Venezia, il Concorso inizia a deludere
Venezia 67, Giorno 2 - Dopo la presentazione di Miral, anche altri due titoli in competizione al Lido, Norwegian Wood e Happy Few, non soddisfano le attese...
Rubrica a cura di ColinMckenzie
Nel caso di Miral, non conoscendo Schnabel verrebbe da pensare che sia nervoso per l'accoglienza della sua pellicola, considerando le risposte piuttosto brusche fornite (anche al sottoscritto) in conferenza stampa.
Norwegian Wood
Sarebbe facile sostenere che Norwegian Wood è l'anti Machete. Difficile però resistere alla tentazione, considerando che dove il film di Rodriguez divertiva ogni minuto, qui abbiamo una classica pellicola punitiva.
In effetti, il film di Tran Anh Hung sembra il classico stereotipo da festival. Non stiamo parlando di un prodotto orrendo, perché Norwegian Wood non invoglia all'odio eccessivo. Tuttavia, sarebbe falso negare che la noia non la faccia da padrona. Si inizia con un suicidio girato in maniera freddissima e una generale mancanza di calore umano. Non aiuta l'eccesso di voce off iniziale, che per fortuna scompare strada facendo.
In particolare, si passa da momenti di pura incomunicabilità ad altri molti espiciti dal punto di vista sessuale (nei dialoghi, non a livello visivo), tanto da risultare falsi, con dialoghi sostanzialmente neomelodici su sesso e amore. Discorso simile per le interpretazioni, in grado di spostarsi fin troppo facilmente da un minimalismo estremo a eccessi irritanti.
Ovviamente, il confine tra poetico e ridicolo è labile e magari nella scena con la guardiana/dottoressa viene superato. Sì, la regia è elegante e la fotografia si fa apprezzare. Tutto perfetto per ricordarci che siamo di fronte a una 'raffinata' pellicola orientale. Che però per emozionarci (o provare a farlo) ha bisogno di alzare a palla la musica classica...
Happy Few
Un film francese, tanti dialoghi, borghesi annoiati e tanto sesso, praticato e/o discusso. Una formula molto praticata al cinema, ma che ha spesso prodotto risultati sconfortanti.
Happy Few è il classico film che porta i giornalisti a fare accurate descrizioni su cosa è successo, chi ha fatto cosa con chi, cosa si vede e cosa no, chi era nudo e come. Magari qualcuno suggerirà anche che le scene di sesso sono vere. Insomma, materiale perfetto per pezzi di costume. Ma anche tanti spunti più o meno ridicoli, quasi obbligatori con storie del genere.
Perché dover aggiungere anche racconti erotici assolutamente non necessari e che rendono eccessiva una materia già delicata di suo? E ci si rende conto che con tali incontri imbarazzanti in scena viene naturale ridere?
Va riconosciuta a tratti una certa grazia nel racconto, una regia tutt'altro che soporifera e un utilizzo delle musiche interessante. Ma non si può costruire una storia con frasi banali come "sei come un sudoku, difficile da decifrare e con una griglia incompleta"; "sei elastica, io sono rigida". Per non parlare di battute rozzissime (in un film italiano verrebbero massacrate) e di dialoghi surreali con i famigliari. E la scena con la farina, mio dio la farina...
In tutto questo, le conclusioni non possono che essere prevedibili. Talmente prevedibili da sembrare programmatiche. Sembra inutile dirlo, un film irritante per come dice cose banalissime pensando che siano geniali. Sicuramente in lizza per l'elenco dei peggiori quando farò un consuntivo del Festival...
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