Nel segno di Manara - Antologica di Milo ManaraSi è tenuta ieri a Bologna l’inaugurazione della mostra Nel segno di Manara – Antologica di Milo Manara, all’interno delle sale di Palazzo Pallavicini, che riapriva dopo tre anni di restauri.

La collezione permette di osservare gli originali di molte illustrazioni realizzate dal Maestro, così da rimanere incantati davanti alla bellezza delle sue donne sensuali, alla plasticità delle pose e alla sensualità dei corpi, oltre che alla cura per il dettaglio negli abiti o nei gioielli. Accurate ricostruzioni storiche e ritratti di attrici affascinanti sono la cifra stilistica dell’autore, ma la collezione permette di scoprire anche alcune curiosità come le sue collaborazioni con Federico Fellini o altri progetti particolari, come i bozzetti per le polene di alcune navi da crociera.

Tra segni zodiacali celesti, illustrazioni inedite e disegni realizzati per riviste e cataloghi, la mostra (aperta fino al 21 gennaio 2018, dal mercoledì a lunedì dalle 10.00 alle 19.00) offre un quadro esaustivo della carriera di Manara, in grado di affascinare i suoi fan e sorprendere i visitatori curiosi che magari non conoscono al meglio la ricchezza della sua produzione.

Abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche parola con il Maestro Manara, che ci ha raccontato alcuni retroscena sull’esposizione e sulla sua carriera.

 

Com’è stata effettuata la selezione delle opere esposte?

Bisogna dire che la scelta è stata condizionata molto dalla possibilità di reperire le tavole originali, perché sono tutte di proprietà di qualcuno, e la mostra è lunga, quindi è stato difficile. Comunque il criterio è stato la volontà di avere un esempio delle cose più importanti, sia sul piano dei fumetti che sul piano delle illustrazioni. Per la scelta delle tavole abbiamo dovuto un po’ accontentarci di quello che siamo riusciti a trovare.

Io ho insistito perché ci fossero anche delle tavole di un lavoro che sto ancora facendo, per dare un’apertura al futuro e non rendere la mostra una sorta di pietra tombale. Ci sono quindi dieci o dodici tavole del Caravaggio che sto disegnando, e c’è qualcosa del monumento a Brigitte Bardot che stiamo ultimando. È ancora in lavorazione, ma ormai è quasi finito.

Ad ogni modo, c’è un po’ di tutto. De L’estate indiana non siamo riusciti a trovare niente, quindi non è presente, ma di El Gaucho ci sono alcune tavole; magari non saranno le più rappresentative, ma sono quelle che ci hanno concesso e ci hanno prestato.

Come si può notare visitando la mostra, nel corso della sua carriera ha disegnato personaggi femminili originali, ma anche interpretato personaggi dei fumetti e donne realmente esistite: quali sono le differenze nell’approccio a queste diverse tipologie?

Be’, la differenza fondamentale, dovendo fare dei ritrattini, è la somiglianza. Poi si tratta di attrici tuttora attive nel campo. Per quelle più giovani, emergenti, sono stato anche attento a non urtare la loro sensibilità: con quelle che si sono caratterizzate girando film più osé, più espliciti, mi sono spinto un po’ di più nella rappresentazione del nudo, mentre con le attrici che solitamente non si spogliano moltissimo ho rispettato la loro scelta.

Qui sono esposte tutte piuttosto nude, ma ho fatto ad esempio anche Kristen Stewart, e lei è vestita, perché non è frequente che si spogli: non ha fatto del nudo la sua cifra stilistica. E come lei anche altre.

C’è qualche personaggio dei fumetti creato da altri autori che avrebbe voluto disegnare, ma per problemi di diritti non le è stato possibile? C’è qualche sogno nel cassetto ancora non realizzato?

Finora non è mai successo. È capitato spesso che mi commissionassero personaggi di altri, e le poche volte che ho chiesto io, sono stati d’accordo.