Se ci fosse ancora qualcuno in grado di confondere folli sanguinari che uccidono in nome di un dio, con i devoti a quel dio, eccovi una carrellata di vignette di artisti del mondo arabo che testimoniano la loro indignazione davanti a una ferocia che non ha nulla a che fare con chi possieda una sana fede religiosa. Le associazioni islamiche francesi hanno rivolto un appello ai connazionali professanti lo stesso credo per osservare un minuto di silenzio in ricordo delle vittime di Charlie Hebdo.

Vi lasciamo alle parole di Roberto Marone de Linkiesta.it, che non poteva esprimere meglio il nostro pensiero e vi proponiamo le tavole degli artisti di professione musulmana.

Ho cercato su Twitter le tendenze degli hashtag (ovvero per chi non lo sapesse, di cosa si parla di più) nei singoli paesi musulmani: Marocco, Egitto, Libia, Libano, Siria, Indonesia – che con 250 milioni di abitanti è il paese musulmano più grande del mondo. In ciascuno, #charliehebdo era la parola più usata, la prima della lista. E lo era scritta in alfabeto latino, come fosse scritta per noi, per noi europei, occidentali. Come se ci stessero dicendo, da tutto il mondo: “Siamo con voi”.

Poi mi sono detto: questo dice Twitter, ma i giornali? I giornali di Paesi spesso non proprio democratici? Cosa dicono? E così mi sono messo a cercarli. A vederli, tutti, dal Marocco all’Arabia Saudita, passando per Palestina e Iraq, aprono la home con Charlie Hebdo. E descrivendolo tutti come un attacco violento, inaccettabile, un atto terroristico. Molti usano addirittura una foto con lo slogan “Je suis Charlie” come apertura. In Libano, il quotidiano Assafir apriva con la parola “Solidaridet”.

As-salamu aleikum.

 

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Fonti: Huffington Post | Linkiesta