per un pubblico che va imboccato per tutto. Sono musiche che arrivano sempre qualche secondo prima dell’emozione che annunciano, sempre riconoscibili, sempre accoppiate a un cambio d’espressione degli attori. Un accenno di note lente di pianoforte che serve un volto basito. Un arpeggio di chitarra acustica ch...