Se un confronto tra giocatori di epoche diverse sarebbe del tutto futile anche al Bar Sport, figuriamoci quanto può esserlo su un sito di informazione cinematografica. Quindi questo articolo non vuole assolutamente essere un “Michael Jordan vs LeBron James”.

Michael Jordan

Il primo Space Jam con l’ex stella dei Chicago Bulls contribuì ad aumentare la popolarità e la mitologia di Michael Jordan. Jordan era semplicemente l’atleta giusto nel momento giusto. Fu l’assoluto dominatore degli anni ’90: il decennio dei sei titoli Nba e dei limiti costantemente superati, dell’arrivo delle prime partite in diretta in Italia e in giro per il mondo. Il merchandising iniziava a diventare globale e i brand a lui collegati avvolgevano il pianeta: dalla famosa “Be like Mike” della Gatorade al brand Jordan di casa Nike, era impossibile non imbattersi nel numero 23. Lo trovavi anche se andavi al cinema. I continenti si avvicinavano come non mai tra di loro e lui era l’indiscutibile simbolo sportivo di quel periodo. L’unione di questi fattori ha creato un mix esplosivo, per la grande maggioranza è indiscutibilmente “The Goat” (Greatest Of All Time), anche per le generazioni successive che non l’hanno visto giocare (non fosse altro per evitare il rischio di commettere lesa maestà ed evitare di essere etichettato come uno che non se ne intende). Attorno a Jordan c’è una narrazione potentissima e possiamo scommettere che la recente docuserie The Last Dance abbia rafforzato tutto questo.

Infinite luci, ma anche qualche ombra. Durante la sua carriera, Jordan ha dovuto affrontare pesanti accuse legate al mondo delle scommesse. Gli viene anche fatto pesare il non aver sostanzialmente mai preso posizione su questioni sociali e politiche. Attivismo inesistente barricato dietro la celebre frase “anche i Repubblicani comprano le scarpe”: altro non è che una versione moderna di “pecunia non olet”, che sostanzialmente metteva Jordan nelle condizioni di non prendere posizione per non pestare i piedi a nessuno, in modo da evitare il rischio che i Repubblicani smettessero di comprare le tanto popolari Nike Air Jordan.

Dopo questo breve flashback arriviamo al nuovo capitolo: Space Jam – New Legends. In “campo” a ereditarne il testimone arriva LeBron James, the King.

LBJ in campo

James nasce a Akron, Ohio, nel 1985. Pronti, via e senza nemmeno giocare un minuto in Nba la celebre rivista Sports Illustrated gli dedica una copertina con il titolo “Chosen One”. Prima di iniziare la carriera la pressione è già alle stelle, lui non si nasconde e cavalca l’onda arrivando a tatuarsi sul dorso della schiena la stessa frase. Arriva in Nba e veste la canotta dei Cleveland Cavaliers, la squadra della sua terra. Tutto questo assume un risvolto sportivamente romantico ma i primi anni sono un po’ travagliati: indubbiamente James porta una squadra di bassissimo profilo ai vertici della lega ma non arriva mai il salto di qualità definitivo. L’insoddisfazione è tanta e con una mossa a sorpresa LeBron sceglie di passare ai Miami Heat. Con lo squadrone della Florida arriva quattro volte di fila in finale, due vittorie (con cui si toglie dei macigni dalle spalle e inizia a zittire i critici pronti a etichettarlo come perdente) e due sconfitte. Finito il ciclo a Miami torna a Cleveland: altre quattro finali di fila, di cui una caratterizzata da un’impresa epocale battendo i Golden State Warriors 4-3, portando il titolo nella sua città e chiudendo il cerchio. Il lavoro in Ohio è definitivamente finito e l’obiettivo ora è tutt’altro: far risorgere i nobili decaduti Los Angeles Lakers. Conquista il suo quarto titolo Nba con la terza squadra diversa nell’anno più difficile: il Covid-19 irrompe e stravolge il campionato, ma è soprattutto simbolico perché riporta i Lakers sul trono a pochi mesi di distanza dalla drammatica scomparsa di Kobe Bryant che aveva sconvolto il mondo gialloviola.

space jam dieci film

LBJ fuori dal campo

Per gli appassionati di cinema, il LeBron dentro al campo non è forse quello più importante su cui informarsi. Ma conoscere la persona, per quanto possibile, potrebbe farvi avvicinare con più interesse a Space Jam – A New Legacy. Vi ricordate la sopracitate frase “anche i Repubblicani comprano le scarpe”? Qui siamo decisamente agli antipodi. LeBron James non perde occasione per sfruttare la propria popolarità (quasi 94 milioni di follower su Instagram e 50 milioni su Twitter) per lanciare messaggi politici e sociali. Fuori dal campo è una figura trasversale: tanto imprenditore quanto attivista. Il cinema è solo l’ultima temporanea tappa del suo brand. Da dove partiamo? È testimonial tra le altre di aziende come Nike, McDonald’s, CocaCola e Beats; è comproprietario dei Boston Red Sox, del New England Sports Network e del Liverpool; è co-fondatore della piattaforma di comunicazione Uninterrupted; possiede la società di produzione SpringHill Entertainment; produttore musicale; possiede un’azienda di tequila; ha finanziato la nascita di una catena di ristoranti; ha ideato e conduce il programma The Shop su HBO.

E questo è un elenco parziale.

Tanto business ma anche tanto sociale. Nel 2018 ha creato dal nulla una scuola elementare pubblica completamente gratuita nella sua città natale, realizzata in collaborazione con la LeBron James Family Foundation, per aiutare gli studenti delle scuole elementari in difficoltà a non abbandonare gli studi.

Instancabile oppositore di Donald Trump, negli ultimi anni non ha mai perso occasione per alzare la voce sui temi cari agli afroamericani. Lancia lo slogan “More than an athlete” con cui sprona sé stesso e invita i colleghi sportivi a prendere posizione sui temi d’attualità, respingendo al mittente la retorica del “un giocatore deve pensare solo a giocare” e lasciando intendere che gli sportivi non abbiano il diritto che hanno tutti quanti di esporsi anche su altri argomenti al di fuori del campo di gioco. Nel 2008 contribuisce economicamente alla campagna elettorale di Barack Obama, di cui è ancora grande amico. Nel 2014 sensibilizza l’opinione pubblica e si presenta in campo con la maglietta “I can’t breathe” per citare le ultime parole di Eric Garner, il ragazzo morto in seguito a una manovra proibita condotta da un agente nelle fasi dell’arresto. Per il caso George Floyd il suo impegno cresce (“Il Black Lives Matter non è un movimento, ma uno stile di vita”) arrivando anche a incentivare e ottenere la sospensione delle partite Nba come segno di protesta contro le violenze della polizia ai danni dei cittadini afroamericani.

Anche in questo caso, si tratta di un elenco parziale.

Space Jam – New Legends ovviamente lo si potrà vedere, apprezzare o meno, anche senza conoscere “the man behind the mask”. LeBron James è un attore non professionista, e sebbene gli appassionati di cinema non siano tenuti a conoscerlo, questo biglietto da visita potrebbe facilitarvi l’ingresso nel regno di King James.

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