Prima che i supereroi dimostrassero di poter reggere una grande produzione cinematografica con Superman di Richard Donner e il Batman di Tim Burton, le trasposizioni cinefumettistiche procedevano per tentativi ed errori. Nessuno sapeva cosa farne di quelle proprietà che sembravano rivolte esclusivamente a un pubblico di ragazzini. Il Cavaliere Oscuro funzionava in televisione con il tono camp di Adam West, ma erano ben lontani dall’interpretazione seria e oscura di Denny O’Neil-Neal Adams che diventerà poi prevalente per il personaggio.

Tra gli spettatori di quei primi esperimenti televisivi nel 1966 c’era anche Michael Uslan, lo storico produttore di Batman che ne acquisì i diritti cinematografici nel 1979. Di fronte allo schermo, deluso da quello che vedeva, si promise di portare in live action il vero personaggio che amava nei fumetti, con totale fedeltà e grande rispetto della controparte cartacea. Una missione d vita. Come sappiamo il desiderio di Uslan divenne realtà più volte a partire dal lavoro di Burton, ma anche con l’interpretazione molto aderente ai fumetti diretta da Matt Reeves ora in sala.

Per arrivare a questo punto però il percorso fu molto lungo e portò ad alcune ipotesi, mai realizzate, che oggi sono dei gustosi What if…? uno in particolare riguarda un team di comici e qualche acchiappafantasma che avrebbe potuto combattere il crimine nelle strade di Gotham.

Come si è arrivati al Batman di Bill Murray ed Eddie Murphy diretto da Ivan Reitman?

Sembra incredibile, ma in questo mondo siamo stati vicini – molto più di quanto sarebbe logico pensare – a un Batman diretto da Ivan Reitman. Non solo: con Bill Murray nei panni di Bruce Wayne ed Eddie Murphy come Robin. 

Alla fine degli anni ’70 Michael Uslan aveva stretto un accordo con l’ex dirigente MGM Benjamin Melniker e la DC Comics per creare una versione più oscura rispetto a quella della serie TV. Adam West non la prese bene e si rifiutò di partecipare all’operazione, rifiutando persino i panni del padre Thomas Wayne. 

I due presero molte porte in faccia. L’idea di una interpretazione realistica e oscura era incomprensibile e ritenuta controproducente dai grandi finanziatori. Il film di Superman del 1978 fu ovviamente di grande aiuto per far cambiare idea. Contribuì a ribaltare la percezione sul genere, coinvolgendo attori di spessore e proponendo un’avventura visivamente all’avanguardia. In pochi però credevano che lo stesso successo potesse arrivare anche a un personaggio così difficile da gestire come Bruce Wayne. 

Uslan e Melniker provarono a forzare la mano scrivendo Return of the Batman: una storia incidentalmente simile a Il ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller. Proponevano agli studi di produrre una visione estrema. Protagonista era un Batman anziano, intorno ai 50 anni, che viveva in un appartamento di Gotham City ben lontano dall’angusta batcaverna. Dick Grayson era al college e Bruce trascorreva il tempo da solo con un anziano Alfred. A dare il via all’azione l’arrivo di un gruppo terroristico che lo costringe a riprendere il mantello e la maschera. I villain facevano saltare i tunnel e i ponti della città isolandola e gettandola nel terrore. 

Si sblocca il progetto grazie a Peter Gruber

Gli studi tradizionali non vedevano di buon occhio la proposta. Nemmeno i due produttori credevano di poterla realizzare. La usavano come una sorta di leva per contrattare un film più nelle corde dello studio ma coerente con la loro idea. Si spostarono così verso una compagnia più giovane e innovativa: l’etichetta musicale Casablanca Records che si era fusa con la società di produzione presieduta da Peter Gruber. Colpito dall’idea acconsentì immediatamente alla partnership trovando un accordo di distribuzione con la Warner Bros. 

Ripensarono completamente la trama e si misero alla ricerca di un team di artisti capace di realizzare la loro visione. Decisero che il successo di Agente 007 – Licenza di uccidere poteva essere replicato prendendone lo stile e coinvolgendo le persone che avevano consolidato al cinema il mito di James Bond. L’idea era proprio di far sì che Batman fosse il passo successivo del filone iniziato dall’agente segreto.

Guy Hamilton era stato uno dei candidati alla regia di Superman e fu contattato insieme agli sceneggiatori Richard Maibaum e Tom Mankiewicz. I due avevano lavorato a Agente 007 – Vivi e lascia morire e Al servizio segreto di Sua Maestà e collaborato alla riscrittura del film sull’Uomo d’Acciaio. 

Dal 1981 al 1985 proposero numerose sceneggiature del lungometraggio che si sarebbe dovuto intitolare The Batman. Una versione quasi definitiva narrava una storia di origini che metteva in primo piano Bruce Wayne. Per tutto il primo atto del film non indossava nemmeno il costume. Via l’idea di un eroe vecchio, si ritorna alle basi alleggerendo un po’ il tono, ma tenendolo estremamente più cupo rispetto a tutto quello che c’era stato fino ad ora. Avevano scritto numerosi colpi di scena, tra cui il Joker alleato del boss del crimine Rupert Thorne e responsabile della morte dei genitori di Wayne. Un’idea poi rimasta anche nel film del 1989. In questa versione ci sarebbe stato anche il Pinguino. Il Crociato di Gotham sarebbe stato costretto a ritirarsi sotto la minaccia dei due criminali che avrebbero ucciso un cittadino ad ogni avvistamento dell’eroe. 

Gli attori e i registi in lista 

Durante i 4 anni di continue riscritture furono vagliate numerose ipotesi. Il regista Richard Rush aveva lavorato con Peter O’Toole in Professione Pericolo. Si voleva ricomporre la coppia facendo interpretare all’attore il Pinguino o, se la prima scelta Jack Nicholson avesse detto di no, dandogli il ruolo del Joker. Non funzionò e Rush uscì dal progetto.

Un secondo nome che attirava particolarmente era quello di Joe Dante. Il regista era appassionato dei fumetti e amava il personaggio. Anche questo matrimonio non riuscì ad arrivare all’altare (ovvero al momento delle riprese). Spiega il perché proprio Joe Dante:

Per qualche ragione, ho iniziato a gravitare più verso il Joker che verso Batman. Mi sono svegliato una notte e mi sono detto ‘non posso girare questo film. Sono più interessato al Joker che a Batman e non dovrebbe essere così’. 

Lo studio prese così in considerazione Ivan Reitman. Lo contattarono dopo Stripes – Un plotone di svitati e prima che si mettesse a girare Ghostbusters. La sua idea era di coinvolgere Bill Murray per vestire i panni del supereroe ed Eddie Murphy per quelli di Robin.

Rispetto alle idee iniziali di un approccio più oscuro, la direzione intrapresa da Reitman non piaceva a nessuno. Nemmeno ai due attori coinvolti a dirla tutta. Bill Murray ha infatti raccontato le discussioni con Murphy a riguardo:

Ho parlato con Eddie Murphy del film e lui voleva interpretare Batman. La conversazione è andata così: “non voglio essere il ragazzo prodigio di nessuno!”, magari qualche anno prima quando ero un ragazzo. Ma alla fine degli anni ’80 era troppo tardi. Non potevo indossare il costume. Eddie sta bene con il viola, io sto bene con il viola. Con un costume rosso e verde sembro un elfo di Babbo Natale. C’era tanta vanità nella produzione. Non avrebbe mai funzionato.

Anche Uslan e Melniker tirarono un sospiro di sollievo quando Reitman si ritirò. A quel punto aveva da poco concluso Ghostbusters ed era sfinito. Non voleva imbarcarsi in un’altra produzione impegnativa di un film ad alto tasso di effetti speciali. Declinò l’offerta.

Quello che seguì è noto: un giovane animatore della Disney di nome Tim Burton salì a bordo con un’idea personalissima. Prendendo dall’espressionismo tedesco e dai fumetti DC riuscì a replicare il successo di Superman anche su un personaggio così umano come Batman. Iniziò così la leggenda cinematografica di uno dei più grandi supereroi di sempre.

Fonte: Yahoo

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