Bisogna farsi forza lungo i primi 30 minuti di Final Cut. Si capisce subito che stiamo vedendo qualcosa di appositamente brutto e sgraziato, un unico piano sequenza disastroso in cui va tutto male (ed è bravo Hazanavicius a far capire a tutti, senza che nessuno lo dica, la quantità di cose che non vanno bene), ma purtroppo non fa ridere e non intrattiene come vorrebbe. È la parte più ostica del film ma paradossalmente anche la più importante e più utile, quella che ci prepara a tutto il resto. Finito Z, questo terribile filmetto in piano sequenza, vediamo infatti come ci siamo arrivati, chi lo abbia fatto, perché e cosa sia successo dietro le quinte di quei 30 minuti che ha portato al disastro. È la dinamica di Rumori fuori scena adattata alla storia di un regista infimo, noto per essere “rapido ed economico”, a cui viene dato un compito difficile in cui per giunta va tutto male, che tuttavia lo purificherà.
Final Cut, la recensione | Cannes 75
Final Cut
di Michel Hazanavicius
al cinema
La recensione di Final Cut, il film d’apertura del Festival di Cannes
Da un film giapponese molto divertente Hazanavicius crea un film francese abbastanza divertente ma con una dolcezza contagiosa
- venerdì
- 14:30 BAD Comics
- 16:30 BAD Games: Sand Land
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