Nonostante il primo numero di Mickey Mouse Mystery Magazine sia catalogato come “numero 0”, la sua natura è molto meno sperimentale rispetto all’albo d’esordio di PKNA: la testata del papero mascherato aveva aperto la strada a questo tipo di pubblicazioni, per cui il salto nel buio in questo caso non è altrettanto rischioso e la redazione ha già impostato una strategia editoriale da adottare. Così, dopo soli due mesi esce in edicola il primo numero “ufficiale” definendo quella che sarà la periodicità regolare per tutti i due anni di durata della serie.

MMMM 1I due mesi in cui i lettori hanno atteso di leggere The Link è lo stesso lasso di tempo che Topolino ha trascorso ad Anderville, non potendo tornare a Topolinia per via dell’embargo imposto dall’ispettore Clayton.

Nello studio investigativo che gli ha lasciato il suo compagno di università scomparso Sonny, Topolino accoglie un’anziana pellerossa, la madre di Tomoka Marshall; l’indiano è appena uscito di prigione e ha fatto perdere le sue tracce, così il detective privato si mette alla sua ricerca. Tomoka ha passato due anni in carcere per essere stato colto in flagrante durante un furto, rifiutandosi di rivelare alla polizia i nomi dei suoi due complici che sono riusciti a fuggire; subito dopo la sua scarcerazione, diverse proprietà degli ex compagni sono obiettivo di alcuni attacchi dinamitardi, di cui Tomoka è il principale sospettato.

Indagando sugli eventi passati, Topolino scopre che il furto durante il quale il pellerossa era stato arrestato riguardava il prototipo di un microchip, commissionato però da uno degli scienziati al lavoro su di esso, alla ricerca di una scusa per giustificare un ritardo nella consegna ed evitare di pagare una penale. Le persone che lo hanno spinto a compiere il reato per cui è stato arrestato sono le stesse che cercheranno di incastrarlo appena uscito di prigione, organizzando le esplosioni nei fabbricati dei suoi ex complici, facendole sembrare azioni mosse dalla vendetta.

Topolino riesce a scoprire questo complotto e salva Tomoka, scagionandolo agli occhi della polizia; uno dei colpevoli viene arrestato, ma il principale responsabile, divenuto un ricco industriale di Anderville, riesce a uscire pulito da questa vicenda, grazie al ruolo di rilievo occupato nella società. Questo finale in cui la giustizia non trionfa del tutto è un segnale di quanto la città sia marcia, mettendo Topolino di fronte a una realtà in cui la morale è decisamente meno pulita di Topolinia.

Anche il secondo episodio scritto da Tito Faraci vuole evidenziare le differenze con lo status quo delle storie Disney, forse eccedendo leggermente in alcuni passaggi: addirittura Topolino diventa un abile combattente in grado di tenere testa ad atleti che si stanno allenando in una palestra dove cerca informazioni, un talento che risulta spiazzante, ma giustificato con alcune scene di training del protagonista sarebbe stato adatto a questa nuova serie.

Purtroppo i disegni di Alessandro Perina indeboliscono la qualità dell’albo; il confronto con le tavole di Cavazzano nell’episodio precedente è inevitabile e ci sono diverse vignette in cui le espressioni dei personaggi lasciano a desiderare. Ma la resa visiva di The Link è meno efficace anche a causa della colorazione più debole, un elemento troppo importante in un racconto hard-boiled per essere sottovalutato in questo modo.

La storia si conclude con una tavola in cui Topolino esce da un cinema dove ha guardato il film della vicenda appena letta, una chiusura bizzarra che sarà riproposta anche nei numeri successivi; secondo alcune voci di corridoio è stata un’imposizione dei vertici Disney, che non approvando il tenore di questa serie volevano presentarla più come un”what if?”, presentando le avventure ad Anderville non come se fossero state vissute realmente dal protagonista, ma come un’opera di finzione. È una scelta che rema contro il coraggio di percorrere strade nuove insito nel progetto MMMM, contraddicendo la sua stessa natura.

Purtroppo l’accoglienza del numero zero non è stata calorosa come la redazione si aspettava (in grado di eguagliare il fenomeno PK), perciò già da questo albo il numero di pagine è inferiore; la storia ci rimette soltanto un paio di tavole, ma sono le pagine extra a scomparire quasi, limitandosi solamente a un paio in cui vengono riportati stralci di posta dei lettori.