Nuova intervista a Brian Michael Bendis sugli attuali destini di Superman, sempre più in via di definizione, dopo il debutto dello sceneggiatore in casa DC Comics. In una lunga chiacchierata con la redazione di Comic Book Resources, lo sceneggiatore di Cleveland ha spaziato sull’Uomo d’Acciaio.

Ecco le sue dichiarazioni più interessanti e quel che ha aggiunto a ciò che già sappiamo.

 

Man of Steel #1, anteprima 01

Sono ormai sei mesi che sono immerso in questo nuovo universo narrativo e lasciatemi dire che la DC Comics, a livello di compagnia, fa tutto diversamente rispetto alla Marvel, incluse le procedure di pagamento, per produrre lo stesso risultato. Da appassionato di come si fanno le cose, questo aspetto mi ossessiona. Lo adoro. E ci sono certi aspetti di come si lavora in Marvel che sono migliori, altri che sono peggiori. Non sto facendo una critica, ma un’analisi. Le cose qui sono semplicemente diverse, a partire dal modo in cui si mettono assieme i pezzi a livello operativo. La cosa mi affascina.

Lavorare all’Universo Marvel, in termini di condivisione, è completamente diverso rispetto a quello DC. Ma perché io sia più specifico, dovrete chiedermi in che senso tra circa un anno, perché ora come ora non saprei dire in cosa. Per fare un paragone, credo che sarebbe altrettanto differente se passassi dallo scrivere storie nell’universo di Star Wars a farlo in quello di Westworld. La storia e i personaggi richiedono un tipo di energia completamente diverso e, almeno nel mio caso, un atteggiamento mentale altrettanto differente.

Chiedere tanti artisti per realizzare Man of Steel è una di quelle idee folli che mi vengono ogni tanto. C’è una quantità pazzesca di lavoro dietro le quinte, assieme agli editor, per colpa mia. Ci sono moltissimi autori grandiosi e molti non sanno che anche Steve Rude è entrato a far parte del progetto, in extremis. Quindi ho sette leggende del Fumetto a disegnare per me. In più, Tom Brevoort, alla Marvel, ha fatto sì che alcuni dei miei artisti preferiti contribuissero a Iron Man #600. Quindi c’è stato un momento, a gennaio, in cui lavoravo assieme a dozzine di artisti grandiosi allo stesso tempo. Una specie di splendido miscuglio di tutto quel che amo dei fumetti.

 

Bendis ha quindi parlato del suo interesse a lavorare sulla redazione del Daily Planet, a rimettere il giornale di Superman al centro dell’attenzione.

 

Quando inizi ad analizzare Clark Kent come personaggio, ti rendi conto che è una di quelle persone su cui sono poste un sacco di responsabilità e aspettative. Lo hanno spedito qui, sulla Terra. Gli hanno detto cosa avrebbe dovuto fare. Lo hanno reso l’erede di un retaggio molto preciso. L’unica grandissima scelta che ha compiuto per se stesso da giovane è quella di diventare un reporter. Ha deciso lui. Poteva fare qualunque cosa… diamine poteva permettersi di non fare proprio nulla, come lavoro.

Ha la Fortezza della Solitudine tutta per sé e avrebbe potuto starsene davanti alla TV tutto il giorno. Ma ha deciso di far parte di noi, di essere coinvolto e di esserlo in quanto giornalista. Se ci pensate, il perché è ovvio: avrebbe potuto cercare la verità in modi non consentiti a Superman. A volte, Superman ha bisogno di Clark, in questo modo. E ciò è splendido.

 

Dopo aver parlato di Rogol Zaar, senza rivelare nulla più di quanto già dichiarato recentemente, se non il fatto che il suo nome gli è venuto in mente subito dopo il suo periodo di problemi di salute, Bendis ha detto qualcosa di interessante sul rapporto che Superman avrà con gli altri eroi della DC Comics durante la sua gestione:

 

Sono felice di dirvi che ho iniziato da subito a trasformare Man of Steel in DC Comics Presents/Brave and the Bold/Marvel Team-Up. Succedono un sacco di cose in questa storia e ci sono momenti in cui Lanterna Verde e Batman mostrano il loro muso, in cui la Justice League è obbligata a dare una mano. E, quando scrivevo la storia, ero entusiasta di poterli coinvolgere.

 

Man of Steel #1, anteprima 02

 

 

Fonte: Comic Book Resources