Thunder Road, la recensione

Ciò che rende un cortometraggio molto buono spesso si perde se quel corto diventa un lungo. Così la scena d’apertura di Thunder Road, che come corto a sé stante nel 2016 si era fatta notare al Sundance, non funziona altrettanto bene nel film completo. È un uomo, adulto, un poliziotto, che al funerale della madre, distrutto, balla Thunder Road di Bruce Springsteen tra le lacrime e senza musica perché la radio che ha portato non funziona. Si tratta del tipico umorismo dell’imbarazzo e dell’inadeguatezza che tradisce un essere umano terribilmente vulnerabile, in cerca di qualcosa di grande e di bello ma incapace di trovarlo, e per questo forse così tenero. La scena è in sé è ottima perché suggerisce un mondo intero che noi ci immaginiamo. Il resto del film però non farà che ripetere tutto quest’idea in altre situazioni.

È la storia di un poliziotto che dopo la morte della madre vede il suo mondo andare in pezzi. La ex moglie vuole trasferirsi portandosi via una...