[UPDATE 17:20] Roberto Recchioni ha da poco rilasciato il seguente post:

 

 

 

Si scusa, Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera, in merito alla pubblicazione di vignette di artisti italiani e internazionali in memoria dei vignettisti di Charlie Hebdo, vittime della strage di Parigi di qualche giorno fa. Si scusa in un’intervista a Wired per non avere contattato per tempo gli autori dei materiali pubblicati, chiarendo che il quotidiano non ha guadagnato nemmeno un euro, dato che l’intero ricavato è devoluto in beneficienza.

Abbiamo contattato tutti quelli che siamo riusciti a raggiungere, e abbiamo inoltre precisato per iscritto nel libro di essere disposizione degli autori per i diritti. […] L’operazione è nata con le migliori intenzioni. È possibile che ci sia stata un po’ di confusione, siano stati commessi errori, qualcuno non sia stato consultato. Abbiamo raccolto i disegni in rete e poi abbiamo lavorato al volume. Se avessimo dovuto attendere oltre, l’iniziativa non avrebbe più avuto significato. Mi scuso comunque con quanti si siano sentiti a disagio, e tengo a dire che siamo a disposizione di tutti per riconoscere i diritti di autore.

Una serie di dichiarazioni che tentano di gettare acqua sul fuoco della polemica scoppiata immediatamente in rete, scatenata da autori e lettori, dopo la pubblicazione lampo del volumetto. L’intervento del direttore del Corriere appare però tardivo e insufficiente a coprire i danni lasciati da un’operazione che molti hanno trovato discutibile sotto moltissimi aspetti, irrispettosa della professionalità degli autori prima ancora che scorretta dal punto di vista del riconoscimento dei loro diritti. La prima risposta è quella di Roberto Recchioni, uno degli autori che si considerano parte lesa della situazione, che ha agomentato così sul suo blog:

De Bortoli, il direttore del Corriere della Sera, si scusa per quanto successo.
Lo fa dalle pagine del suo quotidiano? No, in una intervista informale a Wired.
Si scusa perché ha pubblicato vignette su cui non aveva alcuno diritto in un libro, allegato al suo quotidiano e portato in libreria di varia da Rizzoli-Lizard? No.
Si scusa di non aver avvertito tutti per tempo e ribadisce che gli aventi diritto possono sentire il quotidiano per qualsiasi cosa (traduzione: se volete i soldi per la vignetta, ve li riconosciamo).

Adesso, Signor De Bortoli, io vorrei farle capire una cosa semplice:
io NON VOGLIO soldi da lei. E non voglio nemmeno che lei mi riconosca la proprietà di qualcosa che è già mia.
Io NON VOGLIO essere associato in alcuna maniera al suo libro che trovo orribile sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista ideologico.
NON VOGLIO che una mia vignetta, realizzata e diffusa gratuitamente sul web venga commercializzata da una operazione benefica di cui non conosco i dettagli.
NON VOGLIO, soprattutto, che una mia vignetta sia contenuta in un volume che si dice dalla parte di Charlie Hebdo e poi censura le vignette della rivista stessa e degli autori morti nella strage perché non adatte alla linea del giornale.

In poche parole, signor De Bortoli, per rispondere alla mail che lei ha fatto inviare agli autori DOPO l’uscita del volume, chiedendo il loro consenso (mail che, comunque, a me non è mai arrivata): IO NON VOGLIO.

Grazie e cordiali saluti.

Un vero e proprio pasticcio di cui sentiremo ancora parlare. Restate sulle nostre pagine per aggiornamenti.

 

Fonte: Wired, Pronto alla Resa