Inu-Oh, la recensione | Venezia 78

C’è da capirlo subito proprio, con quel montaggio elettrico che dalle strade di pioggia notturna di oggi di salto in salto ci porta nel Giappone feudale del 1300, che stavolta (finalmente) Masaaki Yuasa sta lavorando al di fuori del sistema. Inu-oh è un film d’animazione tecnicamente molto molto imperfetto, animato con tantissima testa e un occhio eccezionale, è pieno di idee ma non di soldi. È un film che non batte percorsi per forza commerciali, rifiuta qualsiasi semplicismo, si può permettere scelte fuori dai canoni ed è bellissimo.

Con un tratto che quando può imita, riprende e cita la pittura tradizionale giapponese più che la tradizione degli anime, il film racconta la storia di due innovatori del teatro No, un attore e uno scrittore, e lo dichiara subito. Solo che poi trasforma tutto, usando la musica al posto del teatro e poi la musica rock al posto della musica tradizionale. Gli innovatori Inu-oh e Tamaori sono Mick Jagger e Keith Richards