La recensione di Fall, il film in uscita in sala il 27 ottobre

Ci sono registi innamorati della possibilità di portare il cinema dove non è mai stato e altri che invece sono innamorati del meccanismo, di quello che si può fare con l’audiovisivo andando nella medesima direzione degli altri, aumentando il più possibile l’efficacia. Così fa Fall, classico film di tensione con persone intrappolate non diverso da Paradise Beach, Frozen o il nostro Mine, quelli in cui lo stallo fisico è fonte di idee e suspense ma poi anche metaforone di uno stallo psicologico, e in cui la salvezza personale è anche superamento di qualcosa. Quello che conta qui non è mai l’effetto sorpresa (che pure, per senso del dovere e per regolamento, va cercato) ma il congegno filmico, il fatto che si crei o non si crei quella tensione.

Fall fin dal titolo lo promette con una certa insistenza e si adopera benissimo per arrivare al massimo della vertigine su schermo. Come in Cliffhanger la storia è messa in moto da un ...