Originariamente, Superman era un personaggio che doveva essere in grado di prendere i leader militari per la collottola, da una parte e dall’altra dei conflitti armati, e farli incontrare forzatamente per sistemare le cose. La sua storia è connessa alla Seconda Guerra Mondiale ed è in quel contesto che mi piacerebbe metterlo. Superman deve poi confrontarsi con le proprie origini ebraiche. Mi piacerebbe mostrarlo di fronte alla tragedia dei campi di sterminio.
Il riferimento è, in parte, all’identità etnica e religiosa di Jerry Siegel e Joe Shuster, i creatori di Superman, che erano ebrei come moltissimi autori di fumetto del passato. Siegel, nei suoi appunti dell’epoca, pensava di scrivere le storie di Superman come un’allegoria dell’antisemitismo e vedeva Clark nei panni di un moderno Sansone.
Negli anni, molte analogie sono state ipotizzate, come quella che vede la fuga da Krypton come un Esodo in salsa fantascientifica, o il paragone tra il nome finto di Clark Kent che cela la vera identità di Kal-El, come successo a molti Ebrei negli anni Quaranta e Cinquanta in giro per il mondo.
Una cosa è certa: Miller non è nuovo a progetti controversi. Tuttavia, non sempre i risultati sono stati considerati all’altezza, dal punto di vista narrativo ed artistico, degli argomenti toccati e sentir parlare di un Superman che si confronta con la Germania nazista nei panni di campione del Popolo Eletto non può che richiamare alla mente l’esperienza di Sacro Terrore, opera poco potabile per pubblico e critica, schiacciata dal peso delle visioni politiche dell’autore.
Fonte: Inverse
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