Il Ragazzo Che Diventerà Re, la recensione

Perfetto nella prima parte, poi sempre più noioso e sconclusionato, Il Ragazzo Che Diventerà Re aggiunge molto idealismo esplicito a Attack The Block

Critico e giornalista cinematografico


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Più Gran Bretagna, più idealismo, più razionalizzazione, ordine e struttura militare, più tradizione e grandi spazi, più film commission delle brughiere, più Stonehenge, più veri valori del Regno Unito e infine più 13enni di Attack The Block, ma lo spirito è quello. Nell’Inghilterra di oggi entra la mitologia e il fantastico perché dei ragazzi lo combattano all’insaputa dei genitori, non sono alieni mostruosi ma fata Morgana e il potenziale ritorno del suo regno del terrore. Serve Excalibur (comparsa in un sito in costruzione dentro del cemento armato) e serve un nuovo condottiero che la possa estrarre, serve Merlino (tornato in vita) e soprattutto una serie di nemici da trasformare in alleati (i bulli), riuniti intorno ad una tavola rotonda.

Almeno per tutta la prima metà il puro stile 13enne imbastito da Joe Cornish è in grandissimo spolvero. C’è il senso della grande avventura di cui nessuno sa niente, c’è l’azione molto ben diretta, mostri, creature, spade e sorprese. Ci sono due amici che abitano vicino e si vedono la sera entrando dalla finestra e che fanno piani per non essere vittime dei bulli a scuola. È tutta la seconda parte a soccombere sotto il peso dei difetti che inizialmente sembravano trascurabili.
Il Ragazzo Che Diventerà Re è un film che parte molto idealista e che racconta apertamente di un paese allo sbando, senza guida. Lo fa mostrando una carrellata di prime pagine di giornali che urlano di paura, shock e terrore, lo fa con una fotografia grigia anche per gli standard londinesi e lo fa purtroppo a parole, caricando la sua avventura di un moralismo sempre più pesante e influente, uno che verso la fine suona troppo ingombrante.

A mano a mano che i protagonisti viaggiano per le brughiere e le colline inglesi, fotografate a metà tra il servizio per la film commission e (quando serve) il ritocco digitale troppo pesante per lo stile tenuto fino a quel momento, anche il film si perde e annacqua tutto quel che di buono aveva mostrato. Diventa insomma posticcio e da puro film da tredicenni, divertente e avventuroso, Il Ragazzo Che Diventrà Re si trasforma in un telefilm di 13enni: una storia puerile che desidera inutilmente essere più di quel che è, incapace di finire davvero e di tirare le fila dei rapporti imbastiti.

Non basterà un finalone in cui mettere in fila rigore e spirito d’organizzazione britannici per combattere la minaccia. L’idealismo e la gerarchia tradizionali, il rimedio ad ogni male trovato nello spirito nazionale e nella fiducia britannica nella propria capacità di portare ordine potevano essere idee ben più interessanti se non fossero iniettate all’ultimo momento con così poca coerenza.

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