Dopo più di 20 anni dalla sua introduzione nell’Universo DC, Harley Quinn sta vivendo un periodo di grande popolarità, come dimostra anche il mese di febbraio con le numerose variant cover a lei dedicate.
Il personaggio ha saputo dimostrare di essere molto di più che “la ragazza del Joker”, soprattutto nell’attuale run per mano di Amanda Conner e Jimmy Palmiotti.

Solo una settimana fa vi abbiamo proposto l’intervista di Newsarama ai due autori, mentre oggi vi riportiamo una chiacchierata fatta per Comic Book Resources, incentrata proprio sul successo ottenuto da Harley Quinn.

 

Harley Quinn potrebbe essere ora al punto di massima popolarità nella sua storia, e voi avete giocato un grosso ruolo in questo. Qual è il vostro rapporto personale col personaggio? La seguite come fan dai tempi di Batman: The Animated Series? È questo che vi ha portato a lavorare al suo fumetto?

Conner: Penso di sì. Amo le opere di Paul Dini e Bruce Timm, perciò per convincermi a lavorare alla serie è stata sufficiente la richiesta di Jimmy “Ehi, vuoi farlo?” a cui ho risposto “Certo, sembra divertente!”

Palmiotti: Adoravamo i cartoni con Harley Quinn e quella era la versione che conoscevamo. Quando ci è stato offerto di lavorare al fumetto, sapevamo che faceva parte della Suicide Squad, ma lì era un diverso tipo di personaggio, una diversa interpretazione. Prima di salire a bordo della serie ci siamo documentati molto, ma ci piaceva di più la prima versione, così l’abbiamo mixata con quella attuale perché non potevamo ignorare quello che gli altri autori stavano facendo ora con lei.

Harley Quinn #0Fin dal numero #0, sembra che abbiate messo molto di voi stessi e dei vostri interessi in questa versione di Harley. È qualcosa che sperate di fare in ogni progetto o Harley vi ha spinto a un tocco più personale per qualche ragione?

Conner: Credo volessimo fare una nostra versione, ma in realtà è lei a decidere cosa sta per fare. Per esempio, la sfida di roller inizialmente era solo una mia idea “Cavoli, il suo look sembra quasi una divisa da roller… ommioddio! Ma sarebbe il lavoro perfetto per lei!”. È lei a dirci cosa vuole.

Palmiotti: La prima immagine che Amanda ha disegnato per far capire alla DC cosa volevamo fare col fumetto è questa illustrazione di Harley Quinn davanti a un cerchio raffigurante un gigantesco Joker, come i clown di Coney Island. Da quella abbiamo pensato “Sarebbe figo se lei vivesse a Coney Island” e sapevamo che per la sua serie avevamo bisogno di farla uscire da Gotham City, per evitare di farla interagire ogni volta con Batman o Catwoman. È dura non incontrare tutti gli eroi che circolano in quella zona.

Ma spostandola in un altro luogo e dandole un cast di supporto tutto suo, l’avrebbe resa un personaggio autonomo, non solo di supporto o il membro di un gruppo come la Suicide Squad. Dovevamo farla stare in piedi da sola, e a volte capita nella vita di fare una scelta simile: andare da qualche altra parte, per poter diventare una persona nuova.

Così facendo ci siamo trovati a scrivere delle zone in cui abbiamo vissuto, delle persone che conosciamo. La regola della scrittura è di scrivere su qualcosa che conosci.

Entrambi avete lavorato a un sacco di serie ed è sempre qualcosa di inaspettato scoprire se quello che stai scrivendo sarà apprezzato da un sacco di lettori o se il mercato lo ignorerà. La vostra Harley Quinn ha avuto un successo fenomenale, sempre in cima alle classifiche di vendita e con un grande supporto dei fan. Essendoci al lavoro da un anno, vi siete fatti un’idea del motivo per cui è riuscita a sfondare in questo modo?

Conner: Ne siamo rimasti sorpresi come tutti! Sconvolti. La spiegazione che mi sono dato al perché sia così popolare, è provare a immaginare qualcosa che vi fa davvero arrabbiare. Tipo, sei fermo al semaforo e la luce diventa verde, e dopo una frazione di secondo chi è dietro di te suona il clacson per farti andare avanti. In quel momento vorresti avere dei retro-razzi sulla tua macchina da lanciargli contro, ma non è possibile nel mondo reale. È meraviglioso che Harley possa farlo, lei rende reali tutte le fantasie che abbiamo a proposito di ciò che non ci è permesso fare.

Harley QuinnPalmiotti: Credo anche che sia un buon tempismo. Io e Justin Gray abbiamo scritto il videogioco Injustice, nel quale appare Harley, e le persone l’hanno amata in quel caso. Ogni volta che appariva come ospite in un albo le persone si entusiasmavano, e capitava spesso di vedere persone con vestiti di Harley Quinn. Sembrava il momento giusto per questo fumetto, e il giusto tono.

Ad essere onesto sono abituato a vedere i miei fumetti invenduti. Così quando questo ha cominciato a vendere un sacco di copie mi chiedevo cosa stesse succedendo, soprattutto visto che la DC ci ha lasciato fare il numero 0 secondo la nostra visione, coinvolgendo tutti quegli artisti in modo un po’ pazzo e lasciandoci seguire le nostre idee.

Credo ci sia una lezione da imparare in tutto ciò. Ma penso anche che abbiamo conquistato un pubblico femminile e un pubblico più giovane, che non sono attratti da altre serie DC, e questo ci ha aiutato molto. Mi baso sulle file per le dediche alle convention, dove vediamo molte più donne di quante ne avessimo mai viste e anche molti ragazzini.

La serie continua mentre stiamo andando incontro al film della Suicide Squad. Avete qualche tipo di coinvolgimento in esso o idee per come sfruttare la cosa?

Palmiotti: Non stanno ancora cercando un Rick Flag? Mi propongo io! [ride] Penso sia una grande vittoria, perché porterà molta visibilità ad Harley. Mi piacerebbe molto se prendessero Harley e facessero una nuova serie animata dedicata a lei. Il nostro fumetto è pensato per qualcosa di simile.

Conner: Sono curiosa di vedere come la gestiranno nel film, se sarà un personaggio dark o se avrà quella comicità che la contraddistingue.

Palmiotti: È un film sulla Suicide Squad, quindi credo resteranno vicini a quella versione del personaggio. Se staremo continuando a lavorare sulla serie quando il film uscirà, sarà interessante mostrare al pubblico diverse voci che raccontano lo stesso personaggio. Nei fumetti possiamo realizzare quello che vogliamo nel modo che preferiamo, non ci servono cinque anni per arrivare al pubblico.

 

Fonte: Comic Book Resource