Blackbox vol. 2: Innocenza meccanica è nelle nostre mani. Prosegue la vicenda di Ecrònia, la spietata città in cui tutto, dai rapporti sociali all’etica personale, è votato all’efficienza. L’uomo e la civiltà sono una macchina che deve essere ben oliata, tra le mura di questo luogo distopico, a metà fra passato perduto e ambientazione steampunk. Solo i più forti, secondo una fredda morale darwiniana, si riveleranno i più adatti a sopravvivere e a far prosperare la città che, pertanto, periodicamente organizza una guerra tra generazioni che faccia emergere i migliori della nidiata, coloro in grado di guidare Ecrònia verso altri decenni di gloria. Non importa quanto sangue di fratelli dovrà essere versato.

Dopo un primo capitolo fortemente introduttivo, di cui vi abbiamo parlato più di un anno fa, torna il mondo biomeccanico di Giuseppe Grossi e Gaetano Longo, rispettivamente sceneggiatore e colorista, con un cambio della guardia alle matite. Il ruolo è ora ricoperto da Lorenzo Scipioni.

Se il primo volume era giocato sul mistero e seminava indizi ovunque, seguendo i destini di una madre e un figlio separati dalla morale malata di Ecrònia e tentati dalla voglia di metterla in discussione, questa volta gli eventi corrono più rapidi. La guerra, igiene del popolo, si avvicina e Isaac, agente del regime cittadino sempre più recalcitrante, diventa il protagonista della storia. Sono le sue remore a essere al centro dell’attenzione, alimentate da quelle della sua amante. Ma quante possibilità ha un uomo indottrinato da decenni di disciplina ecroniana di ribellarsi a essa proprio in vista della sua manifestazione più eclatante ed evidente?

Il tema di Blackbox si conferma quello del confronto tra umanità e razionalità senza freni, incarnata dai terribili Ibromi, macchine da guerra meccaniche che incorporano parti umane, cadaveri di soldati caduti, e che forse ne condividono almeno un po’ della personalità e dei ricordi.

Se gli autori non hanno dubbi nel farci capire che Ecrònia ha passato il segno, che il raziocinio estremo che la caratterizza è il vero nemico della libertà e della gioia degli uomini a cui pretende di assicurare un futuro, ossessionato com’è dal miglioramento dei suoi cittadini, la sceneggiatura non ci dà risposte sull’equilibrio di forze: chi vince alla lunga tra il cuore degli uomini, che ancora anela ai legami familiari e agli affetti recisi dall’imperativo razionale, e la mente collettiva incarnata da un governo repressivo e disumanizzato? Probabilmente sarà la storia di Isaac, personaggio doppio e di difficile interpretazione, a darci una risposta. Non necessariamente quella che vorremmo e che speriamo.

I pregi i questo secondo volume sono gli stessi del primo: temi molto forti e caratterizzanti, un’ambientazione interessante e coerente, un impianto visivo che colpisce. Più dinamico il tratto di Scipioni rispetto alla visione espressionista di Mario Monno. Sarà forse frutto del caso, ma la scelta accompagna il diverso ritmo narrativo imposto da Grossi in sceneggiatura. Sicuramente più chiaro e meno criptico del suo predecessore, Innocenza meccanica si segnala per una generale crescita della storia e un miglior equilibrio tra gli eventi che accadono sulla pagina e le chiavi di interpretazioni fornite ai lettori, che si sente meno sperduto e abbandonato.

Anche perché paga la scelta di concentrarsi su un personaggio in cammino: Isaac prende il posto della sua anziana madre come attore principale di questo dramma cupo, e il suo sguardo è proiettato ora verso il futuro. Non essere più legati alla malinconia e ai ricordi, frammentati e isolati fra loro, rende la vicenda più lineare e il percorso dei personaggi più comprensibile. Non guastano alcune scene d’azione e la presenza di svolte di trama destinate a mettere in moto ancor più gli eventi.

Blackbox vol. 2 fa quindi un passo in avanti nei confronti dell’esordio. In tutti i sensi. Peccato per la prospettiva di dover aspettare ancora molti mesi prima di vedere il terzo e ultimo capitolo di questa serie italiana indipendente decisamente ambiziosa, che per ora ha confermato quanto di buono mostratoci al debutto.