Il 25 novembre uscirà negli Stati Uniti Witchblade #185, albo che concluderà una delle serie simbolo degli anni Novanta. Se è vero che molti di noi lettori hanno già detto addio a Sara Pezzini tanto tempo fa, il saluto finale avverrà con la storia scritta da Ron Marz per le matite di Stjepan Sejic, Nelson Blake I e Randy Green. Due co-creatori del personaggio, reso famosissimo in tutto il mondo soprattutto dalle celebri matite del defunto Michael Turner, hanno commentato la fine della serie ai microfoni di Newsarama: Marc Silverstri e Brian Haberlin.

 

Witchblade #1, copertina di Brian Haberlin e Michael Turner Haberlin – All’epoca della nascita di Witchblade vivevamo un periodo d’oro per le bad girl. Lady Death e Shi vendevano da matti e noi sapevamo di poter fare di meglio. Io venivo da esperienze per la televisione, quindi lavorai sul personaggio assieme a David Wohl con un metodo simile a quello che molti usano adesso, ragionando per stagioni, progettando la sua introduzione per dieci o venti episodi e poi per cicli simili.

Silvestri – Sì, eravamo attratti dall’idea di una bad girl, ma c’era molto altro. Volevamo aggiornare il mito arturiano e la leggenda di Excalibur. Avevamo per le mani Mike Turner, ai tempi quasi sconosciuto, e sapevamo che sarebbe stato una bomba, perfetto per dominare l’immaginario dell’epoca in fatto di figure femminili. Sapevamo che, in quel momento, avevamo la libertà per fare cose che Marvel e DC non potevano permettersi.

Non aveva senso creare un altro Spider-Man, cercavamo qualcosa di completamente diverso. Il mercato era in crescita e tutti andavano a caccia della prossima novità. All’inizio sapevamo di avere per le mani una storia ancora da definire, un personaggio non strutturato e da scoprire lungo il cammino, ma terribilmente figo. Non eravamo sicuri nemmeno del nome, ma funzionò e divenne il fumetto più venduto del 1995.

Witchblade è stato il nostro vero inizio originale, perché la Top Cow aveva già Cyberforce in archivio, un discreto successo ancora pesantemente influenzato dalle storie degli X-Men dell’epoca. Invece Sara era qualcosa che non si era mai visto, un ritorno a temi puramente fantasy nel mondo del fumetto. Grazie al suo successo, potemmo lanciare The Darkness, introducendo la serie nel suo stesso universo narrativo e proponendone il protagonista come naturale controparte di Witchblade.

Anche Ron Marz, veterano autore per Marvel e DC Comics che giunse sul personaggio nel 2004 per poi scriverne molte delle storie a venire, ha rilasciato alcune dichiarazioni.

Darkness WitchbladeMarz – Credo che Witchblade e The Darkness abbiano dato alla Top Cow la sua identità, differenziandola da ogni altra casa editrice. Tutti creavano varianti sul tema dei supereroi, mentre noi scrivevamo delle storie noir basate su poteri sovrannaturali e i nostri due personaggi furono i primi ad introdurle all’epoca. Sara, poi, è stata protagonista della propria serie per vent’anni. Un traguardo notevole per un personaggio femminile. Sotto molti punti di vista potremmo considerarla all’avanguardia, rispetto al presente.

Haberlin – E questo anche se in superficie potete pensare che sia solo una bambola in un bikini di metallo. Capisco che possa essere stato un problema per molti.

Silvestri – Probabilmente, all’epoca della sua creazione, avrei potuto in effetti essere meno ovvio. Ma trovo bizzarro che la gente si fermi all’aspetto più scontato del personaggio, nel giudicarlo. Avevamo bisogno di fare colpo e ai tempi l’estetica generale era quella. Fummo più bravi e più coraggiosi di altri, probabilmente. Ma al suo nucleo, la serie ha sempre parlato di Sara come di un personaggio femminile incredibilmente forte. L’abbiamo messa alla prova non poco come essere umano, ma lei si è sempre dimostrata una grande eroina.

Marz – Sicuramente c’è stato un periodo in cui l’aspetto estetico di Sara ha funzionato da vessillo, per noi, facendo girare un sacco di sguardi. E una volta che la reputazione di un personaggio è stabilita è molto complicato prendere strade diverse, fare cambiamenti troppo radicali. Se cercate immagini di Witchblade su Google, troverete illustrazioni che non rispecchiano molto il presente, ma che ancora rappresentano l’idea che il pubblico ne ha.

Quando arrivai sulla serie, volevo che i lettori si affezionassero a Sara come personaggio, non ero interessato a scrivere storie che fossero solo delle scuse per vederla seminuda. Lo dissi alla Top Cow prima di accettare l’incarico e, da allora, ebbi sempre la libertà di scrivere quel che volevo. Onestamente, credo che chi non ha letto il fumetto negli ultimi dieci anni non abbia la minima idea di quel che è diventato.

Haberlin – Credo che l’idea di personaggio, al di là della fine della serie, continuerà ad esistere. Una donna gettata nella mischia e messa alla prova da un potere che a volte è una cosa buona, altre volte è addirittura malvagio o dannoso. Witchblade è un personaggio dipinto in scale di grigio, che ti permette di prendere moltissime strade. Vedo molto di questo aspetto in parecchi fumetti contemporanei.

 

 

Fonte: Newsarama