La recensione di Close, il film di Lukas Dhont in concorso al festival di Cannes

Il problema, molto spesso, è il manuale. Il manuale di come si fanno i film d’autore. Ovvero il fatto che il cinema d’autore diventi un genere da che non lo è (in teoria dovrebbe contraddistinguere un modo di pensare i film), un genere con i suoi luoghi comuni, i suoi archetipi narrativi e, cosa peggiore, le sue soluzioni formali sempre uguali, adottate da registi diversi, cosa che di fatto appiattisce quella che dovrebbe essere la caratteristica principale e più importante: la personalità.

Lukas Dhont si era fatto notare con Girl ed era legittimo aspettarsi che Close avrebbe confermato quanto di buono visto, magari rilanciando sul piano stilistico, svelando non l’ennesimo buon esecutore del genere “film d’autore” ma un autore reale, con uno stile proprio e capace di parlare anche con la maniera in cui realizza i film. Invece no, Close è a tutti gli effetti un passo indietro, dimostra una personalità nella...