Scream, la recensione

Se c’è un marchio di fabbrica nella serie Scream, oltre alla cittadina di Woodsboro e alla maschera dell’urlo di Munch, è il rapporto che i film hanno con la loro stessa storia e con la saga di cui fanno parte. Già a partire dal primo sequel veniva introdotto Stab (all’epoca Squartati) una serie di film nel film che rappresenta Scream stesso, il film che in teoria è tratto dagli eventi del lo Scream originale e che lungo gli anni è stato un modo per commentare la saga stessa dall’interno. Quello che faceva e accadeva a Stab era quello che faceva e accadeva alla saga di Scream. Non cambia questo in questo nuovo film che arriva a dieci anni di distanza dall’ultimo e che più di tutti gli altri vuole parlare di fandom, di come le saghe di film siano ostaggio dei propri fan e della nuova figura dello spettatore-produttore.

Nonostante la storia sia quella che ci si aspetta, cioè a Woodsboro qualcuno vestito da Ghostface comincia a commettere omicidi, quello che tutti i ...