È risaputo che Alan Moore non veda di buon occhio le trasposizioni cinematografiche delle sue opere, arrivando persino a disconoscere queste ultime e a rifiutare i compensi. Se, da un lato, ciò è sicuramente dovuto alla personalità e all’integrità dello scrittore, dall’altro, guardando a film come From Hell – La vera storia di Jack lo Squartatore, non è difficile mettersi nei panni di Moore, il quale è costretto a rimanere impotente di fronte agli adattamenti, buoni o cattivi che siano, degli sceneggiatori di Hollywood.

Ma quando e perché è iniziata la crociata di Moore contro Hollywood? Per saperne di più dobbiamo tornare alla fine degli anni ’80, quando uscì nelle sale cinematografiche Return of Swamp Thing (da noi conosciuto con il titolo di Il ritorno del mostro della palude). Il film del regista Jim Wynorski, con Dick Durock e Heather Locklear come protagonisti, viene ricordato soprattutto per essersi distanziato molto dalla fonte originale, per usare un eufemismo.

Per dimostrare ciò, basti prendere come esempio la famosa scena di sesso presente in Swamp Thing di Moore e Steve Bissette

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…e confrontarla poi con la stessa scena trasposta nel film.

 

Ognuno tragga le sue conclusioni in merito, ma per avere un’idea più approfondita prendiamo in esame alcune dichiarazioni a riguardo rilasciate dallo stesso Moore a Bill Baker.

Sin da quando i miei lavori hanno iniziato ad avere attrattiva per coloro che lavorano nell’industria del cinema, cioè sin dall’inizio della mia carriera, a dire il vero, ho sempre avuto un interesse minimo nei confronti di tutto ciò. Forse perché la mia prima esperienza in merito fu quando realizzarono il deplorevole Return of Swamp Thing, grazie al contratto poco saggio che la DC aveva firmato con i produttori del film, ai tempi in cui la DC smaniava per avere ogni suo fumetto trasformato in un film. Il contratto stabiliva che i produttori avevano la facoltà di prendere qualsiasi cosa dalla fonte a fumetti, da qualsiasi periodo della testata di Swamp Thing. Questo è il motivo per cui il secondo film di Swamp Thing presentava idee e passaggi di dialoghi fatti a pezzi e presi dai miei fumetti realizzati con ben altra premura, andando così a travisare il mio lavoro, cosa della quale non ero ovviamente felice. E venne fuori che anche il film di Constantine venne realizzato grazie a quell’accordo, che era a tempo indeterminato. Constantine era un personaggio apparso sulle pagine di Swamp Thing, perciò i produttori avevano tutto il diritto di farne un film, e usare qualsiasi fonte a loro disposizione.

A questo proposito, il giornalista Daniel Best è andato a ritrovare le pagine del suddetto contratto firmato tra la DC Comics e Michael Uslan della Swampfilms, nelle quali viene confermato quanto detto da Moore. I produttori avevano diritto di attingere a piene mani dalla fonte a fumetti, in cambio del 2,5% degli incassi del film da versare alla casa editrice. Non proprio quello che si potrebbe definire un grande accordo…

Di seguito, vi mostriamo la copia originale del contratto.

Contratto DC 01

 

Contratto DC 02

 

Fonte: BleedingCool