La recensione di Firestarter, in sala dal 12 maggio

C’è un po’ di horror italiano (nell’uso della colonna sonora composta per l’occasione da John Carpenter), c’è un po’ di anni ‘80 a basso budget (nella fotografia) e un po’ di Fury di Brian De Palma (nell’intreccio e nel peso del padre della bambina). Ma soprattutto c’è la storia degli adattamenti di Stephen King in questa nuova versione di Firestarter, che non aggiorna di molto l’altro adattamento del romanzo L’incendiaria, Fenomeni paranormali incontrollabili del 1984, se non per l’aria che gira intorno agli horror oggi.

Operazione dalla messa in scena intellettuale e rarefatta, questa volta la storia di una famiglia che esperimenti dello stato ha reso paranormale e della più piccola del nucleo, a confronto con dei poteri distruttivi che non comanda, in fuga dal sistema, contornata ovunque da morte, è tutto centrato non sulla paura e sull’ansia (che pure non mancano, va detto) ma sul dilemma morale, sulla scelta della strada da intra...