Lavorare con Ellis ha significato vedersi recapitare una dettagliatissima guida sui personaggi, che chiedeva all’artista di fare più o meno il contrario del lavoro svolto sui personaggi originali, per costruire una situazione su scala molto più ridotta e una storia molto più terra terra. Davis-Hunt ha quindi deciso di fare un lavoro di documentazione al contrario, non per prendere esempio, ma per evitare di copiare. Laddove ci fossero degli elementi da conservare, come la maschera di Grifter, disegna a memoria, senza spunto diretto, in modo da creare comunque qualcosa di diverso ed unico.

 

The Wild Storm #3, copertina di Jon Davis-Hunt

Soprattutto, volevo che i personaggi in costume paressero gente che si era comprata l’uniforme in un negozio, invece di averne una vera. Mia moglie è una designer, quindi normalmente parliamo dell’aspetto dei personaggi e ne discutiamo, dopodiché io mi metto a fare lavoro di ricerca, parallelamente a lei. Spesso, lei ha un’idea della moda molto più realistica, perché io tendo a perdermi nel trip dei super eroi e ad aggiungere un sacco di gadget non necessari. In questo caso, cerco di mantenere le cose funzionali, pratiche, realistiche. Cosa che mi spinge anche a farmi domande sull’identità di questi personaggi.

Ho progettato Grifter pensando che volesse passare inosservato, che avrebbe potuto comprare i suoi vestiti a un negozio di roba dell’esercito o della marina. Ecco perché gli ho dato l’aspetto di uno che veste roba usata, tutta quanta di seconda mano. Lucy Blaze è molto più elegante, con roba fatta su misura. E questo mi aiuta moltissimo con il linguaggio del corpo dei personaggi, che cerco di disegnare in pose che si adattino al modo in cui sono vestiti, in cui agiscono.

 

I personaggi più complessi da realizzare? La versione in armatura di Engineer e Void, che hanno necessitato di un sacco di studi ripetuti per entrare nelle mani dell’artista, che si ritiene fortunato di aver sempre avuto il tempo necessario a familiarizzare, anche nei casi in cui aveva particolarmente fretta. In situazioni di emergenza, infatti, gli sono sempre capitati quelli che coglie più al volo, per istinto.

Davis-Hunt dice di avere un sacco di influenze internazionali sul proprio stile, da parecchi artisti francesi, passando per Katsuhiro Otomo, con un tratto che si è alleggerito parecchio rispetto ai suoi esordi.

 

The Wild Storm #13, copertina di Jon Davis-Hunt

Spero sempre di migliorare e cerco di farlo ogni giorno. Spesso, le cose cambiano durante una serie, quando ci sono parecchi numeri. Mi guardo indietro, penso a come disegnavo ai tempi di Clean Room, e disegno in maniera diversa, anche se non so perché. Tuttavia, il cambiamento non è sempre visibile per l’artista. Tutto quel che faccio è semplicemente disegnare al meglio delle mie possibilità.

Il terzo arco narrativo della storia, che sto disegnando proprio in questi giorni, avrà toni più oscuri e un’atmosfera un po’ alla John Carpenter. Il che è grandioso. Ci sarà un viaggio all’inizio, in cui vedremo un personaggio che compare alla fine del dodicesimo numero mettersi in cerca di un sacco di altre persone importanti. Le quali saranno introdotte nell’arco successivo.

Quindi vi aspettano un sacco di volti nuovi e una storia con elementi horror, che mi sono divertito un mondo a disegnare. Per adattarmi al genere, ho cercato di usare un sacco più di ombre e progettare con maggior attenzione gli sfondi. Il teatro degli eventi è il cuore degli Stati Uniti.

 

 

 

Fonte: Newsarama