È stata inaugurata sabato scorso a Bologna, all’interno del programma Bilbolbul 2015, l’esposizione Magnus e l’altrove – Favole, oriente, leggende dedicata all’artista bolognese Roberto Raviola, un paio di mesi prima del ventennale della sua scomparsa.

La mostra si articola in tre sale nelle quali sono state raccolte 140 tavole, illustrazioni a colori, copertine e bozzetti di Magnus (molti dei quali esposti al pubblico per la prima volta). Aggirandosi tra i disegni incorniciati alle pareti si prende atto rapidamente dell’intelligente scelta effettuata dai curatori dell’esposizione: escludere le opere più popolari dell’autore (come Kriminal, Alan Ford e Satanik) per concentrarsi su alcune fasi della sua produzione meno conosciute e forse proprio per questo più degne d’interesse.


Il percorso comincia, com’è giusto che sia, dagli esordi della carriera del disegnatore, chiamato dalla casa editrice Malpiero a realizzare copertine e immagini interne per una collana di libri per l’infanzia. Il primo lavoro professionale di Magnus è emblematico: l’editore richiede una riunione di animaletti del bosco, pulcini, coniglietti e farfalline ma l’artista li rappresenta danzanti attorno a un fuoco, in una notte di plenilunio.

L’illustrazione avrebbe dovuto essere pubblicata in copertina, però l’editore la retrocede ai risguardi del volume quasi a volerla nascondere, giudicandola troppo cupa per dei bambini. L’orribile Sabba con cui Magnus ha esordito lascia intuire il suo conflitto interno, chiamato a soddisfare le commissioni rivolte all’infanzia contenendo la sua passione per il fumetto di fantascienza, di avventura o per i racconti gotici di Edgar Allan Poe.

Per il disegnatore bolognese le favole devono essere perturbanti; ecco quindi spuntare elementi caricaturali e grotteschi, un primo sintomo del percorso nel mondo del fumetto che inizierà qualche anno dopo.
Già da questi primi lavori si può notare una costruzione della tavola ricercata e un ottimo utilizzo del colore, elemento che purtroppo Magnus non avrà molte occasioni di utilizzare nella sua produzione.

È strano osservare i lavori di Magnus realizzati senza avere al suo fianco il fidato socio Max Bunker, ma analizzando i soggetti scelti in solitaria si possono intuire meglio le preferenze dell’autore. Ecco quindi la saga dei Briganti in cui un celebre romanzo popolare cinese del XIV secolo viene trasportato in uno scenario fantascientifico in stile Flash Gordon, o il Lunario in cui si mescolano racconti della tradizione orientale e racconti del folklore dell’Appennino tosco-emiliano.

Rispetto alle serie del fumettista destinate all’edicola con una struttura definita da un formato ridotto e dalla suddivisione, qui si può vedere la mano di Magnus al lavoro su tavole di ampio respiro, con uno studio dell’architettura e una rappresentazione di soggetti complessi dai quali si intuisce fino a dove si spingesse l’abilità dell’artista.

La visita si chiude con un documento video straordinario, ovvero una delle poche riprese di Magnus ancora inedita: si tratta di un incontro col pubblico avvenuto a Treviso Comics nel marzo 1995, quasi un anno prima della sua morte.

Ormai siamo abituati a partecipare a eventi con gli autori e showcase alle fiere del fumetto; questo filmato ci permette di fare un viaggio indietro nel tempo e immaginare di essere tra il pubblico ad ascoltare Magnus che parla della sua poetica e del suo rapporto col fumetto, rispondendo anche alle domande dei fan.

Se passate da Bologna potrete visitare la mostra gratuitamente fino al 6 gennaio nello spazio espositivo della Fondazione Dal Monte, in via delle Donzelle 2, raggiungibile in pochi minuti a piedi da Piazza Maggiore.