A Cartoomics di Milano i due grandi ospiti di RW-Lion, Andy Diggle e Jock hanno tenuto una conferenza nella quale hanno affrontato molti aspetti della loro prolifica carriera. La conversazione ha preso il via con un breve racconto sui loro esordi, quando hanno raccontato cosa li ha ispirati maggiormente portandoli a dedicare la propria vita professionale alla Nona Arte.

Jock, Andy Diggle e Alessio Danesi allo stand RW Edizioni

Jock, Andy Diggle e Alessio Danesi allo stand RW Edizioni

Diggle: Quando avevo 12 anni ho scoperto la rivista 2000 AD, cosa che mi ha cambiato la vita: adoravo principalmente le storie di Giudice Dredd. Così, quando una ventina di anni dopo mi sono trovato a essere editor della rivista, mi è sembrato di realizzare un sogno.

Jock: Anche per me è stato così: quando a 14 anni ho letto per la prima volta 2000 AD, ho deciso che da grande sarei stato un fumettista. Anche Watchmen ha influenzato molto la mia adolescenza.

Andy Diggle ha brevemente accennato alla sua esperienza di editor per la rivista:

Aver fatto l’editor per circa 4 anni su 2000 AD è stata un’ottima palestra per capire certi meccanismi del mondo del fumetto dall’interno, apprendendo tutto il processo che va dalla fase creativa a quella di confezionamento del prodotto finale. L’attività principale consiste nel coordinare i due elementi della scrittura e del disegno, cercando di far funzionare tutto al meglio.

Ci tengo a sottolineare che un’altra funzione importantissima dell’editor è quella di remunerare gli artisti e far funzionare la macchina organizzativa al meglio: a volte è un lavoro abbastanza noioso, cosa che mi ha spinto a occuparmi principalmente della mia attività di scrittore.

Oltre ad essere un grande disegnatore di fumetti, Jock è anche designer, spesso impegnato in progetti cinematografici di grande rilievo, come il film The Losers (basato su una serie Vertigo dei due artisti) e Judge Dredd.

Judge DreddDevo specificare che ufficialmente non ho mai lavorato al film The Losers come designer… anche se in realtà l’ho fatto. La differenza tra il lavoro nel medium fumettistico e quello cinematografico è abbastanza importante. Nei fumetti, ti metti a disposizione della volontà di uno sceneggiatore, trasformando in immagini il suo script. Nel cinema, si tratta più che altro di un lavoro di progettazione e design: in Judge Dredd, per esempio, il mio lavoro principale è stato quello di prendere elementi grafici e concettuali del fumetto cercando di riadattarli in modo tale che fossero organici nella trama del film.

Riguardo questa pellicola, c’è un aneddoto particolare: ai tempi stavo lavorando al design di un altro film, ma quando scoprii attraverso internet che era stato dato il via libera al film di Judge Dredd, da semplice fan pubblicai tre tavole del personaggio tramite un social. Un sito internet di cinema abbastanza famoso riportò quel materiale come artwork ufficiale della produzione. Così qualche giorno dopo, i produttori mi chiamarono e anziché rimproverarmi qualcosa, mi ingaggiarono ufficialmente per lavorare al film.

Proprio il fumetto The Losers, firmato dal duo, è stato il successivo argomento di discussione: prima Diggle e poi Jock hanno parlato della loro esperienza sulla serie Vertigo da loro ideata.

LosersDiggle: Tutto iniziò con una chiacchierata con Will Dennis, allora editor della Vertigo: la casa editrice cercava personaggi del passato della DC Comics da riportare in auge e Will mi propose questo vecchio fumetto di Jack Kirby, The Losers. Dopo alcune ricerche sui personaggi (a oggi non ho ancora letto il fumetto originale) li re-immaginai come reduci di guerra che, dopo essere tornati dal fronte, mettevano in piedi una banda al fine di organizzare rapine. Questo concept non piacque, così che lo plasmai in quella che è poi stata la versione definitiva e pubblicata. Durante la lavorazione del film, inoltre, si parlò di continuare la storia dei personaggi con un secondo volume a fumetti, ma poi non se ne fece più nulla.

Jock: Avendo già lavorato con Andy su una storia pubblicata su 2000 AD. Fu lo stesso Dennis a propormi il progetto: tutto andò in porto abbastanza facilmente. Mi piace sottolineare il coraggio della casa editrice americana: la DC è una major del fumetto, e affidare un progetto del genere a due artisti abbastanza sconosciuti, fu un vero e proprio azzardo, a mio giudizio. Fortunatamente, questa scommessa ha ripagato sia noi che loro.

I due artisti hanno lavorato anche sul personaggio di John Constantine: Andy Diggle ha firmato una run sulla storica testata Vertigo Hellblazer, mentre Jock ha disegnato la storia Pandemonium, atto conclusivo della storica gestione dello sceneggiatore Jamie Delano sul personaggio.

Diggle: Sono stato un fan del personaggio sin dalla sua prima apparizione su Swamp Thing di Alan Moore. Mi ricordo che trovai questi comic-book in redazione di 2000 AD e fu un segno del destino. Prima di allora non leggevo fumetti americani, perché non solleticavano il mio interesse. Ma, in cima a questa pila di fumetti, c’era proprio Swamp Thing, non ricordo bene quale numero, ma mi ricordo la copertina con il personaggio in piedi su un dinosauro morto.

hellblazerCominciai a leggere il fumetto, e pur non comprendendolo appieno, ne venni rapito. E poi incontrai Constantine: gli elementi fondamentali del personaggio sono il saper combinare l’horror sovrannaturale alle tematiche sociali. Per me il trucco sta nel saper dosare questi elementi. Nella mia run ho cercato di tornare al John Constantine delle origini, poiché penso che nel tempo il personaggio avesse un po’ perso il suo mood. Ho cercato di ritrarlo più centrato e equilibrato.

Jock: Sono davvero orgoglioso di aver lavorato a Pandemonium. Aver chiuso il ciclo di Jamie Delano sul personaggio è stato un grande onore, perché lo considero il vero padre di Constantine. Questa storia si svolge durante la seconda guerra in Iraq e ha perciò una tematica sociale molto forte. Inoltre vi è anche un aspetto secondario, ma interessante: il poker online, problema molto personale per lo stesso Delano.

Al centro della trama vi è un antico demone, che si nutre della anime dei defunti: per lui la guerra è un vero e proprio banchetto di morte. Dal punto di vista grafico, nonostante cerchi il maggiore realismo possibile, mi rendo conto che il mio stile non sia propriamente realista.

Si è poi parlato di Snapshot, graphic novel firmata dai due autori e presentata in anteprima proprio a Cartoomics. Prima Diggle e poi Jock hanno brevemente accennato a questa storia e alla sua genesi.

SnapshotDiggle: La storia di Snapshot è stata concepita come idea per una sceneggiatura cinematografica. Seguendo un consiglio di un sito internet gestito dagli sceneggiatori della saga Pirati dei Caraibi, scrissi un’idea con soggetto principale il primo oggetto che mi trovato davanti in quel momento, in questo caso una telecamera digitale. Nella storia definitiva ho trasformato poi la telecamera in un cellulare, attorno al quale ruota tutta la trama. Il lavoro di scrittura è stato molto rapido e il fumetto ha mantenuto una struttura cinematografica, molto dinamica e veloce. Poi proposi la storia a Jock: lui mi diede una risposta affermativa in un batter d’occhio.

Jock: Lavorare con Andy è fantastico: tutte le volte che leggo un suo script non trovo nessuna difficoltà nel visualizzare e poi disegnare quello che scrive. Questa storia è fantastica e ideale per me: ha forti rimandi al noir, alle storie di spionaggio. Da qui la scelta del bianco e nero. Abbiamo cercato uno stile stilizzato e dinamico, nel rispetto del cuore della storia.

Jock negli ultimi anni ha lavorato assieme allo scrittore Scott Snyder su Batman, dapprima con la storia intitolata Lo specchio nero, pubblicata sulle pagine di Detective Comics, poi sulle backtale di Batman pubblicate nel corso della saga Morte della famiglia, con protagonista assoluto Joker. Il fumettista ha raccontato alcuni aneddoti su queste esperienze.

La sfida del lavorare su Lo Specchio Nero di Scott Snyder è stata quella legata al fatto che in questa storia Batman non è Bruce Wayne, ma Dick Gayson. I personaggi sono molto diversi: Bruce è grande e grosso, mentre Dick è un acrobata, dal fisico esile. Penso di aver trovato il compromesso migliore a riguardo dal punto di vista grafico, ma è stata dura.

Batman: Lo Specchio NeroPer quanto concerne le storie di Joker, devo ammettere che questo personaggio mi esalta moltissimo: è fottutamente pazzo! Io amo lavorare su personaggi complessi e sfaccettati e, per esempio, non mi sono mai trovato bene a disegnare uno come Superman. Mi diverto invece parecchio a ritrarre un personaggio assurdo come lo è Joker, che appare sempre diverso di pagina in pagina.

Infine, proprio su Superman ha lavorato qualche tempo fa Andy Diggle: chiamato a sostituire Grant Morrison su Action Comics, la sua esperienza è stata molto breve e sfortunata, ecco perché.

La difficoltà più grande nello scrivere su Action Comics è stata quella di dovermi confrontare con il panorama supereroistico attuale. Noi scrittori britannici non amiamo moltissimo i supereroi moderni, non riusciamo ad adattarli al nostro stile, che solitamente è cinico e disilluso, quasi nichilista.

Quando mi proposero di scrivere una serie con protagonista Superman, cercai di mettere da parte il mio cinismo e di scrivere positivamente di un personaggio che vedo quasi come un martire, che si sacrifica in funzione degli altri. Purtroppo non si è rivelata un’esperienza positiva: abbandonai la testata ancor prima che il primo numero da me scritto uscisse in fumetteria.

Mi trovai in un vortice di idee continuamente cangianti fra editor e scrittori: all’inizio dei Nuovi 52 le cose erano veramente mutabili e confuse. Io avevo presentato un progetto di 12 numeri, che però non rientravano nei progetti della casa editrice, che invece puntava a un crossover fra le testate di Superman. Fu così che il mio progetto morì sul nascere.

 

Andy Diggle e Jock a Cartoomics 01