Prince e il Cinema, un amore a tinte viola
Dopo David Bowie, dopo Lemmy Kilmister, anche Prince ci ha lasciati
A cura di Lorenzo Bianchi
Dopo David Bowie, dopo Lemmy Kilmister, anche Prince ci ha lasciati. Un 2016 davvero funesto per quanto riguarda il mondo della musica, ma un po' anche per il mondo del cinema e della televisione, un universo con il quale queste tre icone del rock e del pop mondiale si sono spesso e volentieri divertite a giocare. Se per il Duca Bianco le apparizioni sul grande schermo sono state plurime e variegate, per il frontman dei Motorhead e per il Folletto di Minneapolis sono state molto più contenute, ma non per questo meno importanti.Da sempre attentissimo all'aspetto visivo e alla componente filmica dei suoi videoclip, Prince ha esordito nel cinema con Purple Rain, pellicola del 1984 diretta dall'allora esordiente Albert Magnoli e basata su un concept dello stesso Prince. Un lungometraggio a tratti autobiografico, non tanto nei particolari legati alla vita del suo protagonista quanto più all'aspetto sentimentale che indissolubilmente unisce l'artista con la figura di "The Kid", il cantante in cerca di ribalta interpretato da Nelson nel film. Una pellicola in cui Prince ha riversato tutto se stesso, dal suo essere un outsider al desiderio di costruire qualcosa di importante e duraturo con la propria musica, riuscendo in questo, oltre che sul grande schermo, anche nella vita reale, vincendo l'Oscar per la Miglior Colonna Sonora proprio per Purple Rain ed ergendosi a vera e propria icona di culto degli anni Ottanta.Alcuni anni dopo, precisamente nel 1990, l'artista di Minneapolis tentò di bissare questo successo con Graffiti Bridge, ideale sequel della pellicola del 1984, mettendosi questa volta in gioco anche nelle vesti di regista e sceneggiatore. Purtroppo, il risultato finale non fu quello sperato, e invece che qualche candidatura agli Oscar ne ricevette ben cinque ai Razzie Awards, quasi tutte dedicate ai vari ruoli da lui ricoperti nel progetto. L'insuccesso del film non arrestò la carriera da musicista di Prince, che nel decennio appena cominciato pubblicò quasi un disco all'anno, ma segnò una definitiva battuta d'arresto per quanto riguarda la sua carriera cinematografica. Fatta eccezione per 3 Chains o' Gold, lungometraggio del 1994 composto da una serie di video musicali tenuti insieme da una cornice narrativa con protagonista il cantante - uscito però direttamente per il mercato dell'home video, il cinema per Nelson divenne soltanto un indelebile ricordo, almeno per quanto riguarda la parte attoriale.
Infatti, i suoni brani vennero - e continuano tutt'ora a venir utilizzati - in moltissime pellicole, e lo stesso Prince riprese più volte il ruolo di compositore per realizzare alcuni canzoni per pellicole quali Showgirls di Paul Verhoeven nonché Girl 6 - Sesso in linea e Bamboozled di Spike Lee. Oltre alla già citata Purple Rain, il suo successo più grande in questo ambito fu però la realizzazione della colonna sonora del primo lungometraggio di Batman a opera di Tim Burton, nel 1989. Odiato e celebrato allo stesso tempo per via delle sue smaccate sonorità funk-pop, il disco rappresentò un qualcosa di veramente importante per l'artista di Minneapolis, tanto da portalo quasi ad annullare un lungo tour in Giappone per la sua impazienza di lavorare al progetto. Il viscerale amore di Prince per questa colonna sonora lo portò a partecipare in prima persona ai videoclip dei brani estratti dalla stessa, giocando a vestire i panni di Batman e Joker e riuscendo addirittura a raggiungere il primo posto nelle classifiche musicali statunitensi con la celebre Batdance.
Oltre al cinema, nella sua lunga carriera Prince non ha disdegnato qualche comparsata anche nel mondo della televisione, tanto da decidere di lanciare il singolo PretzelBodyLogic con una sua apparizione durante un episodio di New Girl. Storico anche il suo incontro con i Muppet del 1997, nel quale il Folletto di Minneapolis riuscì a far emergere il suo lato più comico e giocoso, ironizzando anche sulla sua vittoria agli Oscar che costò il premio a Jeff Moss, in gara proprio con la colonna sonora del film dei Muppets. Insomma, un artista poliedrico, che pur restando sempre fedele in primis alla musica, il suo più grande amore, non ha mai smesso di mettersi in gioco in ogni ambito gli capitasse davanti, trovando sempre la forza di rialzarsi anche dopo pesanti insuccessi. Ma dopotutto, se si faceva chiamare Prince, un motivo c'era.