Mark Waid parla di se stesso e della sua tecnica di narratore a fumetti, rispondendo alle domande del pubblico del WonderCon 2017, fiera del fumetto della città californiana di Anaheim. Ecco le dichiarazioni più interessanti dell’attuale burattinaio delle vite degli Avengers e autore di grandi capitoli del fumetto americano.

 

Superman: Birthright #1, copertina di Leinil Francis YuSuperman: Diritto di Nascita è senza dubbio il mio fumetto preferito su cui abbia lavorato. Ho avuto la fortuna di lavorare con un sacco di altri autori, artisti e disegnatori. Probabilmente, Kingdom Come è il titolo che verrà scritto sulla mia pietra funeraria, ma con tutto il rispetto, Diritto di Nascita è la mia lettera d’amore per Superman.

Sono felicissimo, perché chi viene a farmelo firmare dice sempre che un tempo era convinto che fosse un personaggio noioso e monolitico e invece, leggendo le mie storie, è rimasto stupito. A quel punto so di aver fatto il mio lavoro, perché non è noioso. È grandioso, incredibilmente affascinante. Non un personaggio idiota, caro Zack Snyder.

Ricordo il momento esatto in cui mi venne l’idea per Irredeemable. La premessa era raccontare cosa sarebbe stato Superman se fosse stato un deficiente, un bastardo cresciuto da una madre single, bipolare e con grossi problemi personali. L’ispirazione mi era giunta anni prima, un giorno in cui io e Grant Morrison eravamo insieme, in una di quelle rare occasioni in cui riuscivo a capire cosa mi stesse dicendo. Parlammo di vecchie storie di Superman.

In quei fumetti, Superman aveva un modo per comunicare con chi stava nella Zona Fantasma. Grant si chiedeva perché mai dovesse farlo, dato che l’unica cosa che loro avrebbero avuto da dire era che lo odiavano. Io risposi che, alla fine, internet non era tanto diverso. E improvvisamente, l’illuminazione: pensa com’è essere Superman, poter sentire quel che ogni persona dice di te, e, non importa quanto bene tu faccia, c’è comunque un sacco di gente che ti ritiene uno schifo. Prima o poi, dovrà pur avere effetto su di te.

Se siano gli scIrredeemable #1, copertina di John Cassadayeneggiatori ad adattarsi ai disegnatori o il contrario? Be’, entrambe le cose. Io la vedo così: quando sto scrivendo una sceneggiatura, quella è la mia sceneggiatura, la mia storia. Nel momento in cui la consegno a un artista, non è più mia, è la nostra. Ed se sto lavorando con qualcuno che conosco, con cui ho collaborato prima, ho già un’idea di come appariranno gli eventi e una certa fiducia nel suo operato.

Nel caso di Chris Samnee, posso semplicemente consegnargli il dialogo e lasciare a lui la decisione sul ritmo da dargli. Oppure posso permettermi di affidargli tre pagine di scena d’azione e indicare solo i punti chiave.

Quel che amo del fumetto è il fatto che sia il medium che consente la più personale forma di collaborazione che ci sia. Posso permettermi di descrivere ogni millimetro dell’espressione di un personaggio o restare del tutto sul vago a seconda di quanto bene conosco il mio collega disegnatore.

 

Notizie sparse dalle altre risposte. Il regista Adam McKay pare sia interessato a una versione cinematografica di Irredeemable, ma non ci sono notizie ufficiali. Ha proposto un’idea e pare che sia piuttosto fedele all’originale, ma Waid non è stato contattato da nessuno. Se dovesse scegliere un attore per il personaggio, sarebbe John Hamm, ma è convinto che non accadrà mai.

 

 

 

Fonte: Comics Beat