Mike Mignola ha recentemente rilasciato a Nerdist un’intervista in cui ha parlato del suo personaggio simbolo, Hellboy, partendo dalla prima miniserie di 23 anni fa, Il Seme della Distruzione, per arrivare alle prossime iniziative.

 

Hellboy: Krampus #1, copertina di Adam HughesNon immaginavo che avrei fatto più di quattro numeri. Ero davvero convinto che avrei realizzato solo quella miniserie, con la speranza che funzionasse. Altrimenti avrei quantomeno prodotto una storia piena di cose che mi piacciono.

La mia più grande paura divenne a un certo punto “E se non avessi le forze per concludere il tutto? E se venissi investito da un autobus?”. Una volta che visualizzi nella tua mente quell’ultima scena, devi subito metterla su carta. E quindi pensi: “Non voglio essere troppo stanco da non riuscire a finirla o da non poter fare un buon lavoro”. Per questo Hellboy in Hell è stato accorciato, perché non volevo concludere una storia a metà.

Anche quando lavoravo per Marvel e DC, non ero proprio tipo da rispettare le scadenze e durai solo un paio di numeri su alcune testate regolari. Quindi, per quelle due case editrici, realizzai perlopiù miniserie e graphic novel.

Una delle cose che penso di fare davvero in maniera differente rispetto alla norma è raccontare storie brevi. Quasi metà della produzione di Hellboy – tra cui alcune delle cose migliori – sono storie di otto o dodici pagine. A un certo punto, anche in Marvel e DC, cominciai a vedere il tutto come un libro. E quando inizi a pensare che il tuo prodotto diventerà un libro, ti regoli di conseguenza. Come lettore, i miei scaffali sono pieni di raccolte di storie brevi e antologie. Fare la stessa cosa con i fumetti, per me ha funzionato.

Quando cominciai a lavorare su Hellboy, le storie cominciarono a essere raccolte in volume sempre più spesso. Iniziai a sentire gente che diceva: “Ehi, leggo queste storie solo quando vengono raccolte in volume”. Ed è una cosa bella, sapete? Come la televisione. Ormai quanti telefilm non guardiamo più settimana dopo settimana? Così è molto più appagante.

Rasvod #1, variant cover di Mike Mignola

Sono sorpreso del fatto che ogni giorno la gente legga le storie di Hellboy, non voglio prendere questo come una cosa assodata. B.P.R.D. fu un grosso sollievo, se così posso dire. Fu bello quando cominciò a camminare sulle proprie gambe: sono stato fortunato ad avere accanto a me John Arcudi e Guy Davis, che hanno reso questo prodotto qualcosa di unico.

Molti di questi spin-off, come Lobster Johnson e Joe Golem, a parte qualche telefonata, non mi prendono così tanto tempo. Baltimore e Joe Golem sono libri di Christopher Golden: di tanto in tanto abbiamo le nostre lunghe conversazioni e buttiamo giù cosa accadrà. Ma la parte più difficile? Quella è di Chris.

John Arcudi invece è una di quelle persone che lavora al meglio quando lo lasci in pace. La cosa migliore di Lobster Johnson è che – anche se c’è il mio nome stampato sopra – lo leggo quasi come se fossi un lettore.

 

Mignola parla infine delle nuove storie ambientate nell’Hellboy Universe – Rasputin: Voice of the DragonKoshchei the Deathless e Hellboy: Krampusnacht – e del reboot cinematografico.

 

È stato un lavoro impegnativo tornare a realizzare storie a tempo pieno, quindi realizzare le copertine, oltre a scrivere le trame e le sceneggiature.

Avrei tanto voluto vedere Guillermo Del Toro realizzare il suo terzo film e concludere la storia. Ma con il passare degli anni è divenuto evidente che ciò non sarebbe accaduto. Circa tre anni fa i produttori, lo sceneggiatore Andrew Cosby e io iniziammo dunque a lavorare su una nuova storia. Del Toro non intendeva averci nulla a che fare, come regista o produttore, e Ron Perlman non vi avrebbe partecipato senza Guillermo. Quindi all’inizio pensammo di legare il tutto al Del Toro Universe e continuare i suoi film. Ma una volta che avemmo Neil Marshall a bordo, cambiammo idea. Perché un film di Del Toro è un film di Del Toro e non vuoi cercare di affidarlo a qualcun altro. Specialmente a qualcuno bravo come Neil Marshall. Ed è così che da sequel divenne un reboot. È emozionante avere un nuovo regista, imboccare un nuovo sentiero, prendere quel materiale e dargli un’altra direzione.

Kosdth

Roba da vertigini avere una storia in testa per tutti questi anni e all’improvviso c’è qualcuno che te la realizza. E in tempi brevi! E ogni giorno c’è un nuovo sviluppo.

Joel Harlow si occupa del trucco e lo scorso venerdì sono andato a vedere i busti della nuova versione di Hellboy, mentre il giorno dopo era lì David Harbour a fare prove di trucco. È tutto molto emozionante, Joel è entusiasta.

David non vede l’ora di essere Hellboy e vuole essere certo che le cose vadano bene. Mi fa domande sulla storia di Hellboy, su ciò che il personaggio penserebbe di questo o di quello. È davvero emozionante tornare a sperimentare queste sensazioni.

Rasvod

 

 

Fonte: Nerdist