The Fade OutDopo una decade passata a scrivere storie di supereroi sia per Marvel che per DC Comics (memorabili le sue gestioni di Daredevil, Captain America e Gotham Central), il prolifico autore Ed Brubaker ha abbandonato il genere tre anni fa per dedicarsi alla realizzazione di progetti personali e dei quali detiene i diritti.

Questa scelta ha prodotto mirabili risultati, come la serie Fatale, edita da Image Comics, lanciato nel 2012 assieme al disegnatore Sean Phillips e conclusasi lo scorso anno. Sempre Image ha poi pubblicato Velvet, che Brubaker ha creato assieme a Steve Epting, disegnatore con il quale aveva già collaborato su Captain America. Nel 2014, inoltre, ancora Image ha annunciato un inedito accordo suggellato con Brubaker e Phillips della durata di cinque anni che garantisce “totale libertà, totale controllo e totale proprietà” ai due per qualsiasi lavoro che pubblicheranno. Primo risultato? The Fade Out.

Recentemente, lo scrittore ha concesso una lunga intervista a Comic Book Resources, nella quale ha parlato diffusamente di molti argomenti, partendo dalla sua misteriosa collaborazione con il network televisivo statunitense HBO.

In realtà, non posso parlarne. Non si tratta di qualcosa che ho creato io direttamente. Sto lavorando per HBO come supervisore e produttore di uno show che debutterà alla fine di quest’anno. Si tratta di qualcosa di molto diverso rispetto al passato, perché sono abituato a lavorare su mie produzioni. Ciò che ho fatto in precedenza per la televisione erano sceneggiature di puntate pilota di serie TV che non sono mai state realizzate, ma per le quali sono stato pagato.

Mi è stato offerto questo lavoro per un grosso show televisivo e ho pensato “Ok, grandioso, lavorerò a una serie che è già stata ordinata per intero”. Si tratta di una grande possibilità e non devo partire dai gradini più bassi grazie all’esperienza maturata scrivendo fumetti, film e serie TV. Mi alzo alle 6 del mattino, scrivo i miei fumetti per tre ore e poi mi reco a lavoro in HBO: ogni sera alle 10 sono già a letto.

Tutto questo è molto interessante, a partire dall’organizzazione strutturale del lavoro. Nella writers room non abbiamo né computer né cellulari. Ora ho letteralmente un lavoro presso il quale presentarmi ogni giorno: è molto strano per me, perché per vent’anni ho lavorato da casa.

CriminalBrubaker ha poi parlato del suo addio al fumetto supereroistico.

Uno dei tanti motivi per i quali ho smesso di scrivere fumetti di supereroi è che pensavo che avrei potuto utilizzare tutto il tempo speso a fare ciò per realizzare qualcosa di diverso. L’ultimo fumetto di questo genere che ho scritto è stato l’ultimo numero di Winter Soldier, la cui sceneggiatura fu ultimata nel 2012. Sono tre anni che non tratto più di supereroi.

Lo scrittore ha poi parlato del suddetto accordo con la Image, che garantisce a lui e a Phillips totale libertà creativa.

È qualcosa di fantastico. L’accordo con Image ha cambiato la mia vita in modo significativo, perché non ho più dovuto preoccuparmi di quanto quello che scrivevo soddisfacesse l’editore, così da ricevere la mia remunerazione, e di preoccuparmi per qualcosa che altri volevano vedere realizzato più di quanto volessi io.

Mi sono sempre dedicato alle mie creazioni, anche quando scrivevo di supereroi, ma quando iniziammo a realizzare Criminal, dovevo pagare di tasca mia disegnatore e colorista. Se non ci fosse stato questo accordo, probabilmente, non avrei scritto The Fade Out: si tratta di qualcosa che volevo scrivere e Sean voleva disegnare. È toccato poi alla Image preoccuparsi di venderlo al pubblico. Ora posso fare qualsiasi fumetto desideri realizzare. Fa tutto parte dell’accordo: siamo autorizzati a realizzare qualsiasi cosa ci salti in mente, di qualsiasi formato o contenuto. La casa editrice non ha potere di veto, deve solo occuparsi della pubblicazione.

Captain AmericaBrubaker ha poi discusso della sua ultima creazione, The Fade Out, appunto.

Si tratta della cosa più grande che abbiamo mai fatto e anche quella meno commerciale, perché parla di persone impegnate nel mondo del cinema degli anni ’40. Ovviamente c’è anche un omicidio, tanto sesso e molte altre cose strane, ma, onestamente, la trama è basilare.

Si tratta di qualcosa che desideravo ardentemente scrivere da tantissimi anni. Ho semplicemente comunicato all’editore: “Questo è quello che farò”. Quest’anno, dal punto di vista finanziario è il migliore di sempre nel mondo del fumetto. E sono passati solo tre mesi. Ho guadagnato più dalla Image di quanto fatto l’anno scorso con l’uscita di Captain America: The Winter Soldier.

L’autore ha poi parlato della tendenza, sempre più diffusa da parte dei fumettisti, di dedicarsi a progetti personali piuttosto che ai comics mainstream: realtà come Image Comics adesso si trovano a poter concorrere con giganti dell’editoria americana come Marvel e DC.

Io mi sono sempre dedicato ai miei progetti personali. Sarò sempre grato a Marvel e DC per avermi fatto lavorare molto, perché questo mi ha consentito di creare una mia audience. Captain America, ovviamente, mi ha consentito di raggiungere un pubblico molto vasto. Ma anche con questo personaggio, ho realizzato qualcosa di molto personale. Mi sento molto fortunato di poter vivere questo periodo, nel quale le case editrici lasciano liberi i creatori di mettere la propria voce in ciò che realizzano. Ma, alla fine, tutto questo è inevitabile: una volta che realizzi di avere un tuo pubblico che ti segue, inizi a dedicarti ai tuoi progetti personali. Ogni nuovo progetto al quale mi dedico vende più del precedente.

Ma a Brubaker manca scrivere di supereroi?

No. Ho scritto circa 500 fumetti di supereroi, e penso di aver superato il mio limite a quota 400. Ho continuato a farlo perché mi divertiva, ma stavo raggiungendo il punto di non ritorno, era una fatica sempre maggiore. Persino con Secret Avengers, serie di mia creazione, la mia idea di cosa dovrebbe essere un team di supereroi, il mio cervello non si sentiva in grado di gestire il tutto al meglio. Non sono mai stato soddisfatto di nessun fumetto corale che ho realizzato.

Onestamente, quando scrivo i miei progetti fatico sempre a trovare un buon finale, perché nei fumetti dei supereroi sono sempre uguali: i personaggi indossano un costume e si prendono a pugni, e poi i buoni vincono. È una cosa un po’ strana. Questo è il motivo per cui mi sono divertito a scrivere di Capitan America, il quale perde, nella mia gestione.

 

 

Fonte: CBR