Non abbiamo fatto in tempo da darvi la notizia dello storico ritorno di Alan Moore su un fumetto seriale, che Bleeding Cool ha raggiunto il maestro britannico per un’intervista che parla proprio di Crossed + 100, la miniserie di sei numeri che ci racconterà il mondo creato da Garth Ennis tra cento anni e le conseguenze che l’epidemia di malvagità e violenza alla base dell’universo di Crossed avranno sull’umanità tra un secolo.

Moore si è detto eccitato quanto i fan, che non vedono l’ora di dicembre, mese in cui Crossed + 100 arriverà sugli scaffali inglesi e americani. Innanzitutto perché ha appena vistole prime tavole di Gabriel Andrade ed è assolutamente entusiasta dell’energia che sprigionano. La sensazione è quella di avere trovato esattamente l’uomo che ci voleva per questo lavoro, e non c’è niente di meglio, per una storia, del disegnatore adatto a metterla in scena.

Parlando dell’universo di Crossed, Moore ha confessato di averlo trovato inizialmente troppo terrificante e brutale, di aver smesso di leggere il fumetto e di aver pensato che non facesse per lui, né come lettore né come autore. Un’opinione che ha comunicato all’amico Garth Ennis, il quale capì il punto di vista, invitandolo però a non mollare: il peggio era stato messo davanti a tutto il resto, sbattuto in faccia al lettore quasi per sbrigare la pratica del genere horror, fargli capire sin da subito cosa lo aspettava, per poi sviscerare i temi più complessi ed interessanti della serie. Alla seconda lettura, Moore ha capito di trovarsi di fronte a un lavoro di grande profondità anche morale e perizia narrativa superiore.

L’idea di esplorare il mondo di Crossed in un futuro così lontano, invece, proviene dalla fascinazione di Moore per due aspetti pratici, conseguenza dell’infezione che rende incontrollabili e paranoicamente malvagi e violenti i “crociati”. Per prima cosa il fatto che l’intera industria pesante si blocchi nel 2008 (anno d’inizio dell’epidemia), con consequenziale riduzione del livello tecnologico, demografico, economico. Il classico ritorno all’età oscura di ogni buona storia postapocalittica.  La distribuzione dei non infetti e delle sacche di resistenza è però quel che interessa di più Moore: se inizialmente i malati sarebbero la maggioranza, assedianti di piccole comunità isolate, quanto ci metterebbe questa situazione ad invertirsi? Come fa Moore a dare per scontato che l’inversione avverrebbe? Semplice: il secondo punto interessante è l’assoluta stupidità degli infetti, del tutto incuranti della propria salvezza e privi di ogni senso di autoconservazione. Prima o poi, l’idiozia presenta il conto. Inoltre i Crossed non possono avere figli. Malvagi come sono, li ucciderebbero di persona (probabilmente dopo averli sodomizzati, come narrano alcuni precedenti poco edificanti della serie). Prima o poi il loro numero dovrebbe necessariamente calare, mentre la popolazine umana tornerà inevitabilmente ad espandersi.

Gli infetti, oltre a diminuire di numero, inecchieranno e sranno quindi più facili da isolare ed uccidere, gli umani potrebbero tornare a vivere in villaggi fortificati relativamente sicuri e iniziare campagne di rastrellamento dei mostri rimasti, tornare a pulire il pianeta dall’epidemia, su un territorio in cui, probabilmente la natura sarà cambiata in maniera decisiva, più selvaggia e priva di controllo, probabilmente figlia di nuovi climi e ibridazioni di specie. Città crollate, animali tornati selvatici, bestiame quasi assente, che implica nuove forme di approvvigionamento di cibo.

Un punto che Moore vorrebbe trattare, non necessariamente risolvere, è l’origine del virus. L’umanità di Crossed non sa cos’abbia causato l’epidemia, non ha isolato la causa. Ovviamente, col tempo e con la nuova relativa sicurezza, ci sarebbero parecchie teorie in circolazione, nessuna veramente decisiva. Moore ha cercato di trovare una spiegazione insieme ad Ennis, facendo una serie di possibili ipotesi, nessuna delle quali è mai parsa realmente convincente. Questa serie di tentativi è stata divertente, al punto che probabilmente sarà inclusa in Crossed + 100, ma l’origine del contagio rimarrà comunque un mistero, in definitiva. Anche perché la mancanza di consapevolezza sarà uno dei tratti distintivi, dei temi della serie. Essa accomuna gli infetti e i sopravvissuti: i primi sono resi folli dalla mancanza di limiti alla malvagità interiore, amplificata sino agli estremi, mentre i secondi sono ripiombati in un medioevo culturale, la cui fine passerà tramite la formulazione di una nuova conoscenza, da costruire e ricostruire.

Moore ha precisato che, tramite il tratteggio di un’umanità futura, ha voluto anche fare un’ipotesi di come quella civiltà ferita e in via di ripresa gestirebbe la memoria del passato. Nel 2108 che fa da teatro agli eventi di Crossed + 100, come verrà percepito il 2008, con le sue aspettative, la sua idea di evoluzione e progresso, le sue abitudini e scelte? Una domanda a cui non vediamo l’ora di ascoltare la risposta, per bocca di Alan Moore.

Fonte: Bleeding Cool